Una camera d'albergo, un teatro in cui esibirsi e sorridere, anche se a casa la famiglia è sotto le bombe. «Siamo sotto choc e abbiamo paura», dicono i musicisti ucraini della National Chamber Ucrainan, in arrivo a Bari per il grande concerto del primo marzo, previsto al teatro Showville per la Camerata Musicale Barese. Ieri pomeriggio erano a Pescara: il giorno prima, il volo da Kiev, quando la situazione era tesa ma tranquilla.
«All'alba abbiamo saputo di essere in guerra. Un risveglio terribile, stiamo cercando i nostri parenti al telefono, è uno strazio. Fino all'ultimo, non ci aspettavamo che la Russia potesse attaccare e soprattutto che potesse colpire Kiev».
Poi, la richiesta che mette i brividi: «Non chiedeteci di suonare brani di musica russa, non possiamo farlo, non ce la sentiamo. Nel nostro programma, era previsto un brano di Anton Stepanovič Arenskij, compositore russo ottocentesco. Abbiamo chiesto una variazione sul programma, non possiamo in questo momento omaggiare il popolo russo».
I quindici musicisti che compongono l'orchestra sono il fiore all'occhiello dell'Ucraina e il nome della National Chamber Ucrainan da decenni gira il mondo. Si è esibita nei più prestigiosi teatri degli Usa, oltre che in quelli europei.
Yuri Stopin, 32 anni, primo violino, non riesce a trattenere l'emozione. «Ho un figlio di otto anni e uno di 3 mesi, mia moglie ha 27 anni e sono chiusi in casa, terrorizzati. Potete immaginare il mio stato d'animo. Non escono, è stato diramato l'ordine del governo di non abbandonare le abitazioni e quindi restano chiusi e impauriti».
Le prove, i concerti previsti, le telefonate drammatiche. In queste ore, il manager dell'Orchestra, Angelo Taddeo, sta anche ascoltando le loro storie e tentando – per quel che si può – di rasserenare un po’ gli animi. Il primo dei secondi violini è scoppiato in lacrime: «Voglio tornare a casa», ha ripetuto. Ha tre bambini piccoli ed è molto provato, ma i suoi stessi colleghi hanno tentato di dissuaderlo: i voli non ci sono e anche andando in Polonia, la legge marziale rende praticamente impossibile il varcare i confini.
Alcuni fanno considerazioni politiche e raccontano che anche nella stessa Ucraina ci sono posizioni diverse, o almeno c'erano prima dell'attacco. E cioè: una gran parte della popolazione definisce Putin un dittatore, contrario all'ingresso dell'Ucraina nell'Ue e nella Nato, decisamente orientato quindi alla destabilizzazione del Paese. Altri invece sono dell'idea che gli Stati Uniti stiano sobillando gli ucraini e mettendo in movimento rivolte contro il presidente. In realtà, questa idea appartiene a pochi e, all'interno dell'Orchestra ucraina tutti condannano in modo determinato l'operato del leader russo.
«Quello che sta accadendo è un orrore, un crimine assurdo e non sappiamo cosa ne sarà di noi, visto che anche il nostro rientro a casa per il 10 marzo a questo punto è in bilico».
In queste ore si stanno trovando soluzioni per sostituire il brano russo nel programma del concerto. A Bari, l'orchestra avrà come solista l’oboista Francesco Di Rosa, attualmente nell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e già primo oboe solista dell'Orchestra del Teatro alla Scala e della Filarmonica sotto la direzione di Riccardo Muti e Daniel Barenboim. Il programma previsto conteneva due composizioni in prima esecuzione assoluta per la Camerata: «Variazioni su un Tema di Ciakovskij op. 35» di Anton Stepanovic Arenskij e il «Concerto n. 3 per oboe ed archi» di Raffaele Bellafronte. Poi, il «Concerto in re minore per oboe, archi e b.c. op. 9 n. 2» di Tommaso Albinoni, il «Concerto per oboe e archi in la minore RV 461» di Antonio Vivaldi, e il «Concerto per archi» di Nino Rota.
Per il brano del russo Arenskij, il manager ha chiesto al dott. Rocco De Venuto, direttore generale della Camerata, di cambiare il programma e di evitare questo omaggio ucraino alla Russia, in questo particolare momento. E grande solidarietà e comprensione è venuta da Bari, tanto che immediatamente la Camerata Musicale si è messa a disposizione e ha dato il suo assenso per ogni cambiamento. «La migliore testimonianza di vicinanza in queste ore è anche quella di far sentire il calore del pubblico a questi straordinari musicisti ucraini – ha detto De Venuto – venendo in teatro ad ascoltarli e ad applaudirli». Anche se con i brividi sulla pelle, anche se il loro animo è nero, lo spettacolo continua. E la musica darà un senso di pace. Per pochi attimi.