Sabato 06 Settembre 2025 | 06:22

«Molfetta, Minervini truccò appalti per tornaconto personale». Il gip: «Il sindaco si sentiva padrone della città»

 
massimiliano scagliarini

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massimiliano scagliarini

Molfetta, il porto dei veleni tra indagini e ritardi: la Regione prova a togliere la gestione al Comune

Le motivazioni alla base dell'arresto ai domiciliari del primo cittadino e di una dirigente: «Quadro allarmante di rapporti clientelari». Dopo la sospensione il Comune verrà affidato al vicesindaco

Venerdì 06 Giugno 2025, 17:01

17:19

Le azioni del sindaco Tommaso Minervini e dei dirigenti comunali miravano al «perseguimento di interessi personali in danno della pubblica amministrazione che avrebbero dovuto invece tutelare, in considerazione dei ruoli di prestigio dagli stessi rivestiti all'interno del Comune di Molfetta». Lo scrive il gip di Trani, Marina Chiddo, nell’ordinanza con cui ha disposto i domiciliari per Minervini e la dirigente Lidia De Leonardis, 58 anni di Bari, l’interdizione per Alessandro Binetti, 58 anni di Bari e Domenico Satalino, 54 anni di Bari, il divieto di dimora a Molfetta per l'ex luogotenente della Finanza Michele Pizzo, 60 anni, e il divieto di contrarre per un anno all’imprenditore portuale Vito Leonardo Totorizzo, 79 anni di Bari.

Il sindaco Minervini è accusato tra l'altro dalla Procura di Trani (pm Francesco Aiello, Marco Gambardella e Francesco Tosto) di aver barattato una serie di appalti, tra cui quello (non concluso) per una nuova banchina portuale, con il supporto ottenuto dall’imprenditore Vito Totorizzo in occasione delle elezioni comunali del 2022 e in particolare del ballottaggio vinto contro l’ex magistrato Pasquale Drago (candidato del centrosinistra).

In particolare, secondo il giudice che ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza in relazione ai reati di turbata libertà degli incanti e di corruzione, Minervini «ha sempre agito come unico proprietario del bene pubblico, della città da poter gestire come se fosse una cosa privata, come si evince dalla vicenda della banchina portuale, che riteneva di poter affidare ad imprenditori suoi amici». Il gip stigmatizza «la personalità forte ed autoritaria» ed una «fitta rete di rapporti clientelari» coltivati in un «contesto di devastante illiceità». Il Tribunale ha dunque smentito la versione di Minervini, che aveva detto di aver sempre agito «per il bene della città»: il sindaco, secondo la gip Chiddo, «ha agito unicamente per interessi privati e personali e di favore verso il Totorizzo».

Pur non avendo ritenuto illecita la vicenda contestata dalla Procura di Trani relativa alle nomine nella Multiservizi, che subito dopo l’elezione è stata affidata a  una candidata della lista Molfetta in Azione, il giudice ha rilevato che l’incarico «giungeva a valle di una procedura selettiva simulata». La difesa di Minervini (avvocati Mario Malcangi e Tommaso Poli) ha annunciato ricorso al Riesame contro l'arresto. Il Comune, dopo il provvedimento di sospensione del sindaco che sarà adottato dalla Prefettura, verrà affidato temporaneamente al vicesindaco.

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