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Rubata a Carpino la bara
del «cantore delle nacchere»

 
Flavio Campanella

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Flavio Campanella

Antonio Piccininno, l’ultimo dei “Cantori di Carpino"

Antonio Piccininno, l’ultimo dei “Cantori di Carpino"

Lunedì 19 Dicembre 2016, 12:55

18:36

CARPINO (FOGGIA) - Per anni e anni ha fatto ballare il Gargano. E non solo. Le sue interpretazioni erano ormai conosciute nel mondo. Il 'cantore delle naccherè era un uomo dal temperamento forte, attaccato alla propria terra, alla propria famiglia e soprattutto alla musica popolare che ha portato ovunque: questo era Antonio Piccininno, pastore e contadino di Carpino, uno dei più anziani cantori della musica tradizionale del Gargano (con Andrea Sacco ed Antonio Maccarone). E’ morto dieci giorni fa all’età di 100 anni. Un uomo molto amato nella sua terra oggi sotto shock: la bara che conteneva le spoglie del cantore è stata rubata.
I ladri hanno agito di notte. Nel cimitero di Carpino non ci sono telecamere: di certo ad agire devono essere state più persone che hanno rotto la lapide e portato via la bara, caricandola presumibilmente su un furgone. Ad accorgersi di quanto avvenuto sono stati questa mattina i due figli di 'zì' Antonio, Michele e Carlo, che hanno dato l’allarme ai carabinieri. La famiglia è sconvolta e sgomento viene espresso anche dai 'Cantori di Carpinò, il gruppo fondato da Antonio Piccininno che seppe sempre unire nella sua vita le interpretazioni musicali con i racconti della vita contadina, fonte di ispirazione dei canti popolari e dei canti d’amore.
Su Piccininno è stato scritto un libro (di Salvatore Villani), che contiene anche un Cd con un repertorio dei suoi canti popolari. Non solo. Vincitore di vari premi (tra cui il premio La Zampogna, uno dei più importanti nazionali di musica popolare), è stato anche tra i protagonisti del film Craj (2005) di Davide Marengo, sulla musica tradizionale pugliese. Oggetto di studi da parte di musicologi, zì Antonio è stato portato alla ribalta nazionale dai cantautori e musicisti Eugenio Bennato (la prima esibizione fuori dai contesti tradizionali risale all’8 aprile 1980 presso il Teatro San Ferdinando di Napoli) e Teresa De Sio. La musica lo ha accompagnato sino agli ultimi giorni della sua vita e il palco era la sua vera casa. La notizia della profanazione della tomba e del furto della bara dove riposavano le spoglie del cantore ha colpito profondamente il paese. Gli investigatori tendono ad escludere che possa trattarsi di un atto vandalico fine a se stesso: chi ha agito ha agito perchè era sicuramente interessato a quella tomba. I ladri hanno divelto la lapide e poi hanno portato via la bara. Ad agire potrebbero essere stati dei mitomani ma è anche ipotizzabile che il movente possa essere la richiesta di un riscatto.

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