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LEGAMBIENTE
08 Gennaio 2016
BARI - «Nell’apprezzare il lavoro svolto dalla Procura di Trani torniamo a ribadire la nostra contrarietà rispetto alla ulteriore permanenza di un impianto così impattante all’interno del centro abitato. Se a ciò si aggiungono le ipotesi di reato avanzate dalla magistratura è possibile che ci si possa trovare di fronte ad uno scenario inquietante, praticamente una bomba a orologeria». Così Francesco Tarantini e Giuseppe Cilli, il primo presidente di Legambiente Puglia e il secondo presidente del circolo di Barletta della stessa associazione, commentano in una nota l'inchiesta aperta dalla Procura di Trani sulla cementeria Buzzi Unicem di Barletta, che vede al momento 18 indagati.
«E' arrivato il momento di pensare e adottare concretamente soluzioni alternative - aggiungono Tarantini e Cilli - per evitare di arrecare seri danni alla salute dei cittadini e per salvaguardare la salubrità dell’aria e di avviare il percorso di risanamento locale. E’ inammissibile, peraltro, che ancora oggi non si sia proceduto ad effettuare una analisi epidemiologica, considerata l’attività della Buzzi Unicem, in esercizio da oltre 100 anni. Se le ipotesi della magistratura dovessero trovare riscontro e si aprirà il processo - concludono - ci costituiremo parte civile in sede processuale».
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