VENEZIA - La Procura di Roma alza il coperchio sull'"affaire» Veneto Banca, presentando il conto a Vincenzo Consoli e agli ex manager dell’istituto, per il tracollo finanziario che ha coinvolto migliaia di risparmiatori.
L’ex ad, vero 'dominus' della banca fino al luglio 2015, è stato posto agli arresti domiciliari per le ipotesi di aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza (Bankitalia e Consob). Con lui sono indagate altre 14 persone che hanno tenuto le redini di Montebelluna tra il 2013 e il 2014, prima dell’azzeramento del valore delle azioni e l’ingresso del fondo Atlante, che ora ha il 97,64%. Tra questi, gli ex presidenti Flavio Trinca, Francesco Favotto (quest’ultimo dall’aprile 2014 all’ottobre 2015), poi Stefano Bertolo, responsabile della direzione centrale amministrazione dal 2008 al 2014, Flavio Marcolin, ex responsabile degli affari societari e legali, e con loro ex componenti del collegio sindacale e dirigenti di fascia alta.
Un vero terremoto. Ma anche una sorpresa sul piano giudiziario, se confrontato con l’inchiesta-fotocopia sulla Popolare di Vicenza dell’ex presidente Zonin. Fascicolo in mano ai magistrati berici che, a differenza di quelli della capitale, si sono limitati ad indagare Zonin e gli altri manager, senza far scattare gli arresti. La differenza, spiega il Gip Vilma Passamonti nell’ordinanza per Consoli, è che per quest’ultimo esiste il requisito «dell’attualità» della condotta illecita. Consoli, in sostanza, avrebbe esercitato ancora pressioni sul management e sui grandi clienti-azionisti dell’istituto. Le indagini, hanno permesso di costatare «non solo il pericolo che Consoli si determini a commettere reati analoghi a quelli per cui si procede, ma anche a comprovare l’attualità di tale pericolo». Dalle intercettazioni telefoniche - è detto nella misura restrittiva - «vi sono conferme che rendono concreta l'ipotesi dell’attuale possibilità di incidenza nelle scelte di politica aziendale» da parte di Consoli. Il quale, a dispetto delle dimissioni rassegnate un anno fa, «non ha mai interrotto quel rapporto fiduciario o di matrice personalistica con alcuni operatori e investitori del mercato e ancora oggi è in grado di intervenire», esercitando «pressioni esterne su manager o dipendenti o taluni consiglieri».
Ipotesi respinta dal difensore dell’ex ad, l’avvocato Alessandro Moscatelli: «dal luglio dello scorso anno - ha detto - il dottor Consoli si è dimesso ed è fuori dalla banca, e il 29 settembre del 2015 ha reso un lungo interrogatorio davanti ai pubblici ministeri che stanno conducendo l’indagine su Veneto Banca. In sostanza da oltre un anno aveva staccato la spina e non parlava più con nessuno del vecchio ambiente».
Procura e Tribunale di Roma non la pensano così. Emblematico, per il gip, il contenuto di un’intercettazione in cui Consoli sottolinea di «essere l’unico conoscitore del grande capitale della banca». E ancora, scrive il Gip, emergono vicende e circostanze che inducono a pensare che Consoli «benchè ormai fuori dal perimetro aziendale, stia continuando ad attingere, in seno alla banca, dati e notizie di natura riservata, operando in collaborazione e in sinergia con ulteriori ex esponenti di Veneto Banca».
Il 'profittò del reato stimato dai magistrati ammonta a 45,425 milioni di euro. E’ questo il valore che dei sequestri chiesti dal pm a carico dell’ex ad di Veneto Banca. Per ora gli uomini della Polizia valutaria e tributaria della Gdf di Venezia, hanno sequestrato il palazzo di Vicenza in cui Consoli risiede, per un un valore di 1,8 milioni, e dove stamani gli hanno notificato l’ordinanza di custodia.
Quando a Montebelluna si è sparsa la notizia, un gruppo di ex azionisti di Veneto Banca ha stappato qualche bottiglia di prosecco. Un brindisi amaro, sulle disavventure altrui questa volta. Anche se il fondo Atlante ha deciso di accelerare sull'azione di responsabilità verso i vecchi 'padronì della popolare, sono in pochi a credere che recupereranno i loro soldi. Intanto l’istituto si prepara al nuovo cambio di pelle, l'8 agosto prossimo, con l’assemblea in cui gli attuali vertici, a partire dal presidente Stefano Ambrosini, si presenteranno dimissionari. La lista dei candidati, infatti, la presenterà il fondo-salva banche.
















