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Fondi strutturali fermi?
La Regione: non è vero

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Fondi strutturali fermi?La Regione: non è vero

Mercoledì 19 Aprile 2017, 08:40

BARI - La Puglia è a quota zero nella spesa dei fondi europei 2014-2020. Il dato, che emerge da una ricognizione pubblicata dal Corriere della Sera, ha alimentato per tutto il giorno la prevedibile polemica politica (si veda ad esempio l’articolo in basso). Ma, secondo la Regione, l’allarme sarebbe «prematuro» e comunque «mal posto»: i nuovi Piani operativi - questa la tesi - non sono ancora entrati nel vivo, essendo (tutti) ancora in fase di programmazione. E - comunque - la Puglia, in particolare, risulta negli scorsi 7 anni tra le Regioni che hanno utilizzato meglio le risorse di Bruxelles.

L’argomentazione che viene da fonti vicine alla presidenza ha, in effetti, un suo pregio. Innanzitutto perché il ciclo 2014-2020 nei fatti non è ancora iniziato: la rendicontazione definitiva del periodo 2007-2013 si è chiusa solo lo scorso 30 marzo, e per i fondi europei vale la ben nota regola «n+3» in base a cui il termine ultimo di spesa sarà nel 2023. Tra più di 6 anni. Il settennio di programmazione, dunque, è appena all’inizio, e d’altro canto il primo termine per la rendicontazione della spesa è stato fissato al 31 dicembre 2018. Prima di allora

Non sarà disponibile alcun dato ufficiale sulla spesa certificata: quelli circolati ieri sono effetto di comunicazioni volontarie.
Ma quello «zero» nella colonna dei soldi spesi fino a oggi? Il dato è reale, ma deve essere contestualizzato. La Regione fa notare che fino allo scorso 31 dicembre sono stati utilizzati i fondi del periodo 2007-2013, per i quali la Puglia ha sfruttato i meccanismi di overbooking (si presentano più progetti del necessario, in modo da saturare la capacità economica quando si verificano difficoltà). Per quanto riguarda la nuova programmazione, invece, vale ciò che è stato illustrato al partenariato: fino ad oggi sono stati attivati bandi e avvisi pubblici, a valere sui fondi Fesr (infrastrutture) e Fse (sociale) per 2,4 miliardi su un totale di 7, con la possibilità di arrivare a circa 3 miliardi entro luglio.

La trasformazione dei bandi in spesa effettiva richiede un passaggio intermedio, l’aggiudicazione dei progetti al soggetto attuatore (sia esso pubblico, con la necessità di una ulteriore procedura di gara, oppure direttamente al privato), e dunque richiede tempo prima che avvenga l’assunzione degli «impegni giuridicamente rilevanti» richiesti da Bruxelles: ecco perché la prima scadenza ricognitiva è fissata alla fine del prossimo anno.

Ed ecco anche perché i dati del «Corriere» (probabilmente provenienti da Opencoesione) mostrano numeri bassissimi: la Lombardia, per dire, avrebbe speso appena 4,1 milioni, ed anche la Val D’Aosta, che «vanta» 41 milioni, ha un programma Fesr che vale appena 410 milioni, cioè 12 volte più piccolo di quello pugliese. Dati insomma poco significativi.
Sul Piano operativo 2014-2020 sono appoggiati grandi interventi infrastrutturali collegati al Piano per il Sud, ma anche buona parte degli incentivi alle imprese. E poi il Red, il Reddito di dignità su cui Emiliano ha basato la sua politica sociale azzerando i vecchi strumenti di sostegno. Interrogarsi sull’efficienza della spesa, insomma, è più che lecito.

Gli unici dati ufficiali disponibili sono però quelli relativi al programma 2007-2013, quello che si è appena chiuso. Al 31 dicembre 2016 la Puglia ha prodotto 1,257 miliardi di spesa certificata sugli 1,23 di dotazione Fse, pari al 102,2%, e 4,29 miliardi su 3,8 del Fesr, ovvero il 111,5% della dotazione, il miglior risultato tra tutte le Regioni dell’obiettivo Convergenza (quelle del Mezzogiorno, che hanno a disposizione i finanziamenti maggiori). Ecco perché chi lavora al monitoraggio invita a non lanciare allarmi prematuri: ci sarà tutto il tempo per fare polemiche. [m.scagl.]

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