BARI - Chi ha sparato sapeva cosa stava facendo. Ha affiancato l'auto di Raffaele Capriati detto Lello, 41 anni, che percorreva via Bari, nel quartiere Torre a Mare, in un punto dove non ci sono telecamere di sorveglianza. Almeno quattro colpi di arma automatica che hanno mandato in frantumi il finestrino della macchina su cui viaggiava il nipote di Tonino Capriati, lo storico boss della Città vecchia. Almeno quattro colpi sono andati a segno (tre alla testa e uno alla spalla). Per il 41enne non c'è stato nulla da fare.
La Polizia, giunta sul posto dopo l'allarme dato dal 118 che ha condotto l'uomo al Policlinico, inutilmente, ha cominciato le indagini già nella notte. I soccorsi sono stati chiamati probabilmente da un residente della zona, ma sembra che al momento nessuno si sia fatto avanti per raccontare qualcosa nonostante in zona ci sono numerose abitazioni.
La Squadra mobile diretta da Filippo Portoghese ha fatto partire perquisizioni alla ricerca di chi può aver sparato ad uno degli ultimi esponenti della dinastia Capriati ancora in giro: gran parte dei suoi parenti, compreso il capoclan Tonino, sono infatti in carcere. Lello Capriati era uscito dopo la condanna a 17 anni, ad agosto 2022, ed aveva ripreso il suo posto in famiglia. Ultimamente con la moglie aveva aperto una attività di ristorazione nella Città vecchia, propagandata con enfasi sui social. Le indagini coordinate dalla Dda di Bari devono capire, innanzitutto, cosa ci facesse a Torre a Mare nella sera di Pasquetta, fuori dalla zona in cui può sentirsi al sicuro: forse tornava a casa dopo una giornata di festa. Anche suo fratello Mimmo nel 2018 fu ammazzato fuori zona, a Japigia, da un killer che voleva mettersi in proprio per fatti di droga.
La Mobile sta già ascoltando alcune persone, tra cui i parenti del morto. Già nella serata di ieri, Pasquetta, i poliziotti sono andati a Bari vecchia che oggi sarà silenziosamente ma risolutamente blindata. La ricostruzione dell'omicidio dovrà partire dalla dinamica dei fatti, per poi tentare di chiarire il contesto: un regolamento di conti con un clan rivale, o forse una contesa interna come fu per Mimmo Capriati. Il clan egemone nel Borgo antico ha interessi nella droga ma anche nei nuovi affari legati al turismo e alle attività commerciali della zona.
DECARO: «INTERVENIRE SUBITO PER BLOCCARE FAIDA TRA CLAN»
«Quello che è accaduto ieri sera per le strade di Bari è un fatto gravissimo, per le modalità con cui l’agguato si è consumato, per il fatto che la vittima è un esponente di spicco del clan Capriati e per le conseguenze che questo può generare - dichiara il sindaco di Bari, Antonio Decaro -. Per questo, sin dalle prime ore di questa mattina, sono in contatto con il Prefetto e il Questore per chiedere la massima attenzione da parte di tutti. La città non può vivere nel terrore dell’attesa di un regolamento di conti tra clan. È importante agire subito per bloccare qualsiasi potenziale recrudescenza. Ringrazio il Prefetto che a stretto giro ha convocato per giovedì il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica».
«PIANTEDOSI INTERVENGA PER SCONGIURARE UN’ESCALATION CRIMINALE A BARI»
Interventi emergenziali del Viminale per fronteggiare l’escalation criminale in atto a Bari. Li auspica il partito cittadino di Forza Italia, estremamente preoccupato per il susseguirsi di sparatorie, omicidi, ferimenti e pestaggi che stanno insanguinando Bari nelle ultime settimane, mettendo a rischio anche innocenti e giovanissimi. Fatti criminali di massima gravità, anche perché tra le vittime ci sono esponenti di spicco della malavita locale. Il che potrebbe innescare pericolose recrudescenze.
Per questo Forza Italia Bari è tornata a chiedere al vice ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, di rappresentare la grave situazione che affligge Bari al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per presidiare ulteriormente il territorio e fronteggiare l’emergenza.
«Al sindaco di Bari - ha detto Giuseppe Carrieri, vice segretario cittadino FI Bari - e ai tanti che, come lui, in queste settimane, per pura propaganda, hanno minimizzato il pericolo della criminalità barese; a chi ha raccontato aneddoti di “dialogo” delle istituzioni con i clan mafiosi; a quelli che hanno attaccato chi non ha voluto sottovalutare il problema dei clan mafiosi a Bari; a tutti questi chiediamo di fare al meglio il mestiere per cui sono pagati dalle Comunità che amministrano e di riportare in cima alle priorità amministrative la questione della sicurezza urbana; insomma, di fare di tutto per allontanare la mafia dalla Città e dalle istituzioni. E si smetta di nascondere la testa sotto la sabbia e non ci si illuda che sia possibile convivere con i 14 clan mafiosi che imperversano in Città o, peggio, che sia una soluzione far finta che non esistano!».