MELPIGNANO - Di solito a essere oggetto di tutela, o di richiesta di tutela, sono le cose (materiali o immateriali) antiche a rischio di rovina o dispersione, quei beni culturali, in particolare, la cui salvaguardia è fondamentale per tramandarli ai posteri. Anche per la pizzica, sublimata nel concertone finale della Notte della Taranta andato in scena ieri sera sul palco di Melpignano e per la prima volta in diretta Rai nell’ambitissimo prime time, è stata evocata richiesta di tutela ma in realtà per garantire un futuro certo a una tradizione, a un rito - che è iniziatico per chi è a digiuno della storia e della tradizione legate alla puntura del ragno e catartico per chi canta e balla per emanciparsi da vecchie e recenti costrizioni fisiche e mentali - servono certezze economiche e manageriali, anche in un altro ordine, piuttosto che un polveroso vitalizio.
Alla splendida serata di ieri si è arrivati con affanno a causa dei travagli all’interno della Fondazione della Notte della Taranta che dal 2008 si occupa dell’organizzazione dell’omonimo festival. Cambiata la governance nel giugno scorso con la presidenza affidata all’ex ministro Massimo Bray (già alla guida della Fondazione dal 2010 al 2013), ci si è scontrati con alcune rigidità e con la necessità di chiudere i conti (gravati dalla cronica mancanza di puntualità da parte degli enti pubblici nel versare le risorse promesse) con il passato che hanno condizionato i preparativi e a quanto pare anche la scelta degli ospiti, come dimostrato dall’assenza della «solita» star internazionale. La Fondazione ha al suo interno le risorse professionali necessarie per garantirsi un futuro all’altezza di uno show approdato in diretta in prima serata sulla Rai, se necessario si doti delle competenze manageriali necessarie ma tenga da parte burocrazia e ricordi. Il Governo, poi, sia coerente con l’attività di promozione della pizzica fatta in ogni dove dal premier Giorgia Meloni - l’ospite davvero mancato ieri sera - e superando antiche e incrostate divisioni politiche all’ombra dell’ex convento degli agostiniani di Melpignano, ci metta del suo per sostenere con risorse adeguate uno dei pochi grandi spettacoli gratuiti disponibili in Italia, uno strumento formidabile di recupero e salvaguardia dei canti popolari del Salento e delle lingue minoritarie ancora presenti in Puglia, un appuntamento dall’enorme richiamo turistico e mediatico. La taranta non è di sinistra, né di destra: è di chi crede, studiando i testi delle canzoni, che fatica, sudore, superstizione, perfino religiosità e soprattutto la storia, la nostra storia, quella fatta dai nostri padri e dalle nostre madri, senza social ma con tanta voglia di socializzare sentimenti felici e tristi, meriti un futuro.
La pizzica era ed è - malgrado anche quest’anno i puristi o presunti tali abbiano cercato di avvelenare i pozzi della vigilia, con il solito stucchevole dibattito sulla percentuale di contaminazione di una tradizione destinata altrimenti a morire se perpetuata ogni anno uguale a se stessa - un ballo sfrenato, al quale venivano chiamati a partecipare i vicini di casa o chi nel paese era più bravo a farlo, per liberare il corpo della pizzicata o del pizzicato, accompagnati da uno o più tamburelli. Una emancipazione di piazza o di gruppo ancora in grado di resistere alla secolarizzazione che non risparmia nemmeno il mondo della musica. La tradizione continua e la storia non si ferma dal 1998, da quando cioè il suono della pizzica è stato messo a sistema con la Notte della Taranta, divenuto un festival di respiro internazionale, un luogo di ricerca come pochi in campo musicale ed etnografico, uno strumento di contaminazione tra i cantanti più moderni e in voga anche nelle giovani generazioni (ieri sul palco c’erano il primo e il secondo classificato all’ultimo festival di Sanremo, una eresia o la dimostrazione del peso del palco di Melpignano, naturalmente a seconda dei punti di vista), e brani vecchi di decenni, tanto semplici nella loro struttura testuale quanto potenti rispetto a ritmo e capacità di coinvolgimento: rimanere fermi e impassibili di fronte ieri sera, di fronte a quel palco, a quella gente genuinamente pizzicata è stata impresa praticamente impossibile. Un patrimonio popolare di emozioni da tutelare ad ogni costo.