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Un freno alle trivelle
mozione unitaria
del Consiglio pugliese

 
Rita Schena

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Rita Schena

trivelle, piattaforma

Si chiede la reintroduzione dello strumento di pianificazione che consente alle Regioni ed alle comunità interessate di partecipare all’identificazione delle zone di territorio e del mare dove sono consentite le attività di prospezione, ricerca e coltivazione d’idrocarburi

Martedì 27 Marzo 2018, 18:08

BARI - Sulle attività di prospezione, ricerca e coltivazione d’idrocarburi la Puglia si fa promotrice della reintroduzione nello 'Sblocca Italia' del Piano delle Aree, con una mozione approvata oggi all’unanimità dal Consiglio regionale. La mozione, condivisa da tutti i presidenti dei gruppi consiliari, chiede la reintroduzione dello strumento di pianificazione che consente alle Regioni ed alle comunità interessate di partecipare all’identificazione delle zone di territorio e del mare dove sono consentite le attività di prospezione, ricerca e coltivazione d’idrocarburi.
A proporla accogliendo l’appello del coordinamento nazionale No Triv, per mettere un freno alla ricerca degli idrocarburi e per restituire centralità al ruolo delle Regioni, è stato il gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle. «Adesso il presidente del Consiglio, Mario Loizzo, dovrà farsi promotore - spiegano i cinquestelle - presso la conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome di una iniziativa di legge, condivisa con i Consigli regionali, da presentare al Parlamento per la reintroduzione del Piano delle Aree». Loizzo al termine dei lavori consiliari ha annunciato la decisione di farsi «promotore presso la Conferenza di un’iniziativa legislativa che possa consentire di ricomporre un quadro normativo e restituire alle Regioni la titolarità nella destinazione delle aree». «Nel caso delle ricerche petrolifere sottomarine, i territori devono poter sottrarre il proprio mare al rischio di devastazione con tecniche di prospezione invasive come l’air gun, liberalizzate - ha concluso Loizzo - dalla recente sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato i ricorsi delle regioni adriatiche».

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