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Un padre anche se mafioso
ha diritto ai domiciliari
per curare il figlio autistico

 
Rita Schena

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Rita Schena

corte cassazione

Venerdì 01 Settembre 2017, 20:06

LECCE - E’ necessaria anche la presenza del papà, in casa, per la crescita del figlio autistico: per questa ragione la Corte di Cassazione ha ritenuto che devono essere concessi i domiciliari a un uomo di Gallipoli (Lecce), condannato per reati di mafia e ritenuto vicino al clan Padovano. L’uomo ha un figlio di due anni affetto da un grave disturbo dello spettro autistico. Secondo la Corte di Cassazione, dinanzi alla quale è stato impugnato da parte dell’avvocato, Ladislao Massari, un provvedimento del Riesame che a sua volta confermava un «no» ai domiciliari della Corte d’Appello di Lecce, non era stata presa in considerazione la particolarità del caso. Il bambino infatti viene sì assistito dalla madre, ma vista la sua disabilità ha bisogno di mantenere un rapporto con entrambi i genitori.
Il genitore, che quindi ha fatto ritorno a casa, è accusato di associazione mafiosa e estorsione aggravata dalle finalità mafiose. Al bimbo era stato consigliato un trattamento riabilitativo terapeutico, con coinvolgimento di entrambi i genitori. Trattamento al quale ora il padre potrà partecipare.

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