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De Benedictis, nuovo interrogatorio: «Questa volta pronto a raccontare tutto»

 
Giovanni Longo

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Giovanni Longo

«Scarcerate De Benedictis e Chiariello»

Quinta volta davanti ai pm: il giudice in cella per mazzette in cambio di scarcerazioni facili e armi

Martedì 22 Giugno 2021, 14:08

Nuovo interrogatorio per l'ex gip del Tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis. E siamo a cinque da quando l’inchiesta della procura di Lecce è sfociata nei clamorosi arresti. Dopo due «colloqui» di garanzia, a seguito cioè del doppio arresto (mazzette e armi), in programma un terzo «confronto» di carattere prettamente «investigativo». L’ennesimo appuntamento davanti ai pm di Lecce è stato fissato per domani nel carcere del capoluogo salentino.

Evidentemente, l’ultimo faccia a faccia, quello durato otto lunghissime ore e tenuto il 14 giugno scorso, non è bastato per approfondire tutti i temi sul tavolo se, a distanza di dieci giorni, si è reso necessario un nuovo passaggio.
Anche questa volta, va precisato, è stata la stessa difesa di De Benedictis, a chiedere l’ennesimo confronto. I pm Roberta Licci e Alessandro Prontera che coordinano le indagini dei Carabinieri del Nucleo investigativo di Bari hanno detto sì, convocando il magistrato originario di Molfetta. L’impressione, insomma, è che sia più l’indagato a cercare i magistrati inquirenti che non il contrario.

Facile intuire quali saranno i due grandi temi sui quali l'ex gip ha altro di riferire. Le tangenti che ha ammesso di avere ricevuto dall'avvocato barese Giancarlo Chiariello in cambio di scarcerazioni facili, anzitutto. E anche la storia dell'incredibile arsenale con armi da da guerra scovato dalla Squadra mobile di Bari in una masseria di Andria all'interno di un locale interrato nella sua disponibilità.
Ma dalle domande, meglio, soprattutto dalle risposte, come sembra sia già accaduto, potrebbero gemmare nuovi filoni investigativi su altri magistrati e avvocati.

De Benedictis, ricordiamo, è detenuto nel carcere di Lecce dal 24 aprile scorso con l’accusa di corruzione in atti giudiziari in concorso con l’avvocato Chiariello, anche lui detenuto con la stessa accusa. Stando alle indagini, sarebbe lui il corruttore del magistrato. Quanto all’ex gip, alla vigilia dell’arresto, quando aveva capito che su di lui si stava abbattendo la bufera, aveva chiesto al Csm di dimettersi. Un fascicolo che, limitatamente a De Benedictis, si era poi sdoppiato. Sull’ex magistrato il 13 maggio è piombata infatti in carcere una seconda ordinanza di arresto. Nel mirino, questa volta, una passione, quella per le armi, che nel mondo giudiziario e dell’avvocatura era notissima e che per De Benedictis si è rivelata fatale. La storia è quella dell’arsenale che, stando alle indagini, era nella disponibilità del giudice collezionista. Degli oltre 200 pezzi tra fucili, mitragliatori, pistole, esplosivi, bombe a mano, una mina anticarro e circa 100mila munizioni di vario calibro, De Benedictis si è assunto la paternità solo di una parte, a cominciare dalle armi risalenti addirittura alla Prima Guerra mondiale. A suo dire le pistole con matricola cancellata non gli appartenevano. E anche su questo il magistrato potrebbe fornire ulteriori elementi utili per risalire alla filiera e ai trafficanti.

In tutti gli interrogatori, l’ex giudice, assistito dagli avvocati Saverio Ingraffia e Gianfranco Schirone, si è detto disponibile a parlare ancora con la Procura per riferire altre vicende delle quali è conoscenza e che coinvolgerebbero altre persone. Un copione che potrebbe replicarsi anche domani, entrando questa volta più nel merito, dopo l’interrogatorio fiume del 14 giugno. Allora, lasciando il carcere di Lecce, la difesa di De Benedictis, confermò solo che le domande dei pm avevano riguardato entrambe le vicende, tangenti e armi, e che l’ex gip era «molto provato ma lucido». Insomma, si era difeso, ma potrebbe anche avere attaccato. Sarebbe pronto a farlo ancora con tanto di memoriale che avrebbe scritto in cella sino ad oggi.

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