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Covid-19, la mortalità in Puglia è quattro volte quella del Mezzogiorno

 
Marisa ingrosso

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Marisa ingrosso

Covid-19, la mortalità in Puglia è quattro volte quella del Mezzogiorno

Rapporto Istat-Iss: a marzo +8,7% dei decessi. Meno di un terzo è stato vittima del Sars-Cov-2. Resta da chiarire il destino toccato agli altri

Mercoledì 06 Maggio 2020, 13:38

Nel dossier di Istituto nazionale di statistica (Istat) e Istituto superiore di Sanità (Iss) c’è un dato scioccante relativo alla Puglia: a marzo, l’aumento percentuale dei decessi è stato il quadruplo di quello registrato nello stesso periodo nel Sud Italia. Per essere precisi, in fatto di mortalità è come se la Puglia, nel periodo considerato, fosse stata strappata dal Sud e conficcata nel Centro Italia.

Il rapporto, intitolato «Impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente - Primo trimestre 2020», infatti, spiega che, a livello regionale, in Puglia fino a febbraio tutto filava liscio; i decessi erano diminuiti del 4,8% nel biennio gennaio-febbraio 2020, rispetto alla media nello stesso periodo del quinquennio 2015-2019. Poi, a marzo, l’impennata: +8,7%. Un dato molto vicino a quello del Centro Italia (+9,1%) e quattro volte maggiore rispetto al +2% del Sud.

Inquietante è che, ad oggi, la causa appare «opaca». «Cosa» ha ucciso decine e decine di pugliesi in più rispetto all’atteso? Stando al rapporto Istat-Iss, soltanto meno di un terzo di questi pugliesi deceduti è stato vittima del Sars-Cov-2. Per la precisione, 118 esseri umani. Resta da chiarire il destino toccato in sorte ad altre 204 persone. A domanda diretta in merito, l’Istat ha detto a La Gazzetta del Mezzogiorno che sono validi al riguardo i rilievi pubblicati a pagina 3 del dossier, lì dove si spiega che mancano risposte per migliaia di persone finite all’obitorio (11.600 in tutta Italia). Per loro - sostengono Istat e Iss - «possiamo, con i dati oggi a disposizione, soltanto ipotizzare tre possibili cause: una ulteriore mortalità associata a Covid-19 (decessi in cui non è stato eseguito il tampone), una mortalità indiretta correlata a Covid-19 (decessi da disfunzioni di organi quali cuore o reni, probabili conseguenze della malattia scatenata dal virus in persone non testate, come accade per analogia con l’aumento della mortalità da cause cardiorespiratorie in corso di influenza) e, infine, una quota di mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero e dal timore di recarsi in ospedale nelle aree maggiormente affette». Cioè, in sintesi: deceduti che non hanno avuto il tampone nemmeno post-mortem, persone uccise da complicanze scatenate dal virus e cui non è stato fatto il tampone o, infine, esseri umani affetti da altre patologie e non curati. E quest’ultima ipotesi, se può avere un senso per la funestata Lombardia, s’attaglia con più difficoltà alla realtà di Puglia.

In Basilicata? Prima che la pandemia deflagrasse c’era una diminuzione dei decessi dell’1,6% e dopo, a marzo, la diminuzione è aumentata ancora: -7,2%. Anche la Campania, a marzo, registrava una diminuzione della mortalità (-1,9%), così come la Calabria (-1%) e la Sicilia (-2,7%). In pratica, dalla rilevazione emerge che la Puglia ha dati peculiari, essendo circondata da regioni con mortalità in discesa, eccezion fatta per il Molise che, però, ha valori che sono meno della metà di quelli pugliesi (+4,2%).

Le incognite di bari e batIl rapporto Istat-Iss divide le province italiane in tre classi di diffusione dell’epidemia. La «diffusione» è «l’incidenza cumulata rapportata alla popolazione di tutti i casi (vivi e deceduti) positivi al Covid-19». «Per valutare la diffusione all’interno delle Province ed eliminare l’eterogeneità dovuta alle diverse strutture per età delle popolazioni provinciali - spiega l’Istat alla “Gazzetta” - sono stati calcolati i tassi standardizzati di incidenza cumulata al 31 marzo dei casi confermati positivi all’infezione, lo standard utilizzato è stata la Popolazione Italiana al Censimento 2011. La distribuzione di questi tassi è stata divisa in tre classi: la prima classe definita a diffusione “bassa” comprende le province con valori del tasso <40 casi per 100.000 residenti, la seconda classe definita a diffusione “media” comprende le province con valori del tasso tra i 40-100 casi ogni 100.000 residenti, la terza definita a diffusione “alta” comprende le province con valori superiori ai 100 casi ogni 100.000 residenti». Dove, infine, per caso positivo Covid-19 si intende solo il «risultato positivo con test di conferma effettuato dal/i laboratorio/i di riferimento Regionale/i effettuato su tampone naso-faringeo».

L’unica provincia apulo-lucana che non è nella «bassa» diffusione è Foggia che è nella «media». Qui, elaborando i dati relativi all’88,6% della popolazione, l’incremento della mortalità a marzo 2020 (confrontato con la media per lo stesso periodo 2015/19) è del +20,6% ma solo il 5,6% dei decessi è attribuibile a Sars-Cov-2. Viceversa, la Bat è a «bassa» diffusione anche se la variazione marzo 2020/media 2015/19 è +24.9%, con i Covid positivi che sono solo l’1% e con una popolazione censita che non arriva al 60%. «Anomali» anche i dati del Barese: mancano all’appello il 20% dei comuni, c’è stato un picco del +13,1% e solo il 2,9% dei decessi è certamente Covid.

Interpellata al riguardo, l’Istat ha replicato che «acquisisce i dati di popolazione e quelli di mortalità nello specifico dalle rilevazioni effettuate presso le anagrafi comunali (o direttamente dalle notifiche che i comuni subentrati in ANPR-Anagrafe nazionale della popolazione residente inviano al sistema). I dati non disponibili per il report si riferiscono a comuni che non li hanno trasmessi o lo hanno trasmessi solo parzialmente. Nel tempo i dati dovrebbero consolidarsi. Il ministero dell’Interno responsabile della corretta tenuta delle anagrafi comunali e titolare dell’ANPR e Istat son impegnati nelle operazioni di sensibilizzazione e sollecito dei comuni ritardatari o non rispondenti affinché inviino tutti i dati necessari per il monitoraggio tempestivo della mortalità». Tradotto: in Puglia c’è chi non collabora.
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