Bari - Acciaio, cozze e carbone. Il caso Taranto si è preso una parte della scena dell’assemblea annuale di Confindustria Bari-BAT, nel rinato teatro Piccinni del capoluogo pugliese. Davanti agli industriali delle province e al presidente nazionale di Confindustria, Carlo Bonomi, Michele Emiliano non si lascia sfuggire l’occasione. Mette in tasca il discorso ufficiale e si avvia a parlare braccio fino ad arrivare a Taranto e alla siderurgia malata d’Italia: «Non posso evitare di parlare di Taranto, mi scuso, ma non possiamo far finta che sia un luogo qualunque. Taranto è un luogo dove è interesse dell’impresa e dell’acciaio italiano ricucire il rapporto di fiducia con la popolazione e le istituzioni e costruire un modello industriale che possa essere giusto e competitivo, perché se noi costruiamo un sistema e una tecnologia innovativa per produrre acciaio a basso impatto non solo non dobbiamo pagare per l’eccesso di emissioni di Co2 che è un bel vantaggio competitivo, ma soprattutto evitiamo quel 30% di malati in più di tumore che creano ostilità nei confronti dell’impresa. Costruendo un modello del genere, potremmo imporre all’Unione europea di proteggere le produzioni green italiane».
Insomma, è la sfida che Emiliano lancia agli industriali. Sul palco Bonomi non perde un passaggio e prende appunti. Nella sua scaletta i complimenti alla Puglia degli industriali («questa regione ha un tessuto imprenditoriale di tutto rispetto») e alla Regione («sappiamo rendere onore») per i sostegni anticrisi. Dopo otto minuti sulle sfide del Pnrr e l’occasione per il Sud, il tema della decarbonizzazione che sta a cuore anche a Confindustria «a cominciare da Taranto». Ma poi di Ilva parla, lodando Draghi in antitesi al governo Conte: «L’acciaio serve alla seconda manifattura d’Europa e serve anche quello del ciclo integrato a caldo. Come vede - dice guardando Emiliano - anche noi non evitiamo di parlare di Taranto - ma ne parliamo con le persone che ci propongono un futuro per Taranto, non con chi ci propone allevamenti di cozze».
Un’immagine forte, che fa ancora più effetto se usata da Bonomi che solitamente sceglie con cura le parole anche quando deve inviare messaggi ruvidi alla politica. Una modalità che non è passata inosservata. Il tavolo Regione-Confindustria su Taranto è tutt’altro che risolto, come ha poi evidenziato Emiliano a margine: «Il presidente di Confindustria difende il ciclo integrato, significa l’alimentazione a carbone, ed è una vecchia posizione, legittima dal punto di vista industriale, ma purtroppo è incompatibile con la salute e quindi con la Costituzione. La trattativa - ha aggiunto Emiliano - è solo all’inizio. Dovranno passare sul mio corpo prima di continuare a massacrare i tarantini».
Ma era l’assemblea degli industriali di Bari e BAT e il presidente Sergio Fontana ha snocciolato con orgoglio le cifre che hanno reso «l’area metropolitana di Bari, insieme alla provincia di Barletta-Andria-Trani, il primo polo industriale, per Prodotto Interno Lordo, lungo tutta la dorsale adriatica. Ed è il primo polo del Mezzogiorno dopo quello di Napoli». In apertura era stato il sindaco di Bari, presidente nazionale Anci, Antonio Decaro, a dare un messaggio positivo: Comuni, Regioni e Stato sono in grado di lavorare in sinergia per il bene dell’Italia, e ricordando che il nostro è il Paese dei campanili, anche nel bene: «I Comuni sono i principali investitori pubblici, con una capacità di investimento che non ha nulla da invidiare agli altri livelli di governo. insieme, gli ottomila comuni spendono il 25% delle risorse complessive dell'opere pubbliche dell'Italia».