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Lotteria canoni idrici: ogni Regione  applica costi diversi per l'«oro blu» 

Lotteria canoni idrici: ogni Regione  applica costi diversi per l'«oro blu» 

 
Lotteria canoni idrici: ogni Regione  applica costi diversi per l'«oro blu» 

Martedì 17 Marzo 2009, 12:58

02 Febbraio 2016, 20:14

acquaBARI - Agli italiani piace l’acqua in bottiglia, nel 2007 ne hanno consumata ben 12,4 miliardi di litri, e sono disposti a pagarla mille volte di più di quella che esce dal rubinetto delle loro case (in media 0,5 millesimi di euro al litro contro i 50 centesimi di euro al litro per quella in bottiglia). Il 33% dei cittadini non si fida di bere l’acqua che esce dal proprio rubinetto. Percentuale maggiore nel sud, dove si supera il 45%, e minore al centro e al nord dove si ferma al 30%. Con 196 litri pro-capite all’anno l’Italia è il primo Paese in Europa per consumo di acque in bottiglia e il terzo al mondo, dopo Emirati Arabi (260 l/anno procapite) e Messico (205). Il volume di affari delle società imbottigliatrici in Italia nel 2007 (192 fonti e 321 marche) ha raggiunto la cifra ragguardevole di 2,25 miliardi di euro (+300 milioni di euro rispetto all’anno precedente), ma i canoni di concessione pagati dalle aziende alle Regioni o alle Province, sono a dir poco irrisori e regolati in alcuni casi addirittura dal Regio decreto del 1927. Questo perché non esiste una legge nazionale e ciascuna amministrazione decide come meglio crede.


Legambiente e Altreconomia hanno presentato oggi a Milano, in vista della giornata mondiale dell’Acqua del 22 marzo, il dossier «La lotteria dei canoni di concessione per le acque minerali». Il dossier analizza il quadro nazionale sui canoni di concessione stabiliti dalle Regioni italiane, ottenuto grazie all’elaborazione dei dati raccolti con un questionario compilato dagli uffici regionali competenti, ad esclusione della Regione Calabria. Non esistendo una legge nazionale, ciascuna amministrazione regionale decide come meglio crede e i canoni risultano estremamente variabili, non solo nel costo ma anche nei criteri di definizione. Ci sono Regioni che fanno pagare in base agli ettari dati in concessione e ai volumi emunti o imbottigliati, altre addirittura che prevedono solo un canone per la superficie della concessione data, a prescindere dai litri prelevati dal sottosuolo.


In 9 Regioni (Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Sicilia, Umbria, Veneto) è previsto il pagamento del canone doppio, per la superficie della concessione e per i volumi di acqua emunta o imbottigliata; in 8 Regioni (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Molise, Puglia, Sardegna, Trentino, Valle d’Aosta) fanno pagare solo sulla base della superficie della concessione; la Regione Abruzzo ha un sistema di tariffazione forfetario annuo a prescindere dai volumi e dalle superfici della concessione (circa 1.400 € per le acque di sorgente e 2.800 € per quelle minerali), mentre la Provincia autonoma di Bolzano determina il canone annuo addirittura solo in base alle portate medie annue concesse. In Toscana, dove è in corso di pubblicazione la nuova legge regionale in materia, saranno finalmente inseriti i canoni in funzione dei metri cubi imbottigliati ogni anno, mentre in Val d’Aosta grazie alla legge regionale approvata un anno fa dal 2010 si pagherà 1,5 €/m3 imbottigliato.


«Il quadro che emerge - dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia - somiglia molto ad una lotteria, dove però vincono sempre gli imbottigliatori. In Puglia, in particolare, il costo del canone di concessione è di appena 1,033 euro per ettaro rispetto, ad esempio, al Veneto dove si paga per le zone di pianura ben 587,69 euro ad ettaro. Questo significa che la nostra regione in anno incassa appena 1.250 euro per 1.211 ettari totali dati in concessione a 16 società imbottigliatrici. Il canone corrisposto alla Regione - continua Tarantini - non è neanche sufficiente a coprire le spese per la gestione amministrativa, per la manutenzione delle aree dove insistono le sorgenti, senza calcolare poi quanto viene speso per lo smaltimento delle numerose bottiglie in plastica derivanti dal consumo di acque minerali che sfuggono alle raccolte differenziate».


Per governare il caos appena descritto, nel 2006 la Conferenza delle Regioni ha approvato il «Documento di indirizzo delle regioni italiane in materia di acque minerali naturali e di sorgente», che prevede i costi minimi e massimi in cui devono rientrare i costi delle concessioni in base ai litri imbottigliati o agli ettari, e la determinazione del canone anche in base ai principi di tutela e valorizzazione della risorsa idrica e in considerazione dell’impatto delle attività di prelievo e imbottigliamento dell’acqua sui territori in cui vengono rilasciate le concessioni e propone i seguenti criteri come riferimento per la definizione del canone: da 1 € a 2,5 € ogni mille litri o frazione di imbottigliato; da 0,5 € a 2 € ogni mille litri o frazione di emunto; almeno 30 € per ettaro o frazione di superficie concessa. «E' quindi necessario - conclude Tarantini - che la Regione Puglia si adegui immediatamente ai canoni previsti dal documento di indirizzo della Conferenza delle Regioni del 2006».


Secondo Legambiente e Altreconomia, poi all’interno del lavoro di revisione dei canoni di concessione per l'imbottigliamento dell’acqua andrebbero rivisti anche gli importi, commisurandoli all’elevato valore della risorsa idrica e all’impatto che causano le attività di imbottigliamento, trasporto dell’acqua minerale e smaltimento della plastica successiva al consumo, prevedendo anche una forma di compensazione ambientale, vincolando parte degli introiti ricavati dai canoni stessi. Parallelamente occorrerà promuovere sempre di più l’uso dell’acqua del rubinetto, perchè è buona, economica, controllata e non inquina. Questi sono i motivi per cui Legambiente, Altreconomia e Acquedotto Pugliese, ormai da un anno, in Puglia, promuovono insieme l'acqua del Sindaco nelle case e nei pubblici esercizi con la campagna «Imbrocchiamola».

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