BARI - Un’assunzione ottenuta in cambio di un appalto correttamente aggiudicato costituisce una corruzione impropria. Se le assunzioni (o anche qualcos’altro, magari denaro) arrivano in cambio di un appalto truccato, l’accusa diventa corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio. Nell’inchiesta che ha coinvolto l’assessore regionale all’Urbanistica, Alfonso Pisicchio, e suo fratello Enzo, la Procura di Bari contesta entrambe le ipotesi di reato: dunque almeno uno dei due appalti, quello del Comune di Bari per l’esternalizzazione delle attività di supporto all’ufficio Tributi, o quello per i Cup degli Irccs di Bari e Castellana, potrebbe essere stato truccato.
La risposta ai sospetti del pm Claudio Pinto arriverà con l’esame della documentazione sequestrata dalla Finanza nelle 16 perquisizioni effettuate martedì. Ma dall’incrocio tra i contenuti delle intercettazioni e dei documenti emerge già l’esistenza di una parentopoli. Non ci sarebbe solo la moglie del dirigente comunale Francesco Catanese, assunta dalla Plus Innovation dell’imprenditore barlettano Giovanni Riefoli cui sarebbe riconducibile anche una delle società che si sono aggiudicate l’appalto del Comune di Bari. Ma nel meccanismo potrebbero essere entrati anche parenti degli stessi Pisicchio e di altri esponenti politici, anche molto in vista. Riefoli, secondo la Finanza, avrebbe concesso a Enzo Pisicchio la possibilità di partecipare alla selezione del personale da impegnare sia nell’ufficio Tributi del Comune di Bari sia nei centri prenotazioni dei due Irccs, sulla base «di elenchi condivisi con il fratello Pisicchio Alfonsino». Per questo i due fratelli, insieme a Catanese e Riefoli, rispondono di corruzione propria e impropria, e per questo assume particolare interesse l’esame del materiale sequestrato sia a casa di Enzo sia nelle sedi politiche di Alfonso:ci sarebbero anche elenchi di nomi e gli immancabili curriculum.
I dieci indagati che hanno ricevuto le perquisizioni (ma sono al vaglio le posizioni di altri imprenditori) valuteranno ora se fare ricorso al Riesame, anche per avere accesso alle carte in mano all’accusa.
Le assunzioni (o le promesse di assunzioni) sono ritenute l’«utilità» ricevuta da Alfonsino Pisicchio (che fin dal primo momento si è dichiarato «estraneo» ed ha offerto le dimissioni al governatore Emiliano), mentre è da capire quale sia l’utilità ricevuta o promessa a Enzo il cui ruolo è sotto approfondimento: di certo il minore dei Pisicchio, 57 anni, che dagli amici si fa chiamare Roberto, pur non avendo alcun ruolo (e facendo un altro mestiere) frequentava spesso gli uffici della Regione per conto di imprese cui ha fatto ottenere finanziamenti pubblici. È il caso della Nir dell’imprenditore veneto Diego De Fecondo, che - dice la Procura - grazie a Enzo Pisicchio e ad un’altra imprenditrice barese (Giacoma Punzo, pure lei indagata) avrebbe ottenuto soldi europei utilizzando una fideiussione falsa procurata da Cosimo Napoletano. Uno schema che, secondo l’accusa, Enzo Pisicchio potrebbe aver «ripetuto anche in favore di altre imprese». Ecco perché la Procura esamina con attenzione ciò che è stato ritrovato in casa sua.