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Puglia, esami con barriera per oltre 37mila studenti. Marco primo diplomato a Bari nella scuola di Decaro

 
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Puglia, esami con barriera per oltre 37mila studenti. Marco primo diplomato a Bari nella scuola di Decaro

Il giovane ha sostenuto l'esame nell'istituto Eucliede dove si è diplomato il primo cittadino

Mercoledì 17 Giugno 2020, 10:46

14:02

Al via anche in Puglia l’esame di maturità 2020, con le norme anti-Covid per i 37.446 studenti delle scuole medie superiori della regione, esaminati da 970 commissioni. Giacomo è il primo maturando dell’Istituto Euclide-Caracciolo (geometra e aeronautico), la stessa scuola dove si è diplomato il sindaco di Bari, Antonio Decaro.

Tornato in classe dopo più di 100 giorni, all’ingresso è stato sottoposto, come chiunque entri, alla misurazione della temperatura dai volontari della Croce rossa; ha poi dovuto igienizzarsi le mani e compilare una auto-dichiarazione sulla propria condizione di negatività al virus. Giacomo ha quindi seguito un percorso obbligato, segnato da frecce e strisce colorate sul pavimento, fino a raggiungere l’aula dove per un’ora, nell’unica prova che quest’anno si tiene in presenza, sosterrà il colloquio d’esame.

I sei commissari interni e la presidente, si sono seduti ai banchi degli studenti, distanziati tra loro e tutti indossando mascherina o visiera, mentre il maturando si è seduto in cattedra, dietro una barriera in plexiglass. Anche al vicino Liceo Scientifico 'Salveminì all’ingresso c'è termoscanner, igienizzatore, guanti e mascherine a disposizione di chi ne fosse sprovvisto. Il primo a terminare l'esame di maturità è Vichhay, italiano con genitori orientali, accompagnato dal fratello, che già pensa al suo futuro dopo aver superato il test alla facoltà di ingegneria ambientale.

Nel colloquio gli è stato sottoposto un testo di Pirandello, poi il simbolico quadro Guernica di Picasso e, per il punto finale su cittadinanza e Costituzione, il maturando Vichhay ha scelto l'articolo 32, quello sul diritto alla salute. «Il coronavirus - ha detto - ha dimostrato che non siamo tutti uguali, che mentre in Italia le cure sono garantite a chiunque, le persone svantaggiate nei Paesi poveri non hanno avuto accesso alle stesse cure».

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