Tutti lo cononoscono come «polistirolo», anche se tecnicamente il suo nome corretto è «polistirene espanso» (Eps) ed è riciclabile al 100% sia in fase di pre-consumo (scarti di produzione) che di post-uso. La seconda vita di questo materiale può trovare uno sbocco sia nel settore dell’alimentazione sia in quello dell’edilizia. E proprio le «cassette del pesce» rappresentano une delle forme più utilizzate del polistirolo che, appunto, è riciclato e riciclabile. Fa parte, insomma, di quell’economia circolare che nella sua nicchia garantisce la salvaguardia dell’impatto ambientale. Il metro di misura, in tal senso, si chiama «Lca», acronimo di Life cycle assessment che monitora il carico ambientale di un prodotto dalla sua immissione in consumo fino alla sua trasformazione in materia prima seconda (la seconda vita, per intenderci) una volta raggiunta la qualifica di «zero waste».
Uno studio tecnico commissionato dall’Aipe (Associazione italiana polistirene espanso) ha misurato l’impatto ambientale del polistirolo e ha evidenziato un carico ambientale molto contenuto dopo aver esaminato i due indicatori principali: energetico e ambientale su ogni chilogramma di «Eps».
I rifiuti di polistirolo possono derivare da prodotti post uso del settore dell’imballaggio o dell’edilizia, i quali rappresentano i 2 comparti principali in cui trova applicazione l’EPS. Vengono gestiti e presi in carico (compreso il trasporto) da una impresa-azienda autorizzata: in base alla provenienza e al processo produttivo da cui sono originati, a ogni rifiuto è attribuito un codice CER.
Le imprese che gestiscono i rifiuti di materie plastiche e che operano una prima trasformazione, ad esempio, macinazione, compattazione, possono porre sul mercato una materia prima seconda (MPS) dichiarandola quindi non più rifiuto. L’EPS, dunque, viene indirizzato a diverse forme di «seconda vita», disponendo di un circuito specifico poichè l’imballo è realizzato con un solo materiale. I più importanti utilizzi dopo il recupero sono: utilizzo nella produzione di nuovi articoli in EPS: frantumazione e macinazione, poi mescolato a EPS vergine per ottenere nuovi imballi o elementi per edilizia, per esempio blocchi e lastre per isolamento termico contenenti % variabili di EPS riciclato, fino al 100% di riciclato; utilizzo come inerte leggero in calcestruzzi alleggeriti, malte cementizie e intonaci coibenti e negli alleggerimenti di terreni (a seguito di macinazione); trasformazione in granulo di polistirene compatto: macinazione, compattazione e successiva rigranulazione dell’EPS per lo stampaggio di oggetti quali cassette video, grucce per abiti; recupero energetico (termovalorizzazione/co-incenerimento): la combustione con produzione di calore (potere calorifico del polistirolo di circa 10.000 kCal/kg) permette il recupero di una parte dell’energia spesa per la produzione del manufatto.
L’imballo in polistirolo è considerato ottimale per i prodotti della pesca: oltre ad essere leggero (è realizzato con il 98% di aria)-, non assorbe acqua dall’esterno e/o dall’interno; può essere cristallizzato internamente e/o esternamente per migliorare la resistenza superficiale e l’impermeabilità; è igienico e sicuro in quanto non è tossico, è chimicamente inerte e non costituisce nutrimento per alcun essere vivente, microrganismi compresi, quindi non marcisce e non ammuffisce; ed è personalizzabile in varie dimensioni.
Partendo dal presupposto che siamo di fronte a materiale che entra nell’economia circolare partenedo già da una situazione tecnologica favorevole, c’è chi è andato persino oltre ottimizzando questo processo virtuoso di economia circolare che può riguardare ilo polistirolo espanso e non. «Grazie alle nostre tecnologie, precisa Stefano Fabris, responsabile della business unit Stirenici di Versalis (Eni) - sviluppate e industrializzate interamente in Italia, infatti, è possibile incorporare il polistirolo riciclato all’interno di una nuova materia prima che ha le stesse proprietà del polistirolo vergine. Questo permette di estendere le applicazioni del riciclato e aumentarne l’utilizzo, fino a rendere il materiale completamente circolare. In questo modo, la nostra vaschetta del gelato o il vasetto di yogurt, che è a sua volta prodotto in polistirene – anche se non espanso - possono diventare l’imballo di un elettrodomestico o un isolante termico per la ristrutturazione delle nostre case, e così via all’infinito». Inoltre, secondo le nuove normativa europee,, i contenitori in polistirolo per alimenti dal 2025 dovranno contenere una certa percentuale di riciclato.
Ma il polistirolo, come detto, trova impego in edilizia e, per essere attuali, per i cappotti termici (leggasi Superbonus). «L’Italia - precisa il manager di Versalisi - si è dotata di una legislazione all’avanguardia in questo senso, rendendo il rispetto dei “Criteri ambientali Minimi” (CAM) obbligatorio per l’accesso al Superbonus edilizio. Nel caso del polistirolo espanso, che è il principale materiale isolante utilizzato in isolamento termico (e per questo garantisce già di per se, attraverso il risparmio energetico, una importante riduzione delle emissioni di CO2), il CAM recentemente aggiornato prevede una quota importante di contenuto di riciclato. Per favorire l’intera filiera industriale legata a questo settore, Versalis ha proposto con successo materie prime contenenti una quota di riciclato già conforme al CAM che i produttori di isolanti utilizzano senza modificare il loro processo, permettendo così una rapida e efficace diffusione fino agli utenti finali».
















