Un’iniziativa politica per depotenziare il ruolo di Massimo Cassano come direttore generale dell’Arpal, l’Agenzia regionale per il lavoro. Che, al pari di alcune altre agenzie, potrebbe essere dotata di consiglio di amministrazione in modo che il dg ne diventi solo organo tecnico-esecutivo. Ma per farlo servirà una legge. Ed è materia delicata, perché Cassano è anche il leader di una delle liste della coalizione che sostiene Emiliano.
Nell’entourage del presidente, infatti, predicano cautela per evitare che la questione abbia riflessi sulla maggioranza. L’idea - questa è la linea che trapela dagli uffici della giunta - sarebbe figlia del malcontento che da un po’ di tempo serpeggia in Consiglio, nel centrosinistra ma non soltanto. Malcontento che si sarebbe acuito dopo le notizie sul coinvolgimento di Cassano in una indagine per bancarotta fraudolenta e nel fallimento di un’azienda di famiglia: ferma restando la presunzione di innocenza, mettere alla guida delle politiche del lavoro un manager che nella propria attività non ha pagato i dipendenti potrebbe non essere il massimo della vita.
Il direttore generale dell’Arpal è stato scelto direttamente da Emiliano, che ha già modificato una volta la legge istitutiva dell’agenzia per prevedere la figura del commissario poi trasformato - tramite un avviso pubblico - in «dg». Un iter finito nel mirino del centrodestra, che con Francesco Ventola (Fd’I) ha ricostruito gli atti e presentato una mozione in cui chiede la revoca in autotuela della nomina rilevando la partecipazione a quella selezione di manager con un curriculum più focalizzato sul ruolo rispetto a quello di Cassano.
La proposta di legge per modificare l’assetto dell’Arpal dovrebbe dunque essere depositata come iniziativa di qualche consigliere di centrosinistra, anche se - spiegano fonti del gruppo Pd - la paternità dell’iniziativa andrà interamente ascritta alla giunta, che condivide le preoccupazioni di ordine pratico sul profilo di Cassano. Emiliano non ha ovviamente la forza (politica) per chiedere le dimissioni dell’ex sottosegretario al Lavoro, cui fa capo almeno un assessore (i rapporti con Sebastiano Leo, l’altro esponente di giunta eletto nei Popolari, non sono infatti idilliaci) e un gruppo presente in Consiglio regionale. Ed ecco che la strada scelta è quella del «depotenziamento», da motivare però con una strategia di «riordino» delle agenzie che consenta di sgravare la giunta dalla verifica degli atti di gestione per affidarli a un consiglio di amministrazione: un po’ come già avviene, ad esempio, per InnovaPuglia e per Puglia Sviluppo, mentre proprio ieri (si veda box in basso) Emiliano ha nominato un commissario per PugliaPromozione finora retta soltanto da un direttore generale. Il risultato pratico è che il dg non è più il numero uno dell’agenzia, ma - ferme restando alcune deleghe - deve rispondere a un organo collegiale.
Dal centrodestra fanno però sapere che non ci sarà alcun supporto trasversale alla proposta di legge su Arpal. «Noi siamo per sopprimere le agenzie e loro fanno il consiglio di amministrazione - dice Ventola -. Aspettiamo di leggere i ltesto e vedremo. Ma sul punto la nostra linea è chiara. Le agenzie non possono essere il braccio operativo degli assessorati, facendo proliferare poltrone e costi per attività che possono essere benissimo svolte dagli uffici».