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Vela, il barese Semeraro: «Luna Rossa ha compiuto un'impresa»

 
Fabrizio Nitti

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Fabrizio Nitti

Vela, il barese Semeraro: «Luna Rossa ha compiuto un'impresa»

Martedì 16 Marzo 2021, 13:58

Due partecipazioni alle Olimpiadi (Los Angeles e Seoul), il bronzo nei Giochi del Mediterraneo di Casablanca dell’83, una serie di titoli italiani in bacheca. Nel 1986 randista su «Italia» durante la Coppa America di Perth (Australia) e nello stesso anno viene eletto velista dell’anno. Il barese Paolo Semeraro e la vela, e il mare, sono un tutt’uno. Da sempre. Ancora oggi che ha legato la sua attività al mare stesso. Chiacchiere in libertà sulla America’s Cup.


Luna Rossa in ballo tanto a lungo per l'America's Cup è stato un piccolo miracolo?
«È un evento storicamente unico. Ma non parlerei di miracolo, alla c’è tanto lavoro e preparazione. È un grande risultato aver vinto tanti round in finale. Mai nessuna imbarcazione italiana ci era riuscita in precedenza. E soprattutto è eccezionale il fatto di aver fatto fuori gli americani del circolo di New York Yacht Club (ha inventato la Coppa America, ndr) e la barca britannica nella finale della “Prada”. Tutti con budget stellari e tecnologia più importante».

Davide contro Golia?
«Non esattamente: l’Italia è una nazione più ricca e industrializzata della NZ. Ma lì la vela è come il calcio da noi. Quindi direi che Davide (Italia) ha battuto Golia nella Prada Cup sconfiggendo America e Gran Bretagna».

Nel calcio pesa spesso il fattore campo, anche se in tempi di Covid i dati dicono altro. Nell'America’s Cup conta o no il fattore campo?
«Tantissimo. Essere al corrente dei salti di vento, dell'intensità del vento significa sapere in anticipo dove andare. Sembrerà semplice, ma dopo la partenza la prima domanda è: vado a destra o a sinistra? E imposto la tattica su questo. I padroni di casa sono sempre avvantaggiati. E poi, una cosa è tornare a casa la sera dopo la gara, un'altra in albergo per mesi. Luna Rossa ha spostato un team di 100 persone, ma non è la stessa cosa».

Quanto conta la barca, quanto l’equipaggio, quanto il vento?
«Il vento tantissimo, poi sono sempre gli uomini che scelgono cosa fare. Il vento è prevedibile, l’esperienza, l'intuito e l'ausilio dell’elettronica aiutano. Però tutto accade in pochi secondi. Il mezzo conta tantissimo, ma anche il mezzo è sviluppato dai velisti in collaborazione con gli ingegneri. E in questo caso la barca di NZ è una generazione avanti alla nostra»

Chi i top player?
«Generalmente lo skipper, il timoniere e il tattico. Spesso questi ruoli possono coincidere, sulla barca neozelandese timoniere e skipper ad esempio coincidono. Su Luna Rossa è piu complicato: abbiamo due timonieri, uno per lato: Spithill specializzato sulle partenze a destra, il napoletano Bruni sul versante opposto. Poi c'è lo skipper a terra, Max Sirena, una sorta di team manager che gestisce tante cose, decidendo anche la “formazione”».

La sfortuna. Esiste in mare?
«Certo, ma se alcune cose si ripetono allora parliamo di merito e demerito. Incappare in un buco di vento, come successo a Luna Rossa, è sfortuna. E certi dettagli fanno perdere le sfide».

Luna Rossa-New Zealand, tradotta in lingua calcistica che partita può inquadrare?
«Italia-Brasile: azzurri con grande merito ai supplementari».

Avremo mai un equipaggio tutto italiano?
«C'è, in genere, la tendenza a rinforzare l'equipaggio. Che, ricordiamolo, è espressione di un circolo, di un club. Fra gli italiani, un velista con le caratteristiche del nostro timoniere Spithill non esiste. Un equipaggio tutto italiano sarebbe bello, ma sarà possibile solo se la vela crescerà».

Un pugliese nel team, anche se a terra.
«Fabrizio Lisco è un ragazzo cresciuto con noi, ma anche con me. Ricordo 10-15 anni fa, era con me in regata. Ma lui era deciso a scegliere la strada che poi lo ha portato su Luna Rossa, una specializzazione particolare, importante e delicata. A livello mondiale è uno dei più bravi. Lui lavora di notte quando gli altri rientrano. E deve fare in modo che sulla barca tutto fili liscio».

Italiani popolo di santi, poeti e navigatori. Santi e poeti va bene, navigatori soloqua ndo c’è l’America ‘s Cup?
«No, in realtà no. L'altra mattina a Bari il mare era pieno di gente che praticava sport acquatici non agonistici. L’amore x il mare c’è...ma non si nota! Nella vela per avere la ribalata devi vincere l'America's Cup, neanche un mondiale di classi olimpiche basterebbe».

Cosa serve alla per non cadere in un nuovo letargo?
«Di più attenzione da parte dei media. Di fondi per l'attività giovanile. Fermiamoci alla nostra città: si parlava di porto turistico 40 anni fa, quando ho cominciato. Se ne parla ancora oggi... Bisogna fare un salto di qualità pensando al mare. Proviamo a immaginare cosa il turismo nautico da diporto potrebbe portare alla Puglia, che vive sul mare... Non bisogna ricordarsi del mare e della vela solo in determinate circostanze».

foto Gilles Martin-Raget / AFP

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