BARI - Negli ultimi anni avevano fatto perdere le loro tracce, in pochi giorni si sono registrati sei casi. Un dato che ha fatto scattare l’allarme negli esperti a tal punto da diramare una sorta di avviso ai bagnanti. se le meduse rappresentano il pericolo più ricorrente per i nostri mari, da un po’ di tempo a questa parte si è (ri)affacciato un nuovo animale marino pericoloso: gli anemoni di mare.
Contrariamente alle meduse, che «nuotano» in acqua, gli anemoni -pur facendo parte della famiglia dei cosiddetti «celenterati» - vivono sugli scogli a pelo d’acqua o su quelli immersi. Apparentemente vengono scambiate per delle erbe marine, ma l’ignaro bagnante - il più delle volte le vittime sono i bambini - non sa di confrontarsi con un pericolo. Attraverso quei sottili aculei trasmette un veleno che, oltre alla reazione sulla pelle (che si manifesta con vesciche o vere e proprie lesioni), penetra nel sangue rischiando di provocare altri tipi di complicazione. Pochi giorni fa, una bimba di due anni - ricoverata in osservazione al Policlinico - che aveva fatto il bagno a Cozze, si era addormentata subito dopo il contatto. Mentre per la medusa, la reazione (e il dolore) è immediato anche se la comparsa di arrossamenti sulla pelle può arirvare a distanza di alcune ore, nel caso dell’anemone le conseguenze possono manifestarsi anche a distanza di qualche minuto. Come giò detto, oltre a problemi sulla pelle che si localizzano sui glutei, sulla faccia posteriore delle cosce e i polsi (vescicole disposte in maniera lineare in zone circoscritte, fino a bolle e necrosi cutanee in zone più ampie), possono verificarsi altri sintomi come stordimento, calo di pressione, tachicardia, sintomi neurologici e casi di shock.
A notare una strana impennata dei casi è stato il prof. Domenico Bonamonte, responsabile dell’ambulatorio di dermatologia pediatrica (universitaria) del Policlinico e uno degli autori del testo sulle «Dermatologie acquatiche» che prende in esame i vari casi di «punture» da mare (ad esempio gli «sparasalsa»). «Sei casi nel giro di pochi giorni - precisa il medico - ci hanno fatto capire che qualcosa non andava. Il perchè non ce lo spieghiamo, forse è legato al tardivo aumento delle temperature. Sta di fatto che in così poco tempo non si erano verificati mai tutti questi casi ricollegabili alla stessa causa, cioè l’anemone di mare». Impossibile fare una stima dei casi, perchè molti vengono trattati in loco, altri presso le guardie mediche e solo una parte - i casi più gravi - finiscono al pronto soccorso o nei reparti specialistici.
















