Domenica 07 Settembre 2025 | 18:11

«Tampone fatto a tutti? Non serve, anzi è dannoso», parla l'esperto

 
Massimiliano Scagliarini

Reporter:

Massimiliano Scagliarini

«Tampone fatto a tutti? Non serve, anzi è dannoso», parla l'esperto

La parola a Silvio Tafuri, professore associato di Igiene dell'Università di Bari

Domenica 29 Marzo 2020, 14:55

«In un momento storico in cui ci sono difficoltà a eseguire tanti tamponi bisogna avere un metodo per stabilire le priorità». Silvio Tafuri, professore associato di Igiene dell’Università di Bari, guida la Control Room covid del Policlinico di Bari, una struttura (in cui lavorano sei specializzandi e due assistenti sanitari) a supporto della Medicina del Lavoro che serve a limitare i contagi tra gli operatori sanitari. Anche il Policlinico, a breve, effettuerà test «rapidi» su tutto il personale («Cominceremo prima dalle unità operative più a rischio, poi li estenderemo a tutto il personale»). L’esperienza del professor Tafuri dimostra che la possibilità di ridurre i contagi ospedalieri esiste. E la panacea di tutto non è il tampone. «Non è vero che ne facciamo pochi - dice -, soprattutto sugli operatori sanitari. Ma un utilizzo indiscriminato dello strumento rischia di portare risultati fuorvianti».

Cosa significa?
«Se oggi ho avuto contatti con un malato, il mio tampone si positivizzerà almeno tra 4-5 giorni. Se invece lo eseguo domani, il tampone sarà negativo e potrebbe darmi un senso di falsa sicurezza».

Quindi, quando alcuni dicono “sono stato in contatto con un malato e non mi hanno fatto il tampone”...
«Intanto bisogna chiedersi: è veramente un caso? E che tipo di interazione c’è stata? Siamo stati insieme a pranzo mezz’ora o ci siamo salutati per strada? C’è bisogno che il virus entri nelle cellule target e raggiunga la carica virale, perché se è bassa, è più probabile che l’esame possa dare un falso negativo».

Veniamo agli ospedali. La vostra esperienza con la control room conferma che la gran parte dei casi finora registrati tra gli operatori sanitari del Policlinico sono di origine extra-ospedaliera. Cosa vuol dire?
«Vuol dire che dentro l’ospedale le persone stanno molto attente e seguono per bene le indicazioni sui dispositivi. Abbiamo invece riscontrato che a casa, per lungo tempo, si è stati più leggeri. La prima infezione ospedaliera è del 13 marzo: vuol dire che l’infezione risale al 2-3 marzo quando le scuole erano ancora aperte e non c’era percezione del rischio reale».

Funziona la vostra tecnica di contact-tracing?
«Non abbiamo inventato nulla. Abbiamo solo applicato le linee guida europee. Dal 16 marzo ricostruiamo tutte le catene dei contagi, classificando i contatti per livello di rischio. Chi ha contatti di livello più alto viene sospeso dal servizio fino a che il tampone negativo non ha escluso il contagio. Questo ci ha consentito anche di individuare persone pre-sintomatiche e di allontanarle per tempo, spezzando la catena. Dal 25 non ci sono più casi positivi».

In questo contesto, i test sierologici «rapidi» possono servire?
«Sì perché ci consentiranno di individuare gli asintomatici e capire come si è diffusa l’infezione. Questo vale in generale. Attualmente in Italia stiamo utilizzando una strategia di massa come le misure di distanziamento, in via prudenziale. Se noi conoscessimo quali sono i gruppi di persone in cui il virus si diffonde di più, potremmo utilizzare anche misure mirate. E questo per il sistema Paese avrebbe un impatto diverso».

La scienza non ha ancora stabilito, però, se chi è ammalato poi diventa immune. E la differenza è sostanziale.
«Non sappiamo se il virus determina sempre presenza nel sangue, con produzione di anticorpi, nel cui caso possiamo attenderci che il soggetto sia protetto. Ma sappiamo che in Cina hanno utilizzato le immunoglobine (il siero dei malati, ndr) per curare i casi gravi, e questo sembrerebbe una evidenza».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)