Presidente Vito Bardi, sembra di capire, dalle sue recenti dichiarazioni, che lei non chiuda a questa autonomia differenziata.
«Il Sud ha il dovere dell'unità. Ho detto che prima di tutto bisogna parlare dei LEP e della spesa storica. Poi di tutto il resto. Su alcuni temi, penso all'energia, la Basilicata è già avanti e abbiamo la nostra specificità. Abbiamo già utilizzato l’autonomia concessa, ben prima di una riforma, attraverso l'innovativa e inedita legge regionale che consente di fornire gratuitamente il gas a tutti i lucani. Saremo l’unico territorio in tutta Europa dove le famiglie non soffriranno dell'aumento del prezzo del gas, anzi».
Eppure altri governatori del Sud ritengono che sia un ulteriore motivo di divario dal ricco Nord.
«Siamo all'inizio del percorso di riforma. E bisogna valutare tanti aspetti. La Basilicata ha le sue peculiarità, penso alle risorse naturali, l’acqua, il petrolio, il vento, e dobbiamo capire come far arrivare i benefici sul territorio, a differenza degli ultimi 20 anni, grazie al disastroso federalismo approvato dal centrosinistra. Quindi, ancora una volta, penso che una materia così delicata e importante per il futuro delle comunità, non vada letta in chiave ideologica. Capisco che ci sia il congresso del PD alle porte, ma a me non interessa. Ho solo da tutelare gli interessi dei lucani. E sono sicuro, data la sua storia, che la premier Giorgia Meloni saprà trovare la sintesi giusta e difendere l'unità e l'interesse nazionale».
Ritiene cioè che il dissenso manifestato finora sia solo riconducibile alla dialettica destra-sinistra?
«Bisogna evitare la contrapposizione destra-sinistra. Esattamente come va scongiurata quella tra Nord e Sud. Bisogna avere un approccio pragmatico, ammettendo che senza autonomia il divario nord-sud è aumentato, a causa del federalismo approvato dal centrosinistra nel 2001, che la spesa storica non è stata modificata in questi anni e che i LEP non sono stati approvati. Spesso chi strepita dimentica di essere stato al governo fino a ieri... Potevano provvedere negli ultimi 10 anni. E invece fare propaganda è più facile».
Scuola, sanità, Lep: perché da più parti si teme che sia il Sud il più penalizzato su queste materie?
«Perché i dati lo testimoniano. La riforma architettata dal centrosinistra nel 2001 non ha funzionato ed è ancora oggi materia di confusione e di contenziosi. Oggi si ha timore di aggravare una situazione già penalizzante per il Sud. Il timore è fondato, ma non si possono lasciare le cose così come sono. Non serve prima di tutto al Sud».
E perché anche i sindacati si dicono preoccupati della tenuta complessiva dell'unità del Paese?
«Noi dobbiamo guardare alla realtà. Da dove veniamo: il federalismo del 2001 è fallito. Non mi sembra che il fiume di fondi comunitari abbia contribuito a risolvere i problemi del Mezzogiorno, e non lo dico solo io ma illustri economisti. Temo molto per il PNRR, che ha un approccio centralista. Dunque, cerchiamo di concentrarci sul futuro dell'Italia e non su come vanno spartite le risorse, con un localismo fuori dalla storia. E a tutti ricordo che il futuro passa necessariamente dalla collaborazione dei vari livelli istituzionali».