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Emissioni dall'ex Ilva, Lucia Morselli sotto inchiesta. Indagato anche l'allora direttore dello stabilimento

 
FRANCESCO CASULA

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FRANCESCO CASULA

i nodi dell’acciaio Morselli sotto inchiesta

Notificato dalla procura all’ex ad di AdI l’avviso di proroga delle indagini. I reati contestati: inquinamento ambientale e rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro

Giovedì 07 Marzo 2024, 05:15

13:57

TARANTO - Inquinamento ambientale e rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Sono i reati contestati dalla procura di Taranto a Lucia Morselli, ex amministratrice delegata di Acciaieria d’Italia uscita di scena dopo l’ultimo commissariamento disposto dal Governo per l’ex Ilva di Taranto. È quanto emerge dall’avviso di proroga delle indagini notificato alcune settimane fa e rimasto finora sconosciuto: è stato il gip Francesco Maccagnano a firmare l’atto che consente agli inquirenti di continuare a indagare sull’operato della manager nel periodo ai vertici della società che gestisce la fabbrica ionica. L’inchiesta condotta dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Lecce e coordinata dai pubblici ministeri Francesco Ciardo e Mariano Buccoliero, riguarda in particolare la cosiddetta «emergenza benzene»: sotto i riflettori della procura, dopo un esposto firmato dai commissari di Ilva in As, sono finiti i dati che raccontano l’aumento costante negli ultimi anni dell’inquinante cancerogeno dagli impianti siderurgici.

I militari del Noe in diverse occasioni sono entrati nella fabbrica e hanno acquisito documenti per risalire alle cause e alle eventuali responsabilità: i pm Ciardo e Buccoliero, stanno passando al setaccio gli anni dal 2018 ad oggi, in pratica nel periodo di gestione ArcelorMittal con l’obiettivo di comprendere quali siano state le azioni messe in campo da AdI per tentare di neutralizzare gli sforamenti. Le emissioni di benzene nell'atmosfera sono state costantemente sotto osservazione da parte di Arpa Puglia che più volte ha evidenziato un aumento delle concentrazioni: nonostante non si sia finora superato il valore soglia fissato dalla norma (5 microgrammi per metro cubo d'aria come media annuale), sono tuttavia i picchi periodici di benzene e la particolarità della situazione ambientale di Taranto a richiedere - per le autorità sanitarie e gli organi di vigilanza - un supplemento di attenzione.

«L'esposizione al benzene determina un aumentato rischio di leucemie infantili» aveva scritto anche l'Asl in una relazione che, insieme ai dati raccolti dall’Agenzia di protezione ambientale, aveva spinto a maggio 2022 il sindaco Rinaldo Melucci, a firmare l’ordinanza che aveva imposto lo spegnimento dei reparti dell’area a caldo dello stabilimento. Il provvedimento è stato sospeso dal Tar di Lecce che dovrà esprimersi sulla legittimità di quel provvedimento dopo il ricorso di AdI. Quei dati forniti da Asl e Arpa Puglia avevano permesso al primo cittadino di firmare l’ordinanza: «l'esposizione della popolazione di Taranto – scrive l'azienda sanitaria nel suo studio - agli attuali livelli di concentrazione dell'inquinante, seppur formalmente ed attualmente nei limiti individuati dalla normativa vigente, non può garantire, secondo le evidenze scientifiche, l'assenza di effetti avversi sulla salute umana». Non solo. Per i bambini passare da una concentrazione atmosferica di benzene di 1 microgrammo al metro cubo a una concentrazione di 5 microgrammi «determinerebbe – aggiunge l’Asl - un eccesso di rischio relativo circa del 250 per cento». Insomma anche sotto la soglia di 5 microgrammi al metrocubo, limite di legge valido oggi in Italia, il rischio di sviluppare malattie esiste. Soprattutto nei bambini.

Oltre alla strada amministrativa, quindi, ora entra nel vivo anche l’inchiesta penale per un’emergenza che sembra non essere affatto risolta: proprio ieri, Alessandro Marescotti di Peacelink, in una nota ha denunciato un nuovo picco di benzene registrato nel quartiere Tamburi dove la centralina Arpa ha rilevato un valore orario di 32,49 microgrammi al metro cubo. In una nota inviata alla stampa, Marescotti ha spiegato che si tratta di un dato « ben superiore al valore Rel acuto di 27 microgrammi stabilito dall’Office of Environmental Health Hazard Assessment (Oehha) della Environmental Protection Agency della California»: un fatto che secondo il presidente di Peacelink rappresenta non solo «l'ennesimo episodio di inquinamento da benzene», ma «dimostra che la situazione a Taranto non è cambiata con la nuova gestione dell’Ilva» che nonostante sia «ora sotto il controllo dello Stato continua a rilasciare nell’aria sostanze nocive e cancerogene, mettendo a rischio la salute dei cittadini».

INDAGATO ANCHE L'ALLORA DIRETTORE DELLO STABILIMENTO

Sono due gli indagati dalla Procura di Taranto per l’inquinamento ambientale prodotto dall’ex Ilva relativo ai livelli di benzene e per la rimozione di cautelare contro gli infortuni: si tratta dell’allora amministratrice delegata di Accierie d’Italia, Lucia Morselli, e dell’allora direttore dello stabilimento Alessandro Labile. Quest’ultimo ha ricoperto il ruolo dirigenziale dall’agosto 2022 a maggio 2023. L’indagine, avviata nel 2022 dopo gli esposti degli ambientalisti, riguarda il periodo compreso dal 2018 ad oggi. Gli atti relativi al presunto sforamento dei limiti di benzene sono già stati acquisiti dai carabinieri del Noe. 

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