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La masseria diventò resort
a processo ex pm di Trani
Antonio Savasta e i 2 fratelli

La masseria diventò resort
a processo ex pm di Trani
Antonio Savasta e i 2 fratelli

 
Rita Schena

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Rita Schena

pm Antonio Savasta

Il pm Antonio Savasta

Martedì 28 Febbraio 2017, 12:26

BARI - Avrebbero trasformato una antica masseria in un resort di lusso senza autorizzazione. Per i reati di lottizzazione abusiva e violazione del codice dei Beni culturali e del paesaggio, saranno processati a partire dal prossimo 6 luglio dinanzi al Tribunale Monocratico di Lecce, sette persone. Tra queste, l’ex pm di Trani Antonio Savasta (di recente trasferito come giudice alla Corte di Appello di Roma). 
Oltre a Savasta saranno processati i suoi fratelli Francesco Paolo ed Emilia Maria, proprietari della Masseria San Felice di Bisceglie (Bat), Angelo Sanseverino, amministratore della società che gestiva il resort, Antonio Recchia, progettista e direttore dei lavori, Giacomo Losapio, dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Bisceglie, e Giovanni Misino, responsabile del procedimento per il rilascio del permesso di costruire e del certificato di agibilità.

In particolare, secondo l’accusa, con la compiacenza di funzionari pubblici, un’area a verde sarebbe stata trasformata in una zona spianata con breccia per uso parcheggio, realizzando una tettoia di oltre 200 metri quadri al posto di un gazebo, oltre a pavimentazione non autorizzata, costruzione di muretti in cemento armato, sala ristorante, bagni e cucine.
I fatti contestati dalla magistratura salentina risalgono agli anni 2010-2013. Il procedimento penale è nato da un esposto presentato dall’imprenditore Giuseppe Di Miccoli, ex socio di Savasta. La Procura di Lecce ha inizialmente chiesto l'archiviazione dell’inchiesta alla quale si è opposta la parte offesa ottenendo l’imputazione coatta.

L’abuso edilizio contestato all’ex pm di Trani in concorso con famigliari, tecnici e funzionari pubblici, riguarda la trasformazione urbanistico-edilizia della Masseria, «immobile di interesse storico, ambientale e paesaggistico, sul quale - si legge nell’imputazione - vigeva divieto assoluto di nuove costruzioni, demolizioni e trasformazione, in una struttura turistico alberghiera» attraverso l’esecuzione, senza autorizzazioni, «di rilevanti modifiche ed ampliamenti».

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