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Da John Kennedy a Colino e Marietta

 
Annabella De Robertis

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Annabella De Robertis

Da John Kennedy a Colino e Marietta

Il 26 novembre 1963 quasi tutta l’edizione de «La Gazzetta del Mezzogiorno» è dedicata al funerale del presidente degli Stati Uniti d’America, ucciso a Dallas quattro giorni prima mentre sfilava in auto con la moglie Jackie

Mercoledì 27 Novembre 2024, 07:21

«C’era il cuore di tutto il mondo nell’estremo addio a John Kennedy»: il 26 novembre 1963 quasi tutta l’edizione de «La Gazzetta del Mezzogiorno» è dedicata al funerale del presidente degli Stati Uniti d’America, ucciso a Dallas quattro giorni prima mentre sfilava in auto con la moglie Jackie.

Mai tanti potenti della terra sono stati presenti alle esequie di un uomo politico: la cerimonia ha luogo a Washington, nella Cattedrale cattolica di San Matteo, dalle colonne di marmo di Carrara e ricchi mosaici veneziani alle pareti. «Il mistero di questo assassinio è adesso anche più fitto perché il solo sospetto catturato dalla polizia del Texas è stato ucciso da un tale che, dimenticando i suoi loschi affari con locali da spogliarello, si è fatto autovendicatore della morte di Kennedy», si legge sul quotidiano.

Lee Harvey Oswald, individuato come l’autore dell’omicidio e arrestato dalla polizia, è stato infatti colpito a morte da Jack Ruby, proprietario di un night club con legami mafiosi, e pertanto non sarà mai processato. In quei giorni si brancola nel buio e ancora oggi, a distanza di sessantuno anni, non si può dire di aver fatto completamente chiarezza su quanto avvenuto: la commissione Warren, istituita per indagare sull’evento, dopo undici mesi di lavoro stabilirà che Oswald, affetto da disturbi, è stato l’unico esecutore materiale dell’assassinio. «John Fitzgerald Kennedy è sottoterra, il più giovane Presidente degli Stati Uniti, il primo cattolico, non esiste più. Di lui, del presidente morto, non resteranno che alcuni ricordi materiali e quello che ha fatto per la pace del mondo. La sua memoria sarà legata forse per sempre all’idea della non violenza - lui che è morto violentemente - realizzata nel bando nucleare, nell’avvicinamento alla Russia, nell’apertura di un grande programma di aiuti ai Paesi sottosviluppati» scrive l’inviato della «Gazzetta» Stelio Tomei.

«Ho passato quasi intera la nottata vicino alla cupola del Campidoglio sulla collina di Washington nella cui rotonda era la cassa di bronzo che racchiudeva il corpo del quarto capo di Stato americano ucciso e ho veduto ininterrottamente gente venire fin lassù passare accanto al feretro coperto dalla bandiera a stelle e a strisce, gente che voleva rendere l’ultimo omaggio a colui che può essere definito il presidente coraggioso».

In diversi comuni di Puglia e Basilicata si celebrano riti in suffragio di J.F.K., segnati da una grande partecipazione: una cerimonia solenne si tiene nella base militare Usaf-Nato di San Vito dei Normanni, in funzione da ormai tre anni. Anche nel capoluogo, nella chiesa di S. Ferdinando, si è voluto ricordare il Presidente Usa. «Perché non intitolare a John Kennedy una delle strade principali di Bari?»: la proposta è di un lettore, Raffaele Di Corato, che afferma di essere interprete dei sentimenti di gran parte della cittadinanza. Sarebbe, conclude, una «minima dimostrazione di affetto e di riconoscenza verso la grande opera da lui intrapresa e così tragicamente interrotta». La proposta verrà accolta pochi anni dopo: viale John F. Kennedy si chiamerà una delle grandi mediane del nuovo quartiere che sorge alla periferia della città. E a proposito di «Lettere alla Gazzetta», sempre quel 26 novembre 1963, ne appare una di diverso tenore. Un gruppo di amici di Mola, frequentatori della sala da barba del sig. Dell’Aquila Emanuele, chiede al giornale «di spezzare una lancia a favore del folklore pugliese che aveva la sua viva espressione nella trasmissione domenicale “La Caravella”: una trasmissione tipicamente nostrana, attesa e seguita da migliaia di ascoltatori». Nata nel 1947, in concomitanza con la prima Fiera del Levante organizzata dopo la conclusione della guerra, «La Caravella» è trasmessa dalla sede radiofonica pugliese della Rai ogni domenica alle 14. Vito Maurogiovanni, Gianni Casieri, Lorenzo Lastilla, Hermann Carbone, Vincenzo Quinto, Giuseppe Gorjux ne sono gli autori: a loro si affiancheranno negli anni seguenti Egidio Pani e Pippo Volpe. Tra gli interpreti che si succedono al microfono fin dagli esordi vi sono Riccardo Cucciolla, Silvio Noto, Maria D’Urso, Giulio Perrone, Vito Speranza e, molto amati dal pubblico, Wanda Rinaldi e Michele Traversa, i leggendari Colino e Marietta protagonisti di vicende esilaranti. Gli amici di Mola non capiscono perché la Caravella sia diventata un notiziario, a differenza di «tutte le trasmissioni domenicali a carattere regionale, che hanno conservato e migliorato il loro carattere rivistaiolo». Quello che più pesa è la mancanza di Colino e Marietta «che con il loro sketch in vernacolo polarizzano l’attesa di tutti gli affezionati ascoltatori». Se non tutta la trasmissione, chiedono gli amici della sala da barba, «vogliamo almeno risentire i nostri beniamini Marietta e Colino»!

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