BARI - Per il segretario generale della Federazione nazionale della stampa (Fnsi), Raffaele Lorusso, «il modo migliore per stare vicini ai colleghi che sono stati colpiti è andare nei luoghi» in cui c'è stata l’aggressione, «riprendere e rilanciare le loro inchieste e dare loro la scorta mediatica», per far comprendere che «quelle inchieste ci riguardano tutti, non solo come giornalisti ma anche come cittadini. Quindi, se volete, colpiteci tutti. Ma non ci riusciranno».
Lorusso lo ha detto oggi a Bari, in occasione della manifestazione di solidarietà alla giornalista del Tg1, Mariagrazia Mazzola, aggredita venerdì scorso dalla 44enne Monica Laera, moglie del presunto boss Caldarola, nel quartiere Libertà, nel capoluogo pugliese.
L’aggressione è avvenuta dopo un evento contro le mafie dell’associazione Libera, nello stesso quartiere, con il presidente nazionale don Ciotti, nella chiesa del Redentore di fronte alla quale si è tenuto oggi il presidio per la libertà di stampa. «E' giusto essere qui - ha detto Lorusso - per esprimere solidarietà alla collega aggredita, ma anche per ribadire che i giornalisti svolgono un ruolo fondamentale per la crescita della società e la tenuta democratica del Paese».
Ieri la donna Monica Laera, in una intervista al Tgr Puglia, ha chiesto scusa alla giornalista sottolineando però che «lei non ha rispettato il suo dolore» perché in quel momento in casa c'era la salma di sua nonna.
E proprio di fronte alla chiesa che oggi si è tenuta la manifestazione cui hanno partecipato il coordinatore regionale di Libera Puglia, Mario Dabbicco, il sindaco di Bari e presidente Anci, Antonio Decaro, il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Puglia, Piero Ricci, e il segretario generale della Federazione nazionale della stampa (Fnsi), Raffaele Lorusso.
I «numerosi» clan criminali presenti a Bari, «non si sono presi la città negli anni Novanta e non se la prenderanno, a maggior ragione, questa volta», ha sottolineato il sindaco di Bari, «Oggi c'è innanzitutto una bellissima messa nella chiesa del Redentore, che è anche simbolo del riscatto di questa città, con la comunità del Libertà fatta di persone perbene, una comunità sana». «Poi - ha proseguito - mi fa piacere che oggi ci siano tante persone venute da altri quartieri, qualcuno anche da fuori città, a testimoniare la loro presenza contro il tentativo di un gruppo criminale di cercare di affermare la propria supremazia e influenza su questo quartiere». «Questo - ha evidenziato - non sarà concesso. Lo schiaffo dell’altro giorno è uno schiaffo alla città, e non è possibile porgere l’altra guancia». «Ci sarà una reazione: quella della comunità c'è già oggi - ha spiegato Decaro - e ci sarà anche la reazione dello Stato».