PISA - La notizia della morte del piccolo Davide Marasco, il bambino nato a Foggia il 28 aprile scorso e affetto dalla sindrome di Potter, curato d'autorità nonostante le perplessità dei genitori cui venne tolta la patria potestà, suscita riflessioni e polemiche.
Il piccolo, nato senza reni e ureteri con una ipoplasia polmonare e malformazioni scheletriche e facciali, era ricoverato all'ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari nel reparto di terapia intensiva neonatale. Dopo la nascita i medici avevano detto che per lui non c'erano speranze. Dopo qualche giorno il bambino aveva però iniziato a respirare autonomamente e il primario del reparto di neonatologia del nosocomio foggiano aveva stabilito che poteva essere trasferito in un centro specializzato. I genitori avevano chiesto del tempo per decidere ma la sera si sono visti arrivare i carabinieri che li hanno informati che non avevano più la patria potestà affidata al primario di neonatologia, che ha deciso di trasferire il piccolo all'ospedale pediatrico barese per sottoporlo alla dialisi. Il 31 maggio il tribunale dei minorenni di Bari aveva riaffidato la patria potestà ai genitori stabilendo che dovevano continuare a tenere in cura il bambino.
LA POSIZIONE POLEMICA DELLA CONSULTA DI BIOETICA
«La sindrome di Potter dalla prognosi costantemente infausta - scrive oggi la consulta di bioetica di Pisa - e ritenuta dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) incompatibile con la vita, porta generalmente a morte alla nascita o subito dopo. In questi casi l'Oms consiglia di non procedere a rianimazione e di interrompere le cure intensive che diventano un palese atto di accanimento terapeutico. Non fu così per Davide ai cui genitori, accusati di rimanere perplessi di fronte alla proposta di terapie intensive, venne, addirittura, sospesa la patria potestà dal tribunale dei minori di Bari. Con un atto di violenza inaudita si sottrasse ai genitori la possibilità di scegliere il meglio per il proprio figlio in nome di un vitalismo sempre meno legato alle prospettive concrete di vita e sempre più riferito a un'astratta e crudele ideologia: la sopravvivenza a tutti i costi».
La consulta di bioetica pisana (Seila Bernacchi, Maria Serenella Pignotti, neonatologa e medico-legale dell'ospedale Meyer di Firenze, Sergio Bartolommei, coordinatore della consulta di bioetica) ricorda che il caso suscitò reazioni opposte. «Mentre lo zio del piccolo Davide fece circolare una petizione per consentire ai genitori di recuperare la potestà e scegliere la 'cosa giusta' per il figlio, altri, non esclusi parlamentari zelanti, parlarono senza cognizione di 'cinismo' dei genitori. Ieri Davide è morto, non, come la natura avrebbe voluto in poco tempo, assistito con cure compassionevoli e tra le braccia della madre, ma dopo una sofferenza di quasi tre mesi inflitta a lui e ai familiari che hanno solo potuto assistere impotenti ai beffardi trionfi del paternalismo medico. La consulta di bioetica di Pisa - conclude la nota - condanna fermamente la dittatura della crudeltà della 'vita a tutti i costi', ancor di più quando i costi in termini di sofferenza sono così alti, inutili e imposti ad altri nel disprezzo della volontà dei diretti interessati».

Domenica 20 Luglio 2008, 00:00
04 Dicembre 2024, 19:37