La Dia - direzione investigativa antimafia - conta 28 clan in Capitanata, secondo una vecchia mappa della criminalità realizzata negli anni scorsi da squadra mobile e carabinieri del reparto operativo, mappa poi in parte cambiata per via di nuovi ingressi, omicidi di vecchi boss, «eliminazione» giudiziaria di batterie per via blitz e processi. Due pagine della relazione semestrale al Parlamento redatta dalla Dia relativa all’andamento della criminalità foggiana nel secondo semestre del 2015 sono dedicate ai presunti clan di cui viene «tracciata l’operatività» e le presunte alleanze.
In cima c’è la «Società», la mafia di Foggia nata negli anni Ottanta, una volta struttura verticistica e unitaria, da decenni ormai divisa in tre batterie. C’è il clan Sinesi/Francavilla «originario di Foggia: a fronte di una storica rivalità con il gruppo Moretti/Pellegrino/Lanza, avrebbe raggiunto l’accordo con il clan Trisciuoglio/Mansueto/Prencipe con il quale era da anni in conflitto armato. Il gruppo Francavilla risulta in contatto con la criminalità organizzata di San Severo» si legge nella relazione Dia. C’è poi «il clan Trisciuoglio/Prencipe/Mansueto originario di Foggia e alleato con il gruppo Romito». In realtà quello che una volta era il clan Trisciuoglio/Prencipe coinvolto nella guerra del 2002-2003 con i rivali Sinesi/Francavilla (la più cruenta delle 7 guerre di mafia con 14 omicidi e 4 agguati falliti in 15 mesi), si è poi trasformato dal 2006 nel clan Trisciuoglio/Tolonese, mentre Lilino Mansueto è morto ammazzato il 24 giugno 2011, delitto ancora non risolto. Nell’organigramma della «Società» c’è infine - dice la Dia - «il clan Moretti/Pellegrino/Lanza operante in provincia» (ma agisce soprattutto in città) «in contatto con la famiglia Gallone di Trinitapoli e contrapposto ai clan Sinesi/Francavilla e Trisciuoglio/Prencipe/Mansueto».
Su Cerignola la Dia parla di gruppo «ex Piarulli-Ferraro» (secondo la vecchia definizione del maxi-processo «Cartagine» degli anni Novanta, Ferraro è morto in carcere anni e anni fa) «attivo su Cerignola, dove opera anche il clan Di Tommaso» (il capo-clan fu ucciso anni fa e da tempo non si hanno notizie giudiziarie sull’attività del presunto gruppo). La Dia parla poi nel basso Tavoliere di gruppo Gaeta «in stretto contatto con la criminalità di Cerignola»: ritenuto operante nella zona di Orta Nova, il presunto clan Gaeta fu al centro dell’inchiesta «Veleno» del settembre 2007 con circa 60 arresti e il processo che ha però ridimensionato l’impostazione accusatoria: assoluzioni per mafia (si parlava anche di ecomafia e di condizionamento della vita amministrativa) e qualche condanna per droga e truffa all’Inps. Sempre nel basso Tavoliere ci sono il gruppo Masciavè «stanziato da oltre un ventennio a Stornara»; e il clan Gallone di Trinitapoli, che sarebbe attivo nel settore droga e legato al gruppo Moretti
Su Lucera la Dia parla ancora di «gruppo Tedesco che risulta in contrasto con il clan Bayan-Papa-Ricci», ma la guerra tra clan lucerini che risale alla fine dello scorso secolo ed agli inizi del nuovo, fu stroncata da una serie di arresti e blitz sui seguirono pesanti condanne, anche all’ergastolo.
Nella zona dell’alto Tavoliere la Dia si sofferma sui seguenti gruppi: «Salvatore ex Campanaro che opera in sinergia con il gruppo Testa-Bredice ed è in contatto altresì con la criminalità organizzata foggiana; ex Palumbo» (Severino Palumbo fu ucciso nel 2015, mentre risale ai primi del nuovo secolo l’omicidio di Agostino Campanaro) «che mantiene contatti con i gruppi operanti a San Severo e Foggia, in particolare i Francavilla; Testa/Bredice originario di San Severo che ha influenza nell’area di Torremaggiore e Apricena e mantiene contatti con la criminalità foggiana e del Gargano; Russi, originario di San Severo e con la propria base operativa nel quartiere “Luisa Fantasia”; DAloia/Di Summa, originario di Torremaggiore e Poggio Imperiale, mantiene contatti con la criminalità di San Severo, Foggia e del Gargano, in particolare nella zona di San Marco in Lamis, al pari del gruppo Cursio/Padula originario di Apricena». Va rimarcato che se molti dei nomi indicati in questa mappa della zona dell’alto Tavoliere sono stati coinvolti in passato in blitz contro la criminalità, da tempo non danno più... notizie di sé dal punto di vista giudiziario.
Sul Gargano la Dia «posiziona» il gruppo «Alfieri/Primosa/Basta che nel corso della faida trentennale con il clan Libergolis ha visto la maggior parte dei suoi elementi trasferirsi da Monte Sant’Angelo in provincia di Milano»; il clan «Libergolis o clan dei montanari, originario di Monte Sant’Angelo opera in sinergia con il clan Francavilla di Foggia: di recente» (in realtà la guerra risale al 2008/2009) «si è posto in contrapposizione al clan Romito di Manfredonia, prima suo alleato». Quanto al clan Libergolis una volta egemone su tutto il Gargano, la sua forza si è ridimensionata dopo una serie di omicidi e soprattutto in seguito al maxi-processo alla mafia garganica dei primi anni del nuovo secolo con condanne pesantissime per gli esponenti di vertice.
Proseguendo la «mappatura» dei clan sul Gargano, la Dia parla di gruppo Romito (uscito indenne dal maxi-processo alla mafia garganica con una serie di assoluzioni, ma anche con la rivelazione che alcuni suoi esponenti erano informatori dei carabinieri) «originario di Manfredonia e che mantiene rapporti con il clan Trisciuoglio/Prencipe/Mansueto di Foggia e con la malavita di Cerignola, mentre è in forte contrasto con il clan Libergolis prima suo alleato». Ci sono poi i gruppi «Gentile, originario di Mattinata e con contatti diretti con i Romito e la criminalità di Vieste; Ricucci, originario della frazione di Macchia e in contatto con i Romito; Notarangelo, operante in Vieste ma che dopo l’uccisione del capo» (Angelo Notarangelo detto «cintaridd’» fu ucciso in un agguato di Mafia alle porte di Vieste nel gennaio 2015) «risulta fortemente destabilizzato»; «Frattaruolo» (dopo una condanna per droga nel maxi-processo alla mafia, non più coinvolto in inchieste giudiziarie) «originario di Vieste e in contatto con gruppi del Gargano e la criminalità cerignolana»; «Prencipe» (ma «Giovannuzzo» dopo la condanna nel maxi-processo alla mafia garganica è uscito da inchieste giudiziarie) «originario di San Giovanni Rotondo e vicino ai Libergolis».
Si richiamano ancora una volta alle inchieste sulla mafia garganica gli altri tre clan indicati nella relazione semestrale della Dia. Tra San Marco in Lamis e Rignano opererebbero il gruppo Martino e i presunti rivali Di Claudio-Mancini: ma va detto che il processo «free valley», costola della più ampia inchiesta sulla mafia garganica, escluse la mafiosità dei gruppi. Infine la Dia parla di clan Ciavarrella «originario di San Nicandro e in forte contrapposizione con il gruppo Tarantino». La parabola della famiglia Ciavarrella richiama quella dei Libergolis: inizialmente coinvolta nella faida con i Tarantino con una ventina di morti ammazzati dall’81 al nuovo secolo, il clan Ciavarrella è stato sgominato dall’inchiesta sulla mafia garganica con una serie di condanne pesantissime.