ROMA - Lungo e più volte applaudito discorso del segretario dimissionario all’assemblea del Pd all’hotel Parco dei Principi a Roma. «Peggio della parola scissione, c'è la parola ricatto - ha detto Matteo Renzi - non è accettabile che si blocchi un partito per i diktat della minoranza».
Citando Pascal, il leader ha affermato che la scissione ha le sue ragioni che la ragione non conosce, e ha invitato tutti al senso di responsabilità verso il Paese: «Si discuta oggi, ma ci si rimetta in cammino, anche perché chi guarda da fuori non capisce, ci prende per matti». «La scissione ha le sue ragioni che la ragione non conosce. La nostra responsabilità è verso il Paese e quelli che stanno fuori. Adesso basta: si discuta oggi ma ci si rimetta in cammino. Non possiamo continuare a stare fermi a discutere al nostro interno».
Fermo sull'opportunità del congresso, Renzi ha definito un errore trasformarlo in un «congresso sul governo». Poi ha ammesso di aver pensato seriamente a fare un passo indietro. Una riflessione sfociata nella convinzione che «non si sta in un partito contro qualcuno ma per qualcosa». E, rivolto alla minoranza: «Non è democratico chiedere a me di non candidarmi per evitare la scissione». «Non possiamo stare fermi a dire congresso sì, congresso no. Resti agli atti quel che è accaduto in questi due mesi e mezzo. Ho cercato tutti i giorni di raccogliere le proposte degli altri per restare insieme. All’ultima assemblea due amici storici mi hanno preso a male parole per dirmi 'fai un errore'. A quel punto una parte della maggioranza e minoranza ha detto fermiamoci e mi sono fatto carico di non fare il congresso perché pensavo potessimo fare una campagna di ascolto insieme». «Scissione è una delle parole peggiori, peggio c'è solo la parola ricatto, non è accettabile che si blocchi un partito sulla base dei diktat della minoranza».
«Tutti si sentano a casa nel Pd, liberi di discutere ma se in tutte le settimane c'è un’occasione di critica, se per tre anni si è pensato che si stava meglio quando si stava peggio, io non dico che siamo nemici né avversari ma dico 'mettetevi in giocò, non continuate a lamentarvi ma non potete immaginare di chiedere a chi si dimette per fare il congresso di non candidarsi per evitare la scissione non è una regola democratica».
«Sentiamo cosa dice il segretario e poi troviamo la strada migliore», ha detto Michele Emiliano, governatore della Puglia, prima di entrare all’Assemblea del Pd a Roma e prima del discorso di Renzi. Subito dopo l’intervento del segretario dimissionario le dichiarazioni di Epifani: «Noi ci aspettavamo un proposta, il segretario ha tirato dritto». E Fassino alla minoranza: «Il Pd è la casa di tutti, confrontiamoci».
NON SI PRESENTANO NUOVI CANDIDATI - Non sono pervenute candidature alla segreteria dopo le dimissioni di Matteo Renzi, dunque al termine dell’Assemblea nazionale del Pd «partirà automaticamente il congresso» anticipato. Lo annuncia il residente Matteo Orfini. E aggiunge che nei prossimi giorni fisserà la direzione che nominerà la commissione per il congresso.
EMILIANO: QUI SI SOFFRE DA MATTI - «Qui si soffre da matti, è la prima volta che vivo una condizione del genere nel partito. Sono anche maturate istantaneamente delle amicizie...». Lo dice Michele Emiliano nel suo intervento in assemblea Pd. E i delegati della minoranza in platea applaudono. E aggiunge: «Abbiamo un patrimonio che come dice Orlando ci potrebbe consentire in poche settimane di convocare l'Italia intera su una piattaforma programmatica assieme alla campagna elettorale per le prossime amministrative. Noi avevamo avuto l’impressione che il Pd volesse saltare questi passaggi e saltare alle elezioni ma il segretario mi ha detto che non era mai stata sua intenzione andare a votare e io gli credo. A questo punto se non abbiamo urgenza di chiudere la legislatura mi chiedo se è possibile in questa situazione difficile ritrovare le ragioni dell’unità».
EMILIANO: RENZI FACCIA OGNI SFORZO - «Vi consegno stasera con la massima determinazione ma anche affetto e rispetto, consegno al segretario la possibilità vera e reale di togliere anche a me ogni alibi al processo di scissione: siete in grado di dare una mano a Renzi a risolvere un problema che è solo di metodo per evitare un esito negativo, condividere una strada che metta insieme un punto di vista dei tre candidati». Così in assemblea Michele Emiliano aggiungendo che «se stasera non troviamo un punto di equilibrio sarà difficile spiegare agli italiani che questo è il partito a cui affidare il futuro dell’Italia».
ROSSI-EMILIANO-SPERANZA: RENZI SCEGLIE SCISSIONE - «Anche oggi nei nostri interventi in assemblea c'è stato un ennesimo generoso tentativo unitario. È purtroppo caduto nel nulla. Abbiamo atteso invano un’assunzione delle questioni politiche che erano state poste, non solo da noi, ma anche in altri interventi di esponenti della maggioranza del partito. La replica finale non è neanche stata fatta. È ormai chiaro che è Renzi ad aver scelto la strada della scissione assumendosi così una responsabilità gravissima». Lo affermano Michele Emiliano, Enrico Rossi, Roberto Speranza.