La prossima messinscena di Manon Lescaut al Teatro Petruzzelli di Bari (sei rappresentazioni, dal 28 febbraio al 6 marzo, per la stagione d’opera dell’Ente Lirico barese) induce a più di una riflessione, nel ricordare il rapporto profondo instauratosi tra Luca Ronconi e il mondo dell’opera lirica. Ed in particolare nella sua interazione con Giacomo Puccini e la sua terza opera - Manon Lescaut, appunto - che nel giorno della prima, il 1° febbraio 1893, trionfò al Teatro Regio di Torino. Il compositore toscano era atteso a una prova d’appello, dopo il giudizio neutro ricevuto alle prime due opere, Le Villi e Edgar. Nel libretto, tratto da un romanzo dell’abate Antoine François Prévost, del 1731, si racconta la storia del Cavaliere Des Grieux e della sua amante Manon Lescaut. Des Grieux proviene da una famiglia nobile, ma rinuncia a tutta la ricchezza ereditaria fuggendo con Manon. Un testo ovviamente bandito in Francia, per la sua licenziosità morale.
Nel 1982 Ronconi la diresse per la prima volta al Teatro dell’Opera di Bonn, offrendo una nuova prospettiva su questo lavoro. Successivamente, nel 1998, ha portato la sua visione dell’opera al Teatro alla Scala di Milano, con la direzione musicale di Riccardo Muti e le interpretazioni di Maria Guleghina (nel ruolo di Manon) e José Cura (Des Grieux). Questa produzione è stata acclamata per la sua profondità emotiva e l’innovativa messa in scena, confermando la capacità di Ronconi di reinterpretare i classici in chiave moderna.
Ma oltre a Manon Lescaut, Ronconi ha diretto numerose opere, dimostrando una versatilità e una comprensione profonda del repertorio lirico. Pensiamo al Trittico di Puccini al Teatro alla Scala nel 2008, trilogia che richiede una sensibilità speciale per le diverse atmosfere di ciascuna opera. Nel 2010, ha inaugurato il rinnovato Teatro di San Carlo di Napoli con La clemenza di Tito di Mozart, evidenziando la capacità di affrontare con successo sia il repertorio italiano che quello internazionale. Nel 2013 ha diretto Falstaff di Verdi al Teatro Petruzzelli di Bari, una produzione che ha chiuso la stagione lirica di quell’anno con grande successo. In quell’occasione Ronconi sottolineò quanto Falstaff richiedesse uno spazio quasi cameristico, evidenziando la sua attenzione per le specificità di ogni opera e la sua capacità di adattare la messa in scena alle esigenze drammaturgiche. Il legame del grande regista con la Puglia e il Teatro Petruzzelli, in particolare, è stato particolarmente significativo. Oltre al già menzionato Falstaff del 2013, nel 1986 ha diretto Ifigenia in Tauride di Niccolò Piccinni, una produzione che ha successivamente portato al Théâtre du Châtelet di Parigi, conferendo uno straordinario riconoscimento internazionale al lavoro di Piccinni e alla sua lettura accattivante.
Quanto al suo rapporto con Puccini, tra l’altro, sarà impreziosito proprio oggi, alle 10, da una straordinaria messa in onda su Rai 5, con la sua regia di Tosca, rappresentata nel 1997 alla Scala. Protagonisti sul palco Leo Nucci nel ruolo di Scarpia, ancora Maria Guleghina che interpreta Floria Tosca e Salvatore Licitra nel ruolo di Mario Cavaradossi. Sul podio sempre lui, Riccardo Muti. A seguire, Rai 5 proporrà Ronconi all’Opera, un’autobiografia artistica attraverso la sua collaborazione con la Scala cominciata con La Valchiria di Wagner nel 1974 e conclusa con il Trittico pucciniano nel 2008. Tra gli allestimenti riproposti il Guglielmo Tell e Il viaggio a Reims di Rossini, Aida, Ernani e Don Carlo di Giuseppe Verdi, Elettra e Arianna a Nasso di Richard Strauss.
Di certo Ronconi ha saputo intrecciare la sua visione innovativa con il rispetto per la tradizione operistica, offrendo al pubblico interpretazioni memorabili e contribuendo in modo significativo alla diffusione della cultura lirica in Italia e all’estero. Non a caso il suo lavoro continua ad essere un punto di riferimento per registi e appassionati d’opera di tutto il mondo.