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Ex Om, l'ora più buia
l'asta è andata deserta

 
Om carrelli

Il 4 aprile scatterà il licenziamento collettivo di 184 operai e il vuoto nella task force occupazione regionale non aiuta

Lunedì 26 Marzo 2018, 09:41

di GIANLUIGI DE VITO

BARI - L’ora più buia per l’ex Om. È andata deserta l’asta del 22 marzo. E l’ultimo fischio, di una partita ormai ai rigori, è per il 4 aprile.

Il 22 era il giorno fissato da Alessandra Giovetti, curatore del fallimento «Tua Industries», per acquisire eventuali proposte di investimento da parte di imprenditori interessati alla «Tua Industries», società che avrebbe dovuto gestire la reindustrializzazione dell’ex fabbrica di carrelli elevatori nella zona industriale di Modugno realizzando minicar elettriche. La reindustrilizzazione si è arenata, la «Tua» è fallita. Del sogno minicar rimane un «progetto» e un «prototipo» messi all’asta con una base d’offerta minima di 300mila euro. La reatà è che prototipo e minicar non interessano a nessuno. Fa gola solo l’ex stabilimento. Nelle ultime settimane sono tre gli imprenditori che hanno mostrato interesse all’operazione. Ma dopo che l’asta del 22 è andata deserta, è buio fitto.

Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, hanno scritto alla Giovetti chiedendo di accettare eventuali offerte d’acquisto qualora dovessero arrivare nelle prossime ore. I sindacati sperano in un atto di coraggio da parte di investitori pugliesi, perché dall’offerta d’acquisizione dipende la sorte dei 184 operai ex Om assunti dalla (fallita) «Tua Industries» giusto il tempo per essere collocati in cassa integrazione. Ora sono scivolati in una posizione ibrida quanto drammatica: risultano «sospesi», non sono stati licenziati. Ma non sono nemmeno alle dipendenze attive. Sicché non possono, ad esempio, accettare lavori a chiamata per un mese o due per poi essere di nuovo compresi nella forza lavoro «sospesa». Il risultato è che tra qualche giorno percepiranno gli assegni mensili della cassa integrazione di novembre e dicembre, ma da gennaio non hanno più alcuna misura di sostegno al reddito, perché l’ulteriore e ultimo anno di cassa integrazione, scatterebbe solo se un investitore acquistasse la «Tua» fallita. Basterebbe che il nuovo investitore s’impegnasse ad assumere solo uno dei 184 e per i restanti 183 scatterebbe la cassa integrazione per dodici mesi. E invece non sembra esserci interesse per il progetto «Tua», altrimenti l’asta del 22 non sarebbe andata a vuoto.

Ad aggravare la situazione c’è la data del 4 aprile che pende come il cappio. È il giorno fissato dalla Giovetti per chiudere la procedura del licenziamento collettivo dei 184. Insomma, se non dovessero arrivare offerte di acquisizione della «Tua» i 184 sarebbero licenziati senza possibilità di cassa integrazione. I sindacati vedono nero anche perché in questo momento non ci sono sponde istituzionali. La taske force occupazione è senza capo, perché il presidente Leo Caroli, è ancora dimissionario. E il governatore Michele Emiliano, che in maniera più o meno esplicita ha lasciato intendere di voler riconfermare Caroli, in realtà non ha mai fatto scaturite un povvedimento che rimettesse in sella il dimissionario o un altro capo. Cosa grave, alla luce di quel che sta accadendo nella vicenda ex Om. Perché proprio la Task force occupazione potrebbe costruire una mediazione essenziale tra possibili investitori e curatore fallimentare.

A complicare l’esito della vertenza c’è il fatto che i possibili acquirenti si muovono in ordine sparso, come se fosse una partita a scacchi. Tre gli imprenditori interessati all’ex Om: un’azienda metalmeccanica che comunque non impianterebbe produzioni legate all’automive; un’altra che fa capo alla «Carton Pack» di Rutigliano e che vorrebbe impiantare catene di trasformazione di rifiuti in plastica (riassumerebbe 90 dei 184 ex Om); e un’altra, «Carmosino Industry», già insediata nella zona industriale, che punterebbe ad ampliare il segmento della trasfomazione rimorchi (assumerebbe solo 50 dei 184). Nessuno dei tre è interessato alla minicar e quindi alla «Tua», zavorrata dalla forza lavoro dei 184 dipendenti sospesi. Fa gola solo il capannone. E la base d’asta dei 300mila euro per il progetto «Tua» potrebbe essere un affare solo perché trascina con sé il fabbricato industriale.

Ma l’incertezza è profonda anche da parte imprenditoriale. Tanto che la mossa degli industriali potrebbe essere quella di tacere le offerte, aspettare il licenziamento collettivo e poi trattare solo l’acquisizione del capannone. Con chi? Non certo con la Giovetti, ma con chi del capannone detiene la proprietà e cioè il Comune di Modugno e, nel caso di specie, il sindaco, Nicola Magrone. Sembra che Carmosino abbia già aperto un canale diretto con Magrone, atto non gradito agli altri possibili investitori. E dunque non sembra intenzionato a fare nessuna mossa fino al 4 aprile. Eppure, fonti bene informate dicono che il progetto Carmosino si attesta sui 25milioni di investimento e ha bisogno di altre leve, come quelle dei produttori di alluminio e di sponde istituzionali. Insomma, non è una manovra di piccolo cabotaggio. Anche l’altro progetto industriale, quello legato a un insediamento alla trasformazione dei rifiuti in plastica per riciclarli in produzioni eco di imballaggi, ha bisogno di grosse leve finanziarie e ampi spazi. Anche Carton Pack potrebbe essere tentati di trattare direttamente con Magrone, dopo il licenziamento collettivo. Stesso discorso per il colosso metalmeccanico.

Se le cose andassero così, il perno di tutto sarebbe il sindaco di Modugno Magrone, anche perché passarebbero pure da lui le necessarie autorizzazioni per l’avvio delle nuove eventuali produzioni nell’ex Om. Epperò sarebbe la fine per i 184, almeno per quella parte di essi che non verrebbe riassorbita.

Esiste, entro il 4 aprile, un modo per garantire un altro anno di ammortizzatori sociali ai 184 e, nello stesso tempo, assicurare all’investitore il capannone, gli aiuti economici pubblici e burocratici nell’avvio di una nuova reindustrializzazione? Sì, dicono alcuni esponenti del mondo sindacale. E il modo sarebbe una sorta di pre-intesa con i tre singoli soggetti che si sono fatti avanti nella partita. Ma ci vorrebbe un tavolo. E quindi chi lo convoca. Ci vorrebbe, insomma, di nuovo in sella Caroli. Entro venerdì.

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