MATERA - Nella montagna di documenti scaricati in rete da Julian Assange tramite WikiLeaks (dall'inglese leak, perdita, fuga, nel senso di notizie) c’è spazio anche per la stagione nucleare della Basilicata. Andiamo subito al sodo, tra le altre notizie, è stata pubblicata una lista di materiale nucleare che ci riguarda da vicino. Bisogna subito dire, come era già noto, che sul nostro territorio non risulta presenza di plutonio. I più scettici che hanno seguito le cronache e le inchieste giudiziarie degli anni passati, spesso cromate da intrighi di dimensioni internazionali, penseranno subito che questo veleno, il più potente mai comparso sul pianeta, se anche fosse stato prodotto sotto casa nostra e in quantità minime, chissà dove e da quanto tempo ha già preso il volo.
Non è il caso di inseguire le suggestioni complottiste. Ma l’uranio altamente arricchito c’è. È noto anche come uranio a gradazione per le armi (Heu) e, nello stato che i tecnici definiscono fresh, ovvero puro, è presente nella quantità di 15.398,4 grammi unitamente a 92.414,2 grammi irradiati. La prima quantità dovrebbe essere riconducibili alle 84 barre Usa trasferite tra il 1969 e il 1971 al Centro ricerche della Trisaia dal reattore di Elk River, centrale nucleare del Minnesota in disarmo. La Trisaia allora era gestita dal Cnen; poi, arrivò l’Enea e adesso, per la parte nucleare, opera Sogin. Una ventina di queste barre subirono un trattamento particolare, furono riprocessate, un procedimento che tecnicamente ha prodotto materiale altamente radioattivo, ovviamente sorvegliato e custodito con ogni cautela, non ultime misure di carattere militare.
Gli addetti ai lavori definiscono fissile l’uranio, nel senso che può sostenere una reazione a catena. Quello altamente arricchito è utile per usi civili e per la realizzazione di ordigni nucleari. Si tratta di materiale strategico, interessante dal punto di vista bellico e commerciale, che fa della Trisaia un obiettivo sensibile, oltre che un grosso deposito di scorie popolato da vecchi ed inquietanti fantasmi. Si è spesso parlato di pregiudizi, ma dopo il secondo referendum popolare contro l’uso in chiave energetica dell’atomo, quelle presenze ingombranti conferiscono sempre più i connotati di un cimitero nucleare al sito realizzato negli anni Sessanta nel cuore della piana Metapontina, a ridosso dello Jonio lucano. Stiamo parlando della zona più ricca della regione Basilicata, tanto dal punto di vista agricolo quanto da quello turistico. Èd è la stessa area, a Terzo Cavone, Scanzano, in cui nel 2003 il Governo Berlusconi aveva scelto il sito unico per stoccare tutte le scorie della stagione nucleare made in Italy.
La lista diffusa online da Assange viene indicata come riservata nei messaggi cablo che dal 2008 hanno visto protagonisti a più riprese la Sogin, agenzia dello Stato italiano, con un’agenzia governativa degli Usa. Nel documento figurano, inoltre, 2.754 grammi di uranio a basso arricchimento e 6.069 grammi di uranio impoverito conservato in una soluzione nitro. Grande è la quantità di uranio naturale, pari a 1.114.042,8 grammi. L'uranio, che non è un minerale abbondante, è stato il primo elemento fissile scoperto in natura. Qualità, che dopo complessi processi di lavorazione, lo rende la principale materia prima per gli ordigni nucleari e la costruzione, nonchè l'alimentazione di reattori nucleari. Vale molto e muove grandi appetiti. Ma se per avventura dovesse essere venduto chi incasserà gli utili? Sicuramente non i lucani. Scommettiamo?