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Bari, no dall’università al giro di vite del governo

Bari, no dall’università al giro di vite del governo

 
Bari, no dall’università al giro di vite del governo

Giovedì 31 Ottobre 2013, 09:32

03 Febbraio 2016, 03:50

di Luca Barile

BARI - Il dibattito sul futuro delle università pubbliche resta infuocato. Dopo il decreto del ministro Maria Chiara Carrozza, pubblicato il 17 ottobre scorso, si discute del sistema con cui il governo ha distribuito agli atenei italiani le risorse utilizzabili a livello nazionale per le assunzioni di personale nel 2013.

Ha colpito lo squilibrio tra le sedi più foraggiate e quelle più penalizzate, con una concentrazione di risorse soprattutto al Nord, piuttosto che al Sud. Ma dall’ambito politico, la discussione sta rientrando in quello del diritto. «Il problema è stata la scelta dei criteri utilizzati per l’attribuzione dei punti organico (il metro di misura, ndr, per il reclutamento)», afferma Vito Plantamura, ricercatore del dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Bari e tra i fondatori dell’Apri, associazione dei precari della ricerca. È stato un suo collega dell’Università di Cagliari, nonché cofondatore dell’Apri, il matematico Beniamino Cappelletti Montano, a sollevare il problema con un articolo sulla sproporzione delle assegnazioni, apparso sul sito di settore «Roars».

«Il ministro Carrozza – aggiunge Plantamura – sostiene di non aver operato alcuna scelta, di aver avuto le mani legate dalla normativa sui criteri, che era stata prevista dalla revisione della spesa del precedente governo Monti». E invece, pare che non sia andata così. «Ha applicato – dei criteri restrittivi – prosegue lo studioso di diritto – che, per legge, valevano solo per il 2012». Il passaggio è fondamentale.

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