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Regionali Puglia, Boccia racconta la grande remuntada

 
Ninni Perchiazzi

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Ninni Perchiazzi

E Boccia racconta la grande remuntada

«Un’estenuante battaglia favorita dai limiti della destra». l’elogio di Zingaretti

Martedì 22 Settembre 2020, 14:44

Bari - «Sapevamo di essere in svantaggio. Uno, due punti percentuali? Non lo so. Certo due mesi fa anche sette, otto punti percentuali in favore del centrodestra. Abbiamo fatto un gran lavoro e oggi (ieri, ndr), siamo qui a festeggiare». Il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, non prova a raccontare un’altra verità, a pochi secondi dalla consacrazione ufficiosa dell’Emiliano bis. La riconferma del governatore, Michele Emiliano si è rivelata in un’estenuante battaglia di piazza in piazza.

Vi siete chiesti il motivo di tale ritardo?
«Il centrosinistra era solo il Pd, con l’appoggio delle liste civiche che andavano costruite e organizzate, anche se molte sono arrivate naturalmente, mentre il centrodestra poteva contare sui tre blocchi soliti, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Sulla carta partivano da una proposta politica solida, ma l’attuale schieramento non è il centrodestra di venti anni fa. Con due ulteriori limiti»

Quali?
«Primo. La riproposizione di Fitto, che ha fatto una campagna elettorale corretta (Emiliano ha fatto bene a riconoscerlo) ma avendo già governato la Puglia era giudicabile, al pari del centrosinistra con Vendola ed Emiliano. Pertanto si potevano comparare gli ultimi 15 anni coi precedenti 10. Secondo: il centrodestra ha il marchio di Salvini e Meloni, che non c’entrano niente con la storia della Puglia. Infatti sono anti-europeisti, sovranisti, chiusi al dialogo, quando questa è una terra aperta che ha fatto dei diritti un punto fermo delle proprie battaglie prima con Nichi, poi con Michele e con tutti noi. La Puglia ha fatto di scuola pubblica, sanità pubblica, transizione energetica, decarbonizzazione, tutti temi su cui la destra è silente. Erano di fronte due modelli diversi di Puglia e alla fine è stata premiata la continuità».

Siete passati dal timore di perdere - Emiliano dixit - alla festa.
«Devo dire che è stata la vittoria di una comunità intera. Ha vinto l’idea di una parte della Puglia che votando Fitto o Laricchia o gli altri, avrebbe votato contro gli ultimi quindici anni di governo regionale».

Tre lustri, che non sono stati tutti rose e fiori.
«Certo. Sono stati premiati gli ultimi quindici anni che anno avuto anche una serie di limiti, come ha riconosciuto lo stesso Emiliano e noi sui palchi».

Ad esempio?
«Penso che sull’agricoltura su debba migliorare, essere ancora più netti su alcuni temi, però alla fine la gente sa che noi siamo quelli che hanno un numero civico e sa che siamo sempre qui», aggiunge il ministro, indicando la sua vecchia abitazione, in via dell’Intendenza (nel cuore della città vecchia), proprio nei pressi del quartiere generale elettorale di Emiliano. «Quando arrivai qui quindici anni (chiamato dall’ex Pm a fare l’assessore, ndr) era un po’ diverso. A Bari vecchia si entrava scortati dalla polizia, il Petruzzelli era un rudere, la Fibronit avvelenava la gente e Maria Maugeri ci ha insegnato a fare le battaglie su un’idea di sviluppo in nome dell’ambiente. Maria non c’è più, ma noi abbiamo continuato su quella scia fino alla battaglia sulla decarbonizzazione dell’Ilva. Bari è stata la rivoluzione iniziale poi estesa alla Puglia. Alla fine la gente ha premiato un’idea di comunità».

Il referendum ha avuto un esito quasi bulgaro.
«Il segretario del PD, Nicola Zingaretti, ha fatto un lavoro straordinario. Ha tenuto la barra dritta sul SI al referendum e ha avuto ragione. Ha tenuto la barra dritta di un partito che ha un ruolo chiave nel paese e in Europa».

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