Salvare dall’estinzione i piccoli borghi della Basilicata interna, malati di spopolamento e invecchiamento. Come? Servizi consortili di trasporto pubblico, servizi sanitari di comunità, qualificazione professionale, recupero dei borghi storici, turismo, ospitalità diffusa. Sono queste alcune delle linee guida per uno sviluppo possibile scaturite dal progetto di ricerca nazionale «Riprovare» (Riabitare i paesi. Strategie operative per la valorizzazione e la resilienza delle aree interne), finanziato dal Ministero della Transizione ecologica e condotto da tre gruppi di ricerca di università meridionali (l’Università campana “Vanvitelli”, l’Università di Salerno e l’Università della Basilicata- DiCEM). Una ricerca sul campo durata circa due anni, nei territori interni di Campania e Basilicata, sotto la guida di Adriana Galderisi della Unità di Napol, coordinatrice del progetto, e di Piergiuseppe Pontrandolfi della Università della Basilicata, coordinatore della Unità Locale di ricerca. L’area oggetto di indagine in Basilicata è quella del Medio Agri, dove sono ubicati i comuni con il decremento di popolazione più accentuato di tutta la valle del petrolio: San Martino d’Agri, San Chirico Raparo, Roccanova, Gallicchio, Missanello e Sant’Arcangelo (che rappresenta l’unica eccezione). Sono stati inoltre interessati in alcune attività i comuni di Armento, Castelsaraceno ed Aliano.
Il focus della ricerca è stato quello di porre un freno ad uno spopolamento che, se non affrontato adeguatamente, «nel giro di alcuni decenni, porterebbe, di fatto, alla scomparsa delle attuali comunità di residenti o, comunque, ad un forte e irreversibile squilibrio strutturale della popolazione insediata. Gli studi sul territorio sono stati condotti con le amministrazioni locali, attraverso un questionario sottoposto ai sindaci dei sei comuni interessati, ma anche con il coinvolgimento delle popolazioni residenti, attraverso un progetto di alternanza scuola-lavoro all’istituto comprensivo Carlo Levi di Sant’Arcangelo e un laboratorio itinerante: sei incontri per far confrontare cittadini, imprese, centri di ricerca e istituzioni.
I grandi temi oggetto di studio sono stati: qualità della vita, attività economiche ed occupazione, tutela e valorizzazione del patrimonio naturale e rischi naturali ed antropici, patrimonio culturale ed identitario, accoglienza. A partire da questi è stata individuata una scala di undici obiettivi. Massima priorità, ovviamente, al contrasto dei fenomeni di abbandono e spopolamento. Prendendo spunto da quanto già è stato fatto attraverso grazie all’Unione dei Comuni, secondo quanto emerso dallo studio, la prima cosa da fare è organizzare i servizi su scala sovracomunale: uffici pubblici, servizi legati alla tecnologia e alle comunicazioni, gestione degli appalti, funzioni urbanistiche, protezione civile, scuola, mobilità, con la istituzione di un servizio di trasporto pubblico consortile. Un altro settore che i comuni dovrebbero gestire insieme è la rete dei servizi sanitari e socio-assistenziali (ospedale di comunità, infermiere di comunità, assistenza domiciliare, pronto intervento sociale). Sul fronte dell’occupazione, sulla base di esempi virtuosi come quello di Castelsaraceno, si è ipotizzato di puntare sula formazione professionale finalizzata a sbocchi come il turismo naturalistico e lento, il recupero dei borghi per l’ospitalità diffusa, l’agricoltura e l’agriturismo (forte, qui, è la tradizione legata alla coltivazione dell’olivo), la forestazione (anche questa da gestire in forma associata).
I risultati della ricerca e le auspicabili ricadute sociali per il territorio, saranno presentati il 22 aprile a Missanello, nella sala del Convento di Santa Maria delle Grazie. Al termine dell’evento conclusivo «i risultati del lavoro di co-progettazione verranno formalmente trasferiti agli Amministratori dei Comuni della Unione del Medio Agri perché possano rappresentare un ulteriore contributo al rafforzamento della governance locale ed un riferimento per la promozione di futuri progetti di sviluppo locale». Toccherà, dunque, agli stessi comuni del Medio Agri, fare tesoro dei risultati dello studio per invertire la rotta dello spopolamento.