Sapeva tutto l’informatore. L’imminente arrivo di droga e telefonini tramite un poliziotto penitenziario; dove si sarebbe procurato il cellulare; quando li avrebbe introdotti in carcere. Tutto sapeva tutto tranne il nome dell’agente, ma lo conosceva di vista, e lo indicò a un ispettore della polizia penitenziaria. Ci sono confidenze anonime poi riscontrate da video e intercettazioni dietro l’indagine sfociata 48 ore fa nell’arresto di un agente di custodia, Domenico De Bellis trentasettenne di Bari in servizio a Foggia; e nella sospensione dal servizio di un collega, Gianluca Gentile, trentaseienne di San Severo.
Il gip Rita Benigno accogliendo le richieste del pm Anna Landi ha disposto il carcere per De Bellis accusato di corruzione e detenzione di droga in quanto il 15 ottobre 2024 avrebbe intascato 500 euro dal detenuto Pasquale Diliso, ventiseienne cerignolano indagato a piede libero per gli stessi reati, per portargli 93 grammi di hashish; uno smartphone, 1 scheda. A De Bellis si contesta anche di aver introdotto il successivo 9 dicembre altri 2 microtelefonini rinvenuti successivamente in 2 celle. Gentile è indagato perché il 28 maggio di un anno fa avrebbe portato 1 telefonino e 1 scheda, poi sequestrati nella stanza occupata da altri 5 reclusi.
Per verificare la fondatezza della notizia riferita dal confidente, agenti penitenziari il pomeriggio del 14 ottobre 2024 pedinarono De Bellis. Uscì dal carcere, raggiunse un parcheggio, salì su un’auto sopraggiunta intestata a un cerignolano, scese dopo 200 metri, tornò nella casa circondariale; l’accusa ipotizza che in quel frangente il poliziotto si sia rifornito di cellulare e/o stupefacente. Il giorno dopo - ricostruisce i fatti il gip nell’ordinanza cautelare - il confidente aggiunse che droga e telefonini sarebbe stato introdotti e nascosti nel frigorifero della terza sezione “nuovo complesso” e nelle cucine detenuti. Dove furono ritrovati e sequestrati la mattina del 15 ottobre.
“All’atto del rinvenimento del materiale” annota il gip “il detenuto Diliso lavorante nelle cucine ebbe una crisi di nervi”. Ammise il possesso di droga e telefonino; e chiamò in causa De Bellis, sostenendo che glieli avesse consegnati durante il turno notturno. “Una settimana fa” la confessione del detenuto “De Bellis sapendo che sono assuntore di stupefacenti mi ha chiesto se volessi un telefonino e della droga in cambio di 500 euro. Non so chi glieli abbia dati; né so se l’abbia fatto anche con altri detenuti”. Un riscontro alla chiamata di correità l’accusa lo individua nei video registrati dalle telecamere del carcere. Sequestri e confessione avvennero in maniera riservata in modo che De Bellis non ne venisse a conoscenza, e le indagini potessero proseguire anche con intercettazioni.
Fu così che Guardia di Finanza e polizia penitenziaria scoprirono il 9 dicembre 2024 una seconda presunta consegna a detenuti di 2 telefonini da parte di De Bellis: in questo caso non c’è prova di corruzione, infatti non viene contestata. Il sospettato fu intercettato la mattina mentre acquistava 2 micro-cellulari. “Avete i telefoni piccoli? Può mettere le schede senza il nome mio?” la richiesta al negoziante. Il pomeriggio al rientro al lavoro De Bellis fu filmato; i colleghi trovarono i 2 telefonini nello zaino lasciato nella stanza in uso al sospettato; li fotografarono; li rimisero a posto. Uno dei due microcellulari fu rinvenuto e sequestrato il 14 gennaio 2025, nascosto in un incavo del water di una cella della prima sezione del reparto “vecchio giudiziario” occupata da 4 detenuti cerignolani e da uno lombardo. Il secondo telefonino venne trovato il 14 febbraio in una bilancia della cella dello stesso reparto occupata da un recluso. Quando De Bellis il 23 settembre è stato sentito dal gip nell’interrogatorio preventivo prima di decidere se arrestarlo o meno come chiesto dal pm, s’è avvalso della facoltà di non rispondere.
C’è ancora un confidente alla base della tranche dell’indagine che ha portato alla sospensione dal servizio di Gentile per un episodio antecedente, risalente a fine maggio 2024. Un anonimo informatore disse a 2 poliziotti penitenziari che Gentile avrebbe portato alcuni telefonini a un detenuto sanseverese in cambio di 2mila euro. L’agente fu quindi monitorato durante il turno di lavoro pomeridiano; la stanza perquisita dai colleghi che vi trovarono un “IPhone”, fotografato e lasciato dov’era. Il successivo 9 agosto durante una perquisizione in una cella della quarta sezione del reparto giudiziario occupata da 5 detenuti fu trovato il cellulare fotografato tre mesi prima. Da qui l’accusa per Gentile di violazione dell’articolo 391 ter del codice penale che prevede pene da 1 a 4 anni per chi introduce cellulari nelle carceri, non essendoci prova che l’abbia fatto in cambio di soldi.
Gentile difeso dagli avv. Luigi Marinelli e Luigi Russi, nell’interrogatorio preventivo ha negato che il telefonino sequestrato fosse suo; rimarcato che la stanza a lui assegnata fosse diversa da quella indicata negli atti d’indagine; ipotizzato che qualche collega per ottenere avanzamenti di carriera, avesse posizionato sul letto il cellulare per far ricadere la colpa su di lui visto il facile accesso al locale. Per il gip invece “non c’è dubbio che Gentile sia prima entrato e poi uscito da una stanza vuota in cui si trovavano telefonino e scheda poi rinvenuti nella cella” con 5 detenuti.