di ALBERTO SELVAGGI
L’Ultratifoso del Bari ha vita amara. Perché rappresenta all’estremo una categoria che già si spreme sugli spalti. Esulta dieci volte di più, dieci volte piange. E, sulla prima linea della guerra di calci e di testate, deve guardare avanti. Anticipare i falli mentre gli spettatori gridano «gol» come sioux dipinti rosso e bianco. Per cui, soprattutto, si lamenta. E lascia cadere un «sì, però...» pure per il vittorioso 1-2 di ieri a Livorno, affinché il fuoricasa prossimo non diventi 2-1.
L’Ultratifoso è sempre incazzato. Se lo saluti risponde soltanto, «uè, ciao». Perché in fronte ha incuneato il Pensiero Unico. Cura i suoi figli che sono i calciatori, li ammonisce come un arbitro con bandana kamikaze. Strapazza preventivamente Paparesta che è una specie di marito, perché non sa che cosa ha fatto, ma Gianluca – come dicono delle mogli i corteggiatori asiatici della società – lo sa. Pervaso da un amore incontrollato, animalesco, che era un galletto nel tempo andato.
L’Ultratifoso lo riconosci in Gianmarco «Bistekka» che viene fuori infuriato dalle cucine di Istinti Mercantili (nome del gruppo ultras del Madonnella nato nel ’97 e chiuso nel 2011) perché vede le sedie colorate dell’osteria luculliana in cui campeggia lo stendardo con la Caravella e «i. m.», su via Celentano, accoppiate nel giallorosso Lecce: «Chi c… le ha messe così?!». O quando il 4 aprile Andrea, suo compare, incolla l’avviso all’ingresso del locale: «Chiusura straordinaria per partita casalinga della Bari».
L’Ultratifoso non mangia perché soffre troppo: beve Borghetti e Peroni. Per quanto rattuso, lascerebbe pure Belen vergine (vergine?) per seguire la squadra sul megaschermo del centro scommesse, se non ha soldi per lo stadio. E se è nato femmina si strappa i capelli con le rivali non gemellate, abbattendole con tuzzi carpiati.
L’Ultratifoso in curva vomita quando capisce che «bariunicoamore» «labaripersempre» è spacciata. Strangola la moglie se l’arbitro si rivela più venduto della media, ma poi la rianima: «Ou, scusa». Annaspa puro e feroce in un mondo sportivo che è una vergogna, schifa i politici cornuti che succhiano voti pure dai tifosi, e pur di sopravvivere da santo del pallone è pronto a farsi orbo. Conta le scarpette dei calciatori quando l’insonnia da serie B lo erode. Può girare per la città nudo, o ricoperto di sciarpe, felpe, berretti, slip e boxer prodotti con marchio FC Bari 1908, che sforna mirabilie online e nei negozi. E al figlioletto, prima ancora che abbia imparato a pronunciare «mamma» (o «forza Bari», è meglio), schiaffa la tutina, il bavaglino e le babbucce rosse del football club.
Lo incontri nel panificio olezzante come Rodolfo Lavandino (Valentino) di - «frit-frit» (sarebbe lo spruzzo del dispenser) - «Profumo del Bari». Oppure fetentone: lo sguardo giustiziere lo rivela al mondo. E se nel cuore gli batte pure un corner da ziellaro sciccoso, in stile Alcol Bari Ultras, te lo vedi in sella allo scooter biancorosso esposto da Mannarini sul quale FC Bari 1908 ha posato l’impronta.
L’Ultratifoso sa che, pure se sul campo di calcetto viene ferito dai nostri Maniero o Sansone, soffrirà in silenzio («kittem..!»), rivalendosi sul compagno che lo ha portato allo scontro sotto porta: «Non ti potevi stare al posto tuo?! Kigghiòn’!». Denuncia invece il prof del figlio che in classe ha detto urbi et orbi: «Ragazzi, non diventate tanti scemetti che perdono la testa per il calcio, a me del Bari non frega niente…». Formulando accuse: «L’insegnante… Il giorno… Asserette (o asserì)… Infangando la storia della nostra Città, la politica e le istituzioni…».
L’Ultratifoso in bocca ha sempre Michele Salomone. Fa la faccia brutta se in tv il giornalista ha 11 decimi di secondo di incertezza elencando i numeri di corner di Genoa-Bari del 1979: «A Salomone sempre massimo rispetto, ci mancherebbe, però da lui non me l’aspettavo proprio». E quando Michele, il 21 marzo, nell’Hotel Parco dei Principi ha festeggiato i suoi primi «40 anni di giornalismo» in un’orgia di autorità e di pubblico, s’è commosso. Tanto che da quel giorno a Bari sono nati i «Salomonisti», derivati genetici radiotelevisivi degli Ultratifosi.
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