La sentenza è stata emessa con rito abbreviato: il giudice ha accolto la richiesta avanzata dal pubblico ministero Mariano Buccoliero. De Giorgio èstato condannato anche al pagamento di una provvisionale di 10mila euro ai famigliari della vittima. Il delitto, maturato per motivi di gelosia, era stato commesso il 7 febbraio dello scorso anno. Monica Guarino venne uccisa a colpi di fucile a canne mozzate dinanzi al portone di casa; il figlio di cinque anni si salvò rifugiandosi nell'androne di un edificio.
L'udienza preliminare al termine della quale è stata emessa la sentenza era stata preceduta da una zuffa tra i familiari delle due parti scoppiata questa mattina al piano terra del Palazzo di giustizia. La zuffa è stata sedata dalla polizia che ha arrestato quattro persone, fra cui il padre di Monica Guarino, mentre un sedicenne è stato denunciato a piede libero.
La zuffa ha coinvolto una ventina di persone ed è stata sedata solo dopo l'intervento di pattuglie di polizia e di agenti del reparto mobile di Taranto.
Gli arrestati sono Giovanni Santoro, di 45 anni, Massimiliano Guarino, di 23, Salvatore Ricci, di 30, e Antonio Guarino, di 55, padre di Monica. Durante la zuffa una donna ha accusato un malore, mentre un uomo ha riportato la sospetta frattura di un polso, secondo quanto diagnosticato dai medici del '118' intervenuti sul posto. Altre persone che hanno preso parte alla lite hanno riportato solo lievi escoriazioni.
Il delitto avvenne in via Tesoro, a ridosso del centro cittadino, il 7 febbraio dello scorso anno sotto l'abitazione della Guarino. A sparare, con un fucile a canne mozzate, fu - secondo l'accusa - l'ex marito della vittima, Francesco De Giorgio, di 29 anni, che attese il rientro a casa della donna per farsi 'giustizià. Solo casualmente non venne raggiunto dai proiettili il figlio della coppia, ormai separata, che aveva solo cinque anni; il bimbo, dopo i primi spari, si salvò rifugiandosi nel portone di uno stabile.
De Giorgio venne rintracciato dalla polizia poco dopo il delitto nella sua abitazione al quartiere Paolo VI. All'inizio negò ogni addebito, ma dopo un lungo interrogatorio confessò il delitto. A scatenare la furia omicida di De Giorgio fu - secondo l'accusa - la gelosia. Da tempo il giovane stava cercando di convincere l'ex moglie a tornare a vivere insieme, ma aveva sempre ottenuto un rifiuto.