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Eurispes - La nuova frontiera del porno abbandona il web e si ricicla sul cellulare

Eurispes - La nuova frontiera del porno abbandona il web e si ricicla sul cellulare

 

Giovedì 19 Maggio 2005, 18:39

02 Febbraio 2016, 19:15

Internet pedofilia ROMA - Un consumatore che vuole essere «accudito» 24 ore su 24, ovunque si trovi e attraverso tutti i mezzi di comunicazione, da quelli tradizionali a quelli tecnologicamente più avanzati: è il nuovo pornofilo italiano secondo il quarto sulla pornografia realizzato dall' Eurispes con il patrocinio del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, presentato oggi.
Tra i sistemi preferiti per ricevere materiale porno a pagamento, avanzano i telefoni cellulari di terza generazione, che possono fornire anche foto o piccoli video, e la pay-tv, che supera il videonoleggio, mentre si registra una contrazione del mercato porno on line.

IL VOLUME D'AFFARI DELLA PORNOGRAFIA IN ITALIA - E' un mercato che cresce: negli ultimi tre anni, si è passati da un volume d'affari complessivo di 895 milioni di euro (2002) a 984 mln (2003) e a 1.101 (2004). Nel 1987, ad esempio, era equivalente a 312 milioni di euro, nel 1991 a quasi 780 milioni.

I SEXY SHOP - Registrano un aumento costante, relativamente alle vendite dei prodotti non videografici, come oggettistica, biancheria, abbigliamento, etc., dovuto - secondo l'indagine - al fatto che negli ultimi 3 anni diversi dei 400 negozi presenti sul territorio, specialmente quelli del Nord e del Centro, sono stati ampliati, segno di un buon andamento commerciale.

LE RIVISTE - In aumento anche le vendite delle riviste, grazie all'apporto di quelle contenenti annunci scambisti e dei cataloghi di prostitute/i. Alla loro diffusione e all'aumento dei siti web che ospitano annunci di sesso a pagamento si deve, secondo Eurispes, l'aumento del giro d'affari prostituzionale.

LA PAY TV MINACCIA L'HOME VIDEO - Eurispes ha stimato il volume d'affari delle televisioni che trasmettono film e altri programmi porno a pagamento pari a 247 milioni di euro nel 2004. Un settore che, quindi, conquista nuovi spazi e comincia a minacciare seriamente quello dell'home video. Nel 2003-2004, un dvd porno (prezzo medio 41,97 euro) viene comunque venduto e permutato più di quanto non lo fosse nel 2002: nei sexy shop nel 2003 questo giro d'affari è aumentato del 2% rispetto al 2002, nel 2004 si stima un ulteriore aumento dell'8%, che porta il volume d'affari a 90 milioni. Nelle videoteche, invece, si è passati da un volume di affari di 224 milioni (2002) a 226 mln (2003) e a 233 mln (2004). A ciò va aggiunto, in ogni caso, una quota (15-20%) che riguarda la commercializzazione di video pirata.

IL PORNO ON LINE - Il mercato della pornografia telematica è quello che ha subito le maggiori oscillazioni negli ultimi tre anni. Si è infatti passati dai 224 milioni del 2002 ai 301 del 2003, che sono poi crollati a 181 milioni nel 2004. L'impennata e la successiva caduta vengono collegati in buona parte all' introduzione dei dialer 'truffaldinì e allo scandalo delle 'bollette anomalè scoppiato nei primi mesi del 2003 allarmando tutti i clienti-utenti di Internet: questi ultimi diventano restii a scaricare dialer, il metodo di pagamento per consumare porno telematico più usato nella pornorete in lingua italiana.

IL PORNO CORRE 'SUL FILO' DEL TELEFONO - Sulla scena del porno compare un nuovo protagonista: il telefono cellulare satellitare, cosiddetto 'di terza generazione'. Costano 2 euro per 5 minuti le connessioni al reparto 'vietato ai minori di 18 annì: brevi filmati di tutti i tipi e tante, tante foto visibili sullo schermo. E' un mercato nuovo, che si è affacciato nel 2004, e che secondo stime prudenti ha collezionato l'anno scorso almeno 70 milioni di connessioni, per un volume d'affari annuo di 140 milioni di euro.

PORNOGRAFIA SUL WEB LA VITTIMA E' FEMMINA E MOLTO PICCOLA - Bianco, dai 4 ai 10 anni, di sesso femminile: è la tipologia di bambino più «gettonata» sui siti Internet, secondo un monitoraggio sulla pornografia minorile on line, effettuato da Eurispes all' interno del quarto Rapporto sulla pornografia presentato oggi.
Poichè la ricerca scientifica in questo campo è praticamente interdetta, in quanto rischia di intralciare le indagini della Polizia Postale e anche perchè la legge vieta la detenzione di questo tipo di informazioni scaricate da Internet, il monitoraggio è stato effettuato ricercando siti raggruppati sotto parole chiave che notoriamente introducono nei siti proibiti. Una di queste è la parola pedofilia declinata al contrario, 'ailifodep', che introduce a una directory scritta in cirillico e a un catalogo di circa 300 siti.
Le 'stanzè della rete dove si annida il maggior traffico di pornografia minorile - rende noto il rapporto - sono quelle delle connessioni peer to peer, frequentate da milioni di internauti amanti dell' interattività in tempo reale. Si accede a una connessione peer to peer installando un software specifico che collega a un server remoto, che può essere fisicamente allocato in qualsiasi parte del pianeta. Il server mette in collegamento gli utenti, i quali possono quindi dialogare o scambiare file senza dover ripassare per il server. Il sistema peer to peer rende possibile creare vere e proprie comunità di affini, tra cui anche di consumatori di pornografia minorile. Dal monitoraggio risulta che i paesi in cui si collocano la maggior parte dei server dei siti di pornografia minorile sono gli Usa (76%) e, di seguito ma a grande distanza, il Canada (5%) e l'Olanda (3%).
L'85% dei siti di pornografia minorile è almeno in parte a pagamento; in particolare, mentre il 28% prevede una consultazione solo dietro pagamento, il 57% contiene una sezione gratuita progettata soprattutto per invogliare il cliente a scaricare materiale a pagamento. Nei siti analizzati la prevalenza dei bambini fotografati o filmati è di sesso femminile (87%); solo l'11% propone soggetti di entrambi i sessi. La classe di età dai 4 ai 10 anni raccoglie da sola la metà dei bambini fotografati, mentre la fascia definita tecnicamente del lolitism (14-16 anni) raccoglie il 13% delle presenze; i giovani dagli 11 ai 13 anni rappresentano il 6% dei casi e i bambini fino a 3 anni l'1%. Molti siti (circa il 30%) offrono invece bambini di varie età. Il 75%, la prevalenza dei bambini fotografati, ha tratti somatici occidentali; una minima parte dei siti analizzati, il 2%, contiene in prevalenza bambini asiatici, mentre si registra un discreto numero di pagine (circa il 23%) che mostrano foto di bambini di varie razze. Nel 75% dei casi si tratta di bambini impegnati in esplicite attività sessuali; il 19% presenta minori nudi anche se non impegnati in tali attività.
Il tipo di materiale presente nel 98% dei siti analizzati concerne fotografie, che rappresentano il supporto più agile essendo veloci da scaricare. Ma anche i filmati (63%), così come le web-cam (34%) dal vivo, sono spesso presenti nei siti pedopornografici. Nel 7% dei casi sono presenti i fumetti, presumibilmente perchè questo materiale può essere utilizzato come strumento di convincimento dei bambini durante i tentativi di adescamento.

FARA, SI E' AVVERATA PROFEZIA NORMALIZZAZIONE - Le preoccupazioni scaturite all'epoca del primo Rapporto, nel 1989, «si sono purtroppo avverate»: nel giro di una ventina d'anni «si è arrivati a una sorta di normalizzazione e istituzionalizzazione della pornografia, a una banalizzazione del problema». Lo ha detto il presidente dell'Eurispes, Gian Maria Fara, presentando alla Biblioteca nazionale il quarto Rapporto sulla pornografia.
Anche quella sulla pornografia minorile, ha spiegato Fara, è una «profezia che purtroppo si è avverata»: oggi la preoccupazione su questo problema è in crescita, e «l'Italia dovrebbe fare di più per tutelare i minori».
Il giro d'affari di quella che oggi viene chiamata «industria per l'intrattenimento degli adulti» è impressionante (il rapporto parla di mille milioni di euro nel 2004) e in crescita costante (+10% annuo), anche se - ha spiegato la coordinatrice del rapporto Roberta Tatafiore - nel ventennio precedente il tasso di crescita era aumentato a ritmi ben più vertiginosi. Ma l'Italia, anche in questo settore, ha perso terreno e si rivela «fanalino di coda» rispetto ai colossi dell'industria del porno, Usa in testa seguiti da Germania e Spagna, che vedono le corporation del settore addirittura quotate in Borsa.
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