BARI - Per molti anni Massimo Cassano è stato un esponente del centrodestra, abbandonato dopo l’esperienza nei governi Renzi e Gentiloni per passare alla corte di Michele Emiliano. Forse anche per questo gli affondi politici nei suoi confronti arrivano da Lega e Fratelli d’Italia.
Il leader leghista, Matteo Salvini, commentando ieri sera la notizia dell’indagine a carico del direttore generale dell’Arpal ha chiesto «chiarezza e trasparenza, i pugliesi non meritano questo». Ma la polemica più pesante arriva da Fratelli d’Italia, che da mesi contesta le scelte dell’Agenzia per il lavoro. «Noi - è detto in una nota del gruppo in Regione - non useremo mai un’indagine penale per chiedere le dimissioni del direttore generale Arpal. Per la verità, questo è ciò che il presidente Emiliano ha fatto nella passata legislatura più volte, chiedendo e ottenendo le dimissioni dei suoi assessori se indagati. E francamente, ci sembra assordante il silenzio dei cinque consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle: per molto meno hanno gridato allo scandalo, oggi stanno zitti. Forse è il prezzo che si paga quando si fanno accordi di poltrone: tuttavia ci appare strano che mentre ieri, a Roma, i grillini di governo prendevano sdegnati le distanze dall’indagato Lorenzo Cesa, oggi a Bari non seguano la stessa linea con l’indagato Cassano». I consiglieri guidati da Ignazio Zullo insistono sul tema dell’opportunità politica: «Da tempo - scrivono - denunciamo il mercimonio politico che sta alla base di ogni attività posta in essere da Cassano con la “benedizione” del presidente Michele Emiliano. Senza mezzi termini abbiamo più volte evidenziato che la sua nomina è di natura politica e non tecnica, e ricompensa l’apporto elettorale di Cassano a Emiliano con la lista Popolari con Emiliano»