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Anche i fratelli russi si scrofanano il crudo di mare

 
Anche i fratelli russi si scrofanano il crudo di mare

Il Polpista esulta: unità virale in città

Lunedì 09 Maggio 2016, 19:22

ALBERTO SELVAGGI

Il Polpista, massimo cultore del polpo e dei frutti di mare crudi, campione, anzi supereroe di una tradizione epatitica senza eguali, ben noto ai Lettori di questa rubrica, tra i festeggiamenti per San Nicola pattuglia fiero il suo feudo di Nderre a’ la Lanze, il vicino Molo Sant’Antonio con il Mercato, tratti di costa battuti da spacciatori di allievi, pescherie circostanti. E un sorriso tronfio gli irradia la faccia: il suo destino s’è adempiuto. La vittoria è totale. E finalmente anche i russi, sì, perfino i russi degli orsi e dei ghiacci stanno diventando tossicodipendenti da ogni forma di crudità marinara. In certi casi superando gli stessi barivecchiani e i residenti dei quartieri popolari.

È un fenomeno nuovo. Straordinario. Che s’è insinuato nelle papille dei nostri fratelli post-sovietici. I quali adesso, oltre al Santo di Myra, condividono con noi anche la fame di cirri, ricci, cozze lisce o impellicciate. Noci bianche, taratuffi, schiuma di mare ingollata dai bicchierini o al cucchiaio, crostacei, e musci, tanti, come gioiscono i pescatori della Lanza con le tasche ingravidate per parti quadrigemellari.

I russi non importano frutti di mare. «In patria - dicono i volontari della Chiesa Russa davanti al chiosco che vende caramelle gommate a forma di octopus (Happy Gammy Polpo) – non andiamo oltre il pesce marinato in aceto», o la fantasia di granchi e calamaretti con cetrioli e peperoni. Il mese di consumo massimo, anche a Eataly, tra le mete dei raid, è maggio. Già prima della festa odierna dell’8 e oltre la corrispettiva ortodossa del 22. E poi dicembre, con la calata di migliaia di pellegrini, di vescovi da Mosca e da San Pietroburgo per le celebrazioni liturgiche del Taumaturgo. Sul Molo San Nicola compaiono spesso di buon mattino, rubicondi, felici, e soprattutto assatanati. Divisi in gruppetti, supportati dai severi, ma sempre affabili, preti ortodossi. Appaltano il tratto della Lanza più vicino al mare, appollaiandosi anche attorno ai tavolini rossi del bar Chiringuito, e beccano leccornie salmastre come gazze. «Mangiano tutto. Tutto! E scialano cinque, dieci volte di più di un barese du cacchi’», dicono i pescatori in stivali.

L’orgia gastrica, della durata di ore in certi casi, è climatizzata da prosecco e vino bianco. Parecchi, essendo la Russia il maggior paese consumatore di birra nel mondo, integrano con la Peroni nostrana. Ma c’è anche chi, per azione antisettica contro la tempesta virale, trinca bicchierini di vodka o grappini scartavetranti.

Galina Khvostikova, vicepresidente dell’associazione «Prima – Ponte Russia-Italia migliori amici», la considera ormai «pratica abbastanza comune». Un 60-70 per cento dei connazionali che porta in visita guidata «provano il crudo di mare, mentre il restante 30 ne è schifato». Il marito Fabio Romano, barese, nel suo negozio «Delizie dell’Est» di gastronomia e articoli da regalo, menziona «frequenti casi di conversione alle nostre consuetudini un po’ tossiche, tanto da metterci talvolta in minoranza». Senza contare la generosità che spira dalla Federazione e dal Patriarcato. Il Polpista, sgrosciatore seriale, lo sa. E dopo aver ronzato attorno agli arricciatori professionisti dispensando consigli saccenti, mal sopportato, nella consueta tenuta (maglietta e short con tentacoli a stampa della Hype, cap New Era arancio fluo, scarpette Vans «Old Skool») si appropinqua davanti il Chiringuito ai russi laici e religiosi, intenti a triturare.

La comitiva lo accoglie con divertito stupore, come l’Orso con Masha: «Bot oho kak!». Gli offre nutrimento ittico e (burp) alcol. Egli, savio, ha sempre con sé il coltellino cozzalo. Per cui si empie lo ventre pressurizzato. Occasione che lascia prefigurare ulteriori iniziative di comunione alimentare: corsi di morso all’ottopode appena pescato, presso il Centro di Cultura Russa di via Benedetto Croce, o nelle sedi dell’Associazione Puglia-Russia. Seminari di Filosofia morale del crudo presso l’Istituto umanistico pedagogico di Mosca. E coaching per la coltivazione di cozze al plutonio nelle vasche da bagno del Cremlino, da offrire a cena ai giornalisti investigativi durante le loro trasferte, accompagnate dal biglietto, «con la stima del presidente Vladimir Putin».

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