Sabato 06 Settembre 2025 | 09:39

Macchine come noi: la lunga marcia dell’intelligenza artificiale

 
Dorella Cianci

Reporter:

Dorella Cianci

Ecco la Meta-IA il nuovo passo verso il futuro

Lunedì 10 Marzo 2025, 05:00

Qualche mese fa, con gli studenti del corso universitario «Interazione uomo-macchina», abbiamo letto e discusso insieme un articolo pubblicato su Life Magazine, nel 1970. Nel testo si raccontava (con scenari a tratti fantasiosi e avveniristici) che, nel giro di tre-quattro anni, le macchine avrebbero sviluppato la stessa intelligenza dell’essere umano. Ma, per raggiungere quest’ambizioso, e inquietante, obiettivo, secondo l’autore del pezzo, sarebbero serviti grandi progressi nella capacità di memorizzazione dei dati e nella potenza di calcolo. L’articolo degli anni ‘70 è stato scritto da Marvin Minksy, un pioniere nel campo dell’IA. Minsky, come noto, ha anche co-fondato il laboratorio di IA del MIT ed è stato consulente per l’acclamato film di Stanley Kubrick 2001 Odissea nello spazio. Aveva ragione Minsky o il suo pensiero era affrettato? L’interrogativo è decisamente complesso. Così, mentre si susseguono, ad oggi, libri e articoli scientifici sull’intelligenza artificiale, ci troviamo dinanzi ad alcuni testi – a dire il vero pochissimi - che hanno un taglio ben più ampio e un respiro culturale destinato a restare, nonostante la voracità e la rapidità della tematica. In Italia, accanto all’ottima bibliografia di Paolo Benanti e di Luciano Floridi, è da leggere un prezioso volume della studiosa Barbara Gallavotti. L’autrice, nel suo libro per «Mondadori», scrive all’inizio: «Ad automi sempre più raffinati si è arrivati per gradi, fra alti e bassi. Chissà se è vero che nel IX secolo d.C., a Baghdad, il califfo al-Ma’mun poteva riposare sotto un albero in oro e argento, fra i cui rami uccelli meccanici cantavano dolcemente. Se le meraviglie dei giardini d’Oriente possono essere avvolte dalla leggenda, sembrano non esserci dubbi sull’esistenza degli automi concepiti nel XII secolo da Ismail al-Jazari, inventore, ingegnere meccanico e artista nato nell’attuale Turchia, il quale lasciò un libro che conteneva la descrizione dettagliata di 50 strumenti meccanici. La passione per oggetti di questo tipo si può far risalire agli alessandrini, con le fontane e le macchine inventate tra il I e il III secolo d.C. da Erone di Alessandria. Ma al-Jazari si spinse più avanti, spiegando dettagliatamente come costruire macchine incantevoli: pavoni che segnavano il tempo, servitori che porgevano panni con i quali asciugarsi dopo le abluzioni e musici programmabili, così da suonare il motivo che si desiderava ascoltare». Parte da lontano, dunque, la storia dell’automatizzazione, che non è solo automatismo della forma, ma anche della sostanza e, quindi, di alcune potenzialità di ragionamento. Possiamo, però, davvero immaginare che il ragionamento umano abbia una valida concorrenza nell’intelligenza artificiale? La risposta non è netta, ha molte implicazioni etiche e una storia incerta, a tratti ancora da scrivere. Spiega Gallavotti: «È evidente, ad esempio, che c’è una differenza fondamentale tra il funzionamento di un programma di intelligenza artificiale concepito per dialogare e quello del nostro cervello. Immaginate questa situazione: siete in riva al mare, in una meravigliosa serata di fine estate, con una persona affascinante, che vi è cara… C’è il rumore delle onde, un lieve profumo di alghe, la guardate e dite “ti…”. L’elaborazione successiva diventa: “In questa situazione, in base a quanto mi è stato sottoposto, qual è un verbo che probabilisticamente potrebbe seguire “ti”? “Arrostisco”? No. “Misuro”? Neanche… Ah, ecco: “Ti amo”». Noi, però, non pensiamo così, l’intelligenza artificiale, sì, prescindendo abbondantemente dall’analisi critica della situazione. E così, fra futuristi convinti e ciechi toni apocalittici, possiamo già dire che è arduo prevedere le stagioni della tecnologia, ben più difficile che fare buone previsioni meteorologiche! Dove andremo? A che punto siamo? Conosceremo altri “inverni” dell’IA, dove saranno spenti gli entusiasmi e ridotti i finanziamenti? Tornerà il cosiddetto «inverno delle reti neurali», già incrociato negli anni ’80, quando queste caddero in disgrazia, vittime dell’insufficiente capacità di calcolo dei computer? Difficile poterlo dire. Al momento non resta che tentare di capire e… Discernere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)