Vini di Puglia, l’export fa il botto attestandosi a un +18,2% in assoluta controtendenza rispetto alle sofferenze del, mercato vitivinicolo. Lo straordinario andamento del settore ha registrato un volume d’affari di oltre 110 milioni di euro. «Oltre al balzo in avanti dell’export, trend in continua crescita, si stima che il vino offra durante l’anno straordinarie opportunità di lavoro – dice il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele - tra quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi. Sono 87mila gli ettari vitati con un produzione di 14milioni di quintali uva da vino e 8,7 milioni di ettolitri».
Tra i vini più gettonati svettano i rossi, gli spumanti e i vini rosati, che addirittura sfondano la soglia del 100% (fonte UIV) di esportazioni e in tre anni si attestano addirittura al 40% della produzione nazionale con oltre 1 milione di bottiglie l’anno. Che significa conquistare di fatto la quota di mercato estero del Made in Italy: una bottiglia su 4 di quelle provenienti dall’Italia verso le destinazioni internazionali ha provenienza pugliese. Restando ai rosati: i consumi vanno su del 13%, in controtendenza rispetto al dato generale, secondo il quale negli ultimi 50 anni il consumo di vino è sceso da 70 litri pro capite all’anno a 36-37 litri e la media continua a scendere dell’1% annuo. Una Puglia che non t’aspetti anche per gli spumanti. Per ottenere quest’altro trionfo i produttori pugliesi hanno puntato sulla distintività e sul legame con territorio e cultura locale per vincere la competizione sul mercato globale.
«Il vino oggi testimonia un processo di rigenerazione realizzato da un sistema di imprese che si è posto l’obiettivo – ha aggiunto Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Puglia - di offrire nel bicchiere un intero territorio fatto del patrimonio genetico dei suoi vitigni, delle sue ricchezze endogene, del clima, di paesaggio, di testimonianze artistiche e naturali. Si tratta di un patrimonio di innovazione e competitività acquisite che va tutelato dagli attacchi dell’agropirateria che colpisce anche la Puglia ed i nostri vini sono a forte rischio imitazione. Ecco a cosa servono i marchi di qualità, a difenderci dagli attacchi dei falsari e a valorizzare la tipicità e la localizzazione del prodotto. La rintracciabilità ed i marchi, peraltro, non sono meri principi teorici e filosofici, piuttosto valori economici che le imprese agricole e l’intero territorio di produzione devono recuperare”.
Ad oggi sono 6 le IGP (Indicazioni Geografiche Protette) «Tarantino», «Valle d’Itria», «Salento», «Murgia», «Daunia», «Puglia» e 29 i vini pugliesi DOP (Denominazione di Origine Protetta).