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Ministero boccia l'Oncologico
«Conti ancora in perdita»

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Ministero boccia l'Oncologico«Conti ancora in perdita»

Emiliano con il dg dell'Oncologico, Delvino

Per il dicastero della Salute, la struttura costa troppo. E la Regione non può intervenire. Il nodo dei manager in sospeso

Domenica 12 Novembre 2017, 09:28

MASSIMILIANO SCAGLIARINI

BARI - L’Oncologico di Bari non ha risolto i problemi di bilancio che il ministero della Salute aveva già evidenziato alla Regione negli scorsi anni. Il giudizio critico del dicastero guidato da Beatrice Lorenzin è in una lettera protocollata il 28 settembre, che - secondo fonti romane - rappresenta un preavviso di bocciatura: a fine anno, il ministero dovrà infatti rimettere mano alla mappa degli Irccs e la situazione pugliese è da tempo nel mirino.

Spieghiamo. A fronte dei conti presentati per il 2015, la Regione aveva presentato un piano di riorganizzazione basato soprattutto sulla creazione al «Giovanni Paolo II» del polo oncologico regionale, con il potenziamento delle chirurgie che - oltre a incidere sulla qualità dell’assistenza - dovrebbe produrre benefici di bilancio, migliorando la produzione e dunque il risultato finale. Il progetto è partito a settembre 2017, e gli effetti economici pieni non si vedranno prima del 2018. Nel frattempo, il bilancio 2016 si è chiuso con una perdita di 10,4 milioni, che ha costretto la Regione ad erogarne circa 9,5 a titolo di copertura.

«Le criticità emerse in merito al mancato equilibrio economico di bilancio dell’anno 2016 sono pressocché analoghe a quelle verificatesi nell’anno precedente», ha scritto il direttore generale del ministero, Massimo Casciello. L’Oncologico ha replicato facendo notare, in sostanza, che il deficit rispetto al 2015 è comunque migliorato di 2,6 milioni, e che l’incremento della produzione dovrebbe consentire di ritrovare il pareggio entro il 2019. Ma il messaggio romano sembra essere indirizzato soprattutto alla Regione, che - sia con Vendola sia con Emiliano - difende con i denti i due Irccs baresi, a dispetto di numeri che il ministero non ritiene tali da giustificarne l’esistenza. In particolare - spiegano da Roma - quello di Castellana ha lo status di Istituto di ricerca per un solo reparto, mentre quello di Bari ha una struttura organizzativa estremamente costosa (tradotto: troppi impiegati amministrativi) per appena 81 posti letto (da settembre sono diventati 141), e svolge un’attività prettamente orientata sull’assistenza medica (le terapie oncologiche) che produce soltanto costi.

Il progetto del polo oncologico, con il trasferimento dei reparti dagli altri ospedali baresi (San Paolo e Di Venere) serviva proprio a riequilibrare questo gap. Tuttavia, secondo il ministero, anche in questo modo resterà un deficit strutturale che non è compatibile con le regole generali (ogni singolo ospedale deve avere i conti in equilibrio, pena l’obbligo di presentare un apposito piano di rientro). Anche perché proprio per via della struttura organizzativa, l’Oncologico per alcune prestazioni lavora in perdita. Per rimettere i conti a posto, insomma, servirebbe che la Regione rimetta mano alle tariffe (i Drg), ma non può farlo perché su quegli stessi Drg ha chiesto sacrifici al mondo della sanità privata.

Insomma, l’ennesimo fronte di preoccupazione per la tenuta del sistema sanitario pugliese. I due Irccs, Bari e Castellana, sono tra l’altro senza manager, visto che il ministero della Salute ha già bocciato la nomina di Silvana Melli (che ha già superato i 65 anni) e sta valutando il rinnovo di Antonio Delvino al «Giovanni Paolo II» sulla base di una interpretazione della legge proposta dalla Regione. Delvino, che è arrivato a Bari solo a gennaio 2016, ha ereditato una situazione già ben nota. Ma in questa situazione di incertezza rischia di pagare per tutti.

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