ROMA - «Buio nell’Italia che si appresta a votare». Il New York Times apre la sua edizione internazionale con un lungo reportage da Taranto, eletta a simbolo di un paese in difficoltà e con scarse prospettive per i giovani. Con una grande foto su un quartiere della città pugliese che ospita l'Ilva.
Si cita la testimonianza del 29enne Elio Vagali, che «come milioni di giovani italiani si confronta con opportunità di carriera che vanno dal minimo all’inesistente. Ha pulito case, raccolto i mandarini, senza le protezioni di un contratto a tempo pieno». E «in misura della sua disperazione, il datore di lavoro dei suoi sogni è una acciaieria fatiscente che domina la vita di questa città in declino sul Mar Ionio», l’Ilva, «accusata dalla comunità di provocare tumori». Eppure, per Vigali, sarebbe «la porta per un’altra vita, per uscire dalla casa dei genitori». Ma l’Ilva non assume: «O conosci qualcuno, o non entri. Non c'è niente qui per me», dice il giovane.
Tutto ciò, rileva il Nyt, «aiuta a spiegare perché il signor Vagali e gran parte dell’elettorato italiano sono indifferenti» per le elezioni del 4 marzo che determineranno chi governerà «la quarta economia europea».
Il quotidiano americano rileva che «le prospettive del paese sono migliorate negli ultimi anni, ma non abbastanza da sollevare significativamente la condizione dei cittadini. Molte aziende stanno crescendo senza assumere. Ed i posti di lavoro che sono stati creati sono in gran parte temporanei e part-time».
Il Nyt ricorda che «quasi il 30 percento degli elettori è indeciso, secondo i sondaggi» ed i «partiti anti-establishment stanno attirando il sostegno» di coloro che vivono difficoltà economiche. In particolare, il «movimento populista del 5 Stelle, in testa in molti sondaggi, e che in precedenza aveva chiesto all’Italia di sbarazzarsi dell’euro, se dovesse trionfare costituirebbe una sfida ai leader europei per la coesione del continente». Così come, sottolinea il quotidiano, un problema nel confronto con l’Europa ci potrebbe essere con una «probabile» vittoria del «riabilitato» Silvio Berlusconi che «in precedenza si era beffato delle regole Ue sul deficit».