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Consorzi bonifica, altra beffa
L'inchiesta ora non serve più

 
Consorzi bonifica, altra beffa  L'inchiesta ora non serve più

Venerdì 04 Novembre 2016, 11:31

di MASSIMILIANO SCAGLIARINI

BARI - La relazione conclusiva della commissione d’inchiesta sui Consorzi di bonifica, così com’è, non è approvabile. E non soltanto perché da marzo a novembre non è stato possibile rispondere a tutti i quesiti relativi allo sfascio degli enti commissariati. Ma anche perché gli uffici dell’assessorato all’Agricoltura hanno vibratamente protestato con il relatore, Paolo Pellegrino di «Puglia per Emiliano»: non è vero - gli è stato fatto notare - che non sono state fornite le delibere, e soprattutto non è vero che è mancata la sorveglianza sui bilanci. Ma nei fatti, qualunque saranno le conclusioni di questa inchiesta, la relazione rischia di non servire a nulla.

Ieri pomeriggio era in programma la riunione che avrebbe dovuto approvare il documento conclusivo. Una relazione, anticipata ieri dalla «Gazzetta», che risponde solo a 3 dei quesiti iniziali e ignora quelli più importanti: nessuna spiegazione su come sono stati utilizzati i fondi, solo la generica attribuzione di colpe agli uffici regionali. E infatti la reazione più forte è arrivata dall’assessorato all’Agricoltura: «Abbiamo fornito tutti i documenti richiesti, ciò che non è stato fornito ci è stato chiesto solo oggi». È per questo che lo stesso Pellegrino ha chiesto al presidente Gianni Stea (Ncd) un rinvio della riunione a lunedì «per acquisire ulteriore documentazione». Carte che serviranno a cancellare, anche, l’unica responsabilità identificata dalla relazione: il fatto che la Regione non avrebbe vigilato sui bilanci. «La vigilanza sui consorzi - ha però fatto sapere l’assessorato - spettava al commissario. Il fatto che i bilanci di esercizio predisposti dal commissario non includessero la debitoria pregressa non poteva essere motivo di bocciatura, sia perché la Regione non ha competenza diretta su enti formalmente autonomi sia perché il commissario già agisce in nome della Regione».

Sulle spalle dei pugliesi restano dunque almeno 236 milioni di debiti, accumulati chissà come, che oggi rischiano di pesare quasi interamente sui bilanci regionali (e dunque sulle tasse). La sospensione dei contributi di bonifica dal 2003 è l’unica causa di crisi identificata dalla relazione Pellegrino, che ha invece evitato («Non avevamo i mezzi per farlo», si è giustificato ieri) di analizzare come siano stati utilizzati i 160 milioni di anticipazioni erogate dalla Regione. Eppure anche dalle carte acquisite dalla commissione emerge come i Consorzi di bonifica erano - e sono - un pezzo del sistema di potere che ruota intorno alla Regione. Hanno gestito per anni le assunzioni in autonomia, hanno beneficiato di un contratto di lavoro estremamente munifico che garantisce stipendi di tutto rispetto su 14 mensilità (più o meno il doppio a parità di qualifica rispetto a un dipendente regionale) e grazie al trucco dei «Pov» (i Piani di organizzazione variabile) hanno erogato promozioni a pioggia. In più, un 15% della forza lavoro dei Consorzi ha già raggiunto i 40 anni di contributi ma non l’età anagrafica necessaria per andare in pensione (effetto della Fornero) e pesa sui conti in maniera enorme. Per non parlare di consulenti e spese legali (300 euro a ricorso contro gli avvisi di pagamento, ce ne sono migliaia) che alimentano un ricco sottobosco di incarichi.

C’è comunque il rischio che la relazione della commissione di indagine resti un atto privo di effetto. La legge di riforma dei Consorzi, incardinata ad agosto, è infatti già corredata da una analisi firmata dal subcommissario Massimo Russo che descrive, ente per ente, la situazione debitoria e i costi delle varie funzioni (irrigazione e bonifica). È su questo documento - e non su quello della commissione d’inchiesta - che il Consiglio, entro novembre, affronterà la riforma.

L’inchiesta, dunque, si conferma un flop. E, oltretutto, è possibile che lunedì alcuni commissari votino contro la relazione-Pellegrino (è agli atti ad esempio il dissenso di Ventola e Franzoso). Il gruppo grillino, con Marco Galante, pur condividendo la relazione di Pellegrino (lo ha messo per iscritto il 26 ottobre) ieri ha provato a correggere il tiro: «Vogliamo sottoporre tutti i documenti in nostro possesso all’attenzione della Corte dei Conti, per l’accertamento della sussistenza di eventuali danni erariali. Possiamo affermare di aver raggiunto un importante obiettivo, puntare il faro sulla vera ed unica responsabile della disastrosa situazione finanziaria dei Consorzi: la politica».

Ma ora il punto vero è portare a casa entro fine anno la riforma dei Consorzi. Nella legge predisposta dall’assessore Leo Di Gioia c’era l’ipotesi di trasferire l’irrigazione a una nuova agenzia. Negli scorsi giorni è stato chiesto un parere all’avvocatura regionale per capire se è possibile assegnare questo compito direttamente ad Acquedotto Pugliese. Una decisione che andrebbe a soddisfare le richieste del Pd.

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