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«Emiliano tace sui tamponi», sindacati polizia contro Regione. La replica: «Test di massa inutile»

 
Redazione online

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Finanzieri, carabinieri, poliziotti e pompieri: avevamo chiesto di sottoporre a test il nostro personale

Lunedì 20 Aprile 2020, 15:44

20:46

«Chiedevamo alla Regione Puglia di adoperarsi al fine di sottoporre al test dei tamponi Covid-19 tutto il nostro personale che presta servizio nella regione» ma "prendiamo atto del silenzio imbarazzante e assordante del presidente Emiliano che, ad oggi, dopo ben dieci giorni, non ci ha ancora onorato di alcuna risposta, a differenza di altre regioni che hanno deliberato l’applicazione di tali test agli operatori della sicurezza impegnati in prima linea». Lo affermano in una nota congiunta i segretari regionali delle organizzazioni sindacali Sim Guardia di Finanza, Alessandro Scarciglia; Sim Carabinieri, Antonio Taurino; e Sap-Polizia di Stato, Francesco Pulli.

«Avevamo chiesto - aggiungono - di valutare l’attivazione di idonei protocolli per la salvaguardia della salute del personale che rappresentiamo, cioè quello delle forze dell’ordine e del soccorso pubblico, operante in prima linea e maggiormente esposto al contagio. Possiamo contare solo su limitati dispositivi di protezione finora approvvigionati, il che ci priva della necessaria sicurezza personale esponendoci, in caso di contagio a mettere in quarantena intere articolazioni».

Una situazione, concludono i delegati sindacali, che rischia di arrecare «grave pregiudizio alle funzioni essenziali da noi svolte, senza contare che a queste condizioni costituiamo veicolo di contagio e diffusione del virus anche presso le nostre famiglie».

Di senso opposto, invece, la decisione assunta dal Governatore della Regione Basilicata, Bardi, che ha disposto l'esecuzione di test a favore delle forze dell'ordine.

LA REPLICA DELLA REGIONE: NON SERVONO - La richiesta di avviare programmi di screening di massa per la ricerca del virus Sars-CoV-2 con tecniche di biologia molecolare (il cosiddetto tampone), seppur comprensibile in un momento di pressione come quello che stiamo vivendo, non è comunque sostanziata da alcuna evidenza di efficacia. La ricerca a tappeto del virus in una platea di soggetti asintomatici, infatti, non è utile né come mezzo di prevenzione della diffusione del virus in ambito ospedaliero, né come tutela della salute dell’operatore». Lo afferma il professor Pier Luigi Lopalco, responsabile del coordinamento epidemiologico della Regione Puglia, con riferimento alle richieste di aumentare il numero dei tamponi sul personale delle forze dell’ordine e sugli operatori sanitari, avanzate oggi dai sindacati di Polizia e del presidente dell’ordine Ordine dei Medici di Bari e di Fnomceo, Filippo Anelli.

«Il tampone - evidenzia Lopalco - rileva il virus, con un certo livello neanche ottimale di sensibilità e specificità, solo in coloro che in quello specifico istante sono portatori del virus. La finalità dell’esame è dunque quella di fare diagnosi di Covid-19 in caso di sospetto. Il sospetto può essere legato o alla presenza di sintomi suggestivi o di confermato contatto con un caso accertato di Covid-19 per escludere l'avvenuto contagio». «Con una tale strategia di ricerca - spiega - attualmente in Puglia si riesce ad ottenere un livello di positività al tampone intorno al 5%. Fra i soggetti positivi, ricercati con i criteri sovra esposti, un terzo circa dei sospetti è asintomatico».

«Andando a ricercare i positivi con un criterio comunque allargato ma pur sempre mirato - prosegue - si identifica appena un 1-2% di soggetti asintomatici al momento del tampone. È un buon risultato, considerando che tale soggetti, anche se pochi, costituiscono comunque una potenziale fonte di contagio. Ma si capisce bene come, se invece tale indagine fosse eseguita a tappeto su una platea random di soggetti asintomatici, il numero di portatori positivi che si riuscirebbe a scovare sarebbe irrisorio».

Lopalco sottolinea che «considerando i valori di specificità e sensibilità della metodica, la quota di falsi negativi e falsi positivi da gestire sarebbe superiore a quella dei veri positivi eventualmente identificati. Insomma, il tampone non è un buon test di screening e utilizzarlo a questo scopo andrebbe contro ogni logica scientifica». «Oltre al fatto che un aggravio del carico di lavoro dei laboratori - precisa - porterebbe inevitabilmente a colli di bottiglia e ritardi per analisi di altri soggetti che presentassero una reale necessità di avere un risultato in tempi brevi».

«Inoltre - aggiunge - poiché il risultato negativo al tampone avrebbe un significato solo transitorio, il rischio per un operatore di positivizzarsi nel giro di poche ore o pochi giorni resterebbe comunque. Il test negativo, quindi, potrebbe indurre a comportamenti più lassisti nei confronti delle misure di distanziamento e corretto utilizzo dei Dpi in ambiente di lavoro».
«Insomma - conclude - più tamponi si, ma con criteri dettati dalla scienza. Tamponi di massa o sistematici agli operatori sanitari non sono solo inutili, ma anche dannosi».

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