TORINO - Il volto del presunto assassino di Samuele Lorenzi rimane per la magistratura quello della madre Annamaria Franzoni, condannata a 30 anni di reclusione. Nessuna prova sarebbe stata trovata a carico dell' uomo sul quale i coniugi Lorenzi avevano concentrato i sospetti nell' esposto presentato a Torino il 30 luglio scorso e il cui nome si è saputo oggi. L' attacco sferrato dalla difesa ha avuto un effetto-boomerang, che ha portato sotto inchiesta i coniugi Lorenzi e tre collaboratori del difensore Carlo Taormina.
Il sospettato numero uno - per la difesa - era Ulisse Guichardaz, il guardiaparco di Cogne, adesso parte lesa nel procedimento per calunnia avviato dalla procura di Torino a carico dei coniugi Lorenzi, dei periti Enrico Manfredi e Claudia Sferra e dell' investigatore Giuseppe Gelsomino. E' questa la nuova svolta nel dramma senza fine di Samuele, ucciso la mattina del 30 gennaio 2002 nella sua abitazione di Montroz, a Cogne, con 17 colpi inferti sulla testa con un' arma che non è mai stata ritrovata. L' intero fascicolo giudiziario relativo alla cosiddetta inchiesta-bis, avviata in seguito all' esposto dei Lorenzi, è stato trasferito dalla Procura di Aosta a quella di Torino perchè sono stati giudicati privi di fondamento gli indizi indicati dai coniugi Lorenzi, tra i quali presunte nuove impronte che i Ris non avrebbero rilevato. Spetterà ora alla magistratura torinese portare avanti l' inchiesta e accertare se sussista il reato di calunnia a carico dei coniugi Lorenzi e dei consulenti Enrico Manfredi D'Angrogna Luserna von Staufen e Claudia Sferra che, con l' investigatore Gelsomino, sono stati oggi i destinatari di una informazione di garanzia notificata contestualmente ai decreti di perquisizione nei loro studi firmati dal procuratore capo Marcello Maddalena, dall' aggiunto Maurizio Laudi e dai sostituti procuratori Anna Maria Loreto e Giuseppe Ferrando. «Spero che serva per arrivare alla verità», ha detto la madre di Samuele commentando l' iniziativa della procura di Torino. «A quanto pare - ha detto Stefano Lorenzi - ci dicono che abbiamo contraffatto le prove, che le abbiamo create ad hoc. Arrivare anche solo a pensare - ha detto Lorenzi - che noi possiamo fare cose di questo genere di fronte all' omicidio del nostro piccolo Samuele è una cosa a dir poco incredibile, che non merita nessuna comprensione».
La notizia dell' inchiesta per calunnia doveva rimanere segreta, ma oggi è trapelata sulle pagine del Corriere della Sera ed i pm che conducono le indagini, Ferrando e Loreto che oggi pomeriggio, assieme agli uomini della polizia giudiziaria, hanno presenziato personalmente alle perquisizioni nelle abitazioni-studio di Enrico Manfredi, a Cura Carpignano (Pavia) e di Claudia Sferra, a Desio.
La cosiddetta Cogne-bis ha inizio quando la Procura di Aosta, ricevuto dalla Procura Generale di Torino l' esposto-denuncia firmato dai coniugi Lorenzi e presentato dall' avvocato Carlo Taormina, ha iscritto la vicenda giudiziaria al cosiddetto modello 45 (atti non costituenti notizie di reato). Svolte le indagini, la Procura non ha ravvisato elementi che giustificassero una nuova inchiesta per omicidio. Piuttosto la magistratura di Aosta ha rilevato un possibile reato di calunnia perchè l' impronta digitale e le macchie di sangue indicate dai consulenti dei Lorenzi come possibili prove a discolpa di Annamaria Franzoni, sarebbero successivi al delitto e comunque non riconducibili nè a Ulisse Guichardaz nè ad un' altra trentina di persone che entrarono nella villetta il giorno dell' omicidio e alle quali gli inquirenti hanno preso le impronte digitali. In conseguenza di tali accertamenti, il fascicolo è «transitato» al modello 21 (indagati noti) della Procura di Aosta ed è stata disposta l' iscrizione del nome degli indagati per l' ipotesi di reato di calunnia. Con provvedimento del pm, l' intero fascicolo è poi stato trasferito alla Procura della Repubblica di Torino, competente per aver ricevuto in origine l' esposto-denuncia dei Lorenzi.
Il trasferimento dell' inchiesta a Torino ha fatto emergere per prima volta anche il nome, sempre soltanto sussurrato, di Ulisse Guichardaz, su cui si erano concentrati i sospetti della difesa di Anna Maria Franzoni. Ulisse Guichardaz è fratello di Carlo, quest' ultimo marito di Daniela Ferrod, la prima persona accorsa nella villetta di Cogne la mattina del 30 gennaio 2002 in risposta alle invocazioni di aiuto di Annamaria Franzoni. «Da tempo ho il mandato di tutela in ogni sede di Ulisse Guichardaz, così come di altri abitanti di Cogne coinvolti, loro malgrado, nell' inchiesta, ma ora non ho nulla da dire» ha commentato oggi Claudio Soro, avvocato di Aosta. «Prima di parlare ho la necessità - ha aggiunto - di verificare gli atti in procura e parlare con il procuratore. Ma se le cose stanno così allora vorrà dire che agiremo contro quanti hanno ipotizzato il coinvolgimento di Guichardaz nel delitto di Samuele Lorenzi». Apprese le indiscrezioni di stampa, stamattina l' avvocato Carlo Taormina aveva spiegato che l' inchiesta per calunnia è stata avviata dalla Procura di Torino in «conseguenza dell' atto di autodenuncia» presentato da lui stesso alla Procura di Roma e da questa trasmessa a Torino. «So bene - aggiunse il difensore di Annamaria Franzoni - che non è responsabilità della Procura di Torino la violazione del segreto, e so bene a chi dover attribuire questo reato, per il quale la persona sarà domani denunciata».
















