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La didattica a distanza e la via del rinnovamento

 
Raffaele Nigro

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Raffaele Nigro

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Il libro di De Martino sulla storia dell’e-learning in Italia

Mercoledì 20 Luglio 2022, 11:09

11:10

La pandemia da Coronavirus ha costretto la scuola italiana a chiedere aiuto alla tecnologia e a praticare l’insegnamento attraverso la didattica a distanza. Dando luogo a un putiferio di schieramenti contrapposti. A questo proposito, scrive Anna Dipace, docente presso l’università di Foggia, «In un paese in cui le tecnologie sono sì molto diffuse ma ancora poco utilizzate a scuola, molti docenti mitizzano un immaginario collettivo che ha preso forma ai tempi del libro Cuore di De Amicis, ma banalizzandolo e facendone oggetto di irrazionale nostalgia e di bisogno di rifugiarsi nella rassicurante “tradizione”». Rinnovamento di metodologia didattica dunque in un paese che ha già una storia di insegnamento a distanza e che Delio De Martino prova a ricostruire in un libro per Progedit, uscito proprio in questi giorni, Storia dell’e-learning in Italia.

L’insegnamento a distanza affidato ai mezzi di comunicazione di massa appare già nella prima metà del Novecento, quando la radio dell’Eiar avvia trasmissioni formative come la Scuola Radio Elettra, la Radio Rurale, Radioscuola e La radio per le scuole.

Ma come non riconoscere un grande merito alla radio che durante la seconda guerra mondiale tenne informati i partigiani dei due fronti? Radio Bari ebbe un ruolo di informazione e di formazione indimenticabile, grazie ai molti intellettuali che raggiunsero la Puglia. Lo stesso De Martino realizzò venti anni orsono uno studio su quella radio, ricostruendo le vicende con interviste e scandagliando le teche che dal Fascismo conservavano voci e notiziari. Un lavoro che prese le mosse da un’altra indagine condotta da Antonio Rossano.

Dopo il 1953, quando la televisione si affaccia nelle case, fioriscono trasmissioni televisive come Telescuola e soprattutto Non è mai troppo tardi, animata da quel maestro insostituibile che fu Albero Manzi e che si rivolgeva appunto agli «adulti analfabeti». Uno sforzo educativo che pone l’Italia ai primi posti tra i paesi che hanno guardato nel Novecento a una metodologia didattica assolutamente nuova e pragmatica.

In Puglia meritoria fu l’Università di Bari, che retta da Luigi Ambrosi aveva avviato già a fine anni ‘80 un insegnamento a distanza con le Università del Mediterraneo, con le quali si intendeva costruire una Comunità di paesi frontalieri. Realizzammo come Rai alcuni programmi tra le università di Grecia e Tunisia, da Napoli a Bari ad Atene a Monastir. L’operazione coinvolse successivamente anche l’Albania, con insegnamenti anche in settori scientifici e medici.

La rivoluzione nel settore si ha nel 2000, allorché si attiva da Milano la prima laurea interamente online. Da questa esperienza fioriscono le università on–line, legittimate nel 2033 dalla legge Moratti – Stanca, che definì «i criteri e requisiti per l’accreditamento dei corsi di studio a distanza delle università statali e non statali e delle istituzioni abilitate a rilasciare titoli accademici».

Sono fiorite da allora una diecina di università telematiche in tutta Italia, per lo più a indirizzo umanistico e censite da un volume di Anna Laura Trombetti e Alberto Stanchi. Tuttavia, spiega De Martino deducendo la notizia da uno studio del ministro Bianco, sono gli Stati Uniti a proporre l’apertura delle lezioni universitarie a chiunque voglia iscriversi ai corsi e seguirli da casa, la piattaforma Mooc. L’Italia che solo per il 7% aveva realizzato questo tipo di apertura ebbe uno scossone e nacque il progetto Federica nell’Università di Napoli e seguito immediatamente dall’università di Foggia che ha creato la piattaforma Pok . La Federica produsse immediatamente oltre 5 milioni di iscritti e ben 300 corsi on line.

Nel 2015 nasceva il progetto EduOpen, che riuniva una quindicina di università italiane, tra cui Bari, Ferrara Foggia Genova Milano Bicocca Modena Salento e altre. Quattro anni più tardi l’EduOpen contava 34 corsi e oltre 8000 iscritti. L’autore spiega così il funzionamento della piattaforma: «L’EduOpen offre corsi gratuiti di alta formazione e si sostenta del pagamento per eventuali certificazioni a seguito di esami richiesti dall’utente». Ma a dare man forte all’insegnamento a distanza è stata la pandemia. La paura del contagio, la necessità di contenere l’affollamento e nel contempo di non abbandonare gli studenti a se stessi ha costretto le scuole ad usare l’ e-learning. E anche noi ci siamo convertiti al dialogo a distanza partecipando a convegni, presentazioni di libri, dibattiti, entrando in trasmissione in talk show che non potevano svolgersi se non da remoto. Abbiamo visto persino molti conduttori falciati dal covid condurre da casa trasmissioni che pur mostrando inizialmente qualcosa di sbilenco sono riuscite a tenersi in piedi in modo egregio. Quanti giornalisti hanno partecipato con computer portatili a trasmissioni e telegiornali. Finalmente abbiamo visto alle spalle di costoro pareti di volumi che mai si erano viste in televisione. Come fossero veleno o beni arcaici da cancellare dal mondo. Gli stessi computer che ci stanno parlando dal fronte della guerra attraverso le immagini in diretta degli inviati e qui alle spalle non sono più libri ma disastri bellici.

La necessità ha convinto a partire dal 2020 la Rai a rispolverare il gusto didattico degli anni ‘50, avviando contenitori come Scuola @ casa, e la serie dei Maestri diretta da Camurri sulla Terza Rete. E crediamo sarà questa la strada del rinnovamento didattico.

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