BRINDISI - È accusato di avere ucciso il suo coinquilino, con il quale condivideva un appartamento nel centro storico di Ostuni, perché quest’ultimo si era lamentato del cattivo odore della candeggina usata per lavare il pavimento. Per questo il 35enne di nazionalità marocchina Mohamed Damnar è stato rinviato a giudizio per omicidio volontario aggravato da futili motivi dal gip del tribunale di Brindisi. Il processo si aprirà il 28 giugno prossimo innanzi alla Corte d’assise di Brindisi. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il 5 maggio dell’anno scorso, al termine di una lite, Damnar accoltellò a morte il suo connazionale Zouahir El Moustafa, 39 anni.
Damnar provò a fuggire ma fu rintracciato dagli agenti del commissariato di polizia di Ostuni e della Squadra Mobile di Brindisi a Bari. Era già a bordo di un bus diretto a Torino. Meno di sei ore: tanto è durata il 5 maggio dell’anno scorso, giorno dell’omicidio consumato nel cuore del centro storico della Città bianca, la fuga del presunto killer, ma bisogna ricordare che dietro quel fermo c’è stato un lavoro di squadra formidabile.
In campo c’erano le procure di Brindisi e Bari, il Commissariato di Ostuni e la Squadra mobile di Brindisi, la Squadra mobile di Bari e la Polfer di Bari (Compartimento Puglia, Basilicata, Molise). Dopo la richiesta d’aiuto del coinquilino della vittima al 118 e l’allarme di quest’ultimo alla Polizia, gli investigatori arrivarono immediatamente sul posto. Furono ascoltate quattro persone, mentre Scientifica e medico legale ispezionavano il cadavere per comprendere il tipo di arma da cercare. Gli investigatori, appena realizzato chi rintracciare, chiusero subito tutte le possibili vie di fuga: porto, aeroporto, stazione ferroviaria e strade sotto controllo da Ostuni a Brindisi per finire a Bari. E contemporaneamente procedettero anche alla visione dei video girati dalle telecamere in zona nel tentativo di capire anche il percorso del presunto killer. Dall’analisi, la certezza: il fuggitivo - subito dopo l’accoltellamento, resosi conto di aver ucciso il contendente - aveva raggiunto Bari in treno. I poliziotti batterono palmo a palmo la zona cercando di rintracciarlo, anche perché nel frattempo il presunto omicida era «uscito dai radar», disattivando anche il cellulare per evitare di essere rintracciato.
Gli agenti controllarono tutti i treni possibili. All’altezza del binario numero 6 rinvennero un coltello da cucina la cui lama era compatibile con la ferita rilevata sul cadavere di Zouahir El Moustafa. Oltre ai treni in arrivo a Bari tennero sotto controllo tutti i pullman in partenza. E alle 20.10 dello stesso giorno dell’omicidio arrivò la svolta. Mohamed Damnar era su un pullman in partenza con destinazione Milano e diretto a Torino. Il ricercato era seduto nell’ultima fila di sedili. Dopo aver riconosciuto il personale del commissariato di Ostuni - cui era ben noto anche per i trascorsi giudiziari - abbassò la testa tentando di nascondersi dietro al sedile della fila davanti a lui. Perquisito e accompagnato nei locali del reparto operativo del locale compartimento Polfer, fu trovato in possesso di un biglietto di viaggio che non era a suo nome. Non aveva alcun bagaglio con sé. In tasca pochi soldi. Segno di una fuga improvvisa secondo gli investigatori. L’ipotesi più accreditata è che volesse raggiungere Torino per poi uscire dall’Italia e ritornare per altre vie in Marocco. Per lui non ci fu niente da fare. Adesso è arrivato il rinvio a giudizio. Prima udienza del processo, come riferito innanzi, il prossimo 28 giugno.